"Il Pd voterà sì, ma non possiamo compromettere la funzionalità del Parlamento per una battaglia di carattere propagandistico che è stata da noi accettata solo per andare al governo". Il dem Gianni Pittella, che insieme ad altri senatori fa parte del comitato che si oppone al referendum sul taglio dei parlamentari del prossimo 20 settembre, mentre salgono le fibrillazioni all’interno del suo partito, che se nell’accordo di governo chiedeva dei contrappesi per sostenere il "sì" dei 5 stelle (dopo aver votato contro tre volte in Aula), ora sembra trovarsi nel crocevia tra le due posizioni opposte.

Goffredo Bettini, fautore dell’alleanza giallorossa, sostiene che senza una riforma istituzionale ed elettorale, dimezzare il numero dei parlamentari possa essere addirittura pericoloso per il regime democratico. Non è esagerato?

Sono molto d’accordo con lui. Io insieme ad altri parlamentari del Partito democratico, come ad esempio Tommaso Nannicini, sostengo che fare una semplice riduzione parlamentare senza riformare il funzionamento del bicameralismo perfetto che c’è in Italia, è un’operazione non solo propagandistica, ma anche nella sostanza dannosa per il funzionamento delle istituzioni, che già oggi hanno difficoltà ad andare avanti. Fatichiamo a coprire tutte le postazioni nelle varie commissioni, figuriamoci se fossimo meno…

Cosa accadrebbe in un Senato e in una Camera ‘a mezzo servizio’?

Ci sarebbe un indebolimento reale del potere del Parlamento, con un secondo effetto, che essendo il numero più ristretto, il potere dei leader di partito sarebbe ancora maggiore. Inoltre le regioni piccole sarebbero penalizzate, penso alla Basilicata che si ridurrebbe più o meno a quattro deputati e senatori.

Cambia il rapporto tra eletto ed elettore.

Sì e sarebbe sproporzionato e andrebbe ad acuire la distanza, che già oggi è fortissima, tra chi rappresenta e chi è rappresentato.

Il Pd non sa che fare: come abbiamo premesso, Zingaretti vede nella legge elettorale un contrappeso all’indigesto ‘sì’, Bettini però ha una posizione più forte sull’importanza di essa, tanto da far pensare a un ‘no’, con il fronte del dissenso effettivamente in crescita. Mi aiuti a capire se non sarà alla fine il suo partito a perdere la partita generale, che dovrebbe portare al taglio, quindi al sì.

(breve risata) Io non so cosa ha in testa Bettini.

Scusi, se ha ragione Bettini sull’essenzialità di una legge elettorale ad hoc, vuol dire che se in futuro qualche altro governo cambierà la legge elettorale, allora la riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari diventerà pericolosa?

Il senso della contestazione di Bettini è chiaro. Lasciando da parte le tecnicalità che verranno dopo, il punto fondamentale è che non si può fare il taglio dei parlamentari senza fare un insieme di altre cose, che sono la riforma del funzionamento del bicameralismo e una legge elettorale collegata al taglio dei parlamentari. Io le stesse cose le dicevo mesi fa.

In che modo la legge elettorale può influire? Per ridisegnare i collegi elettorali visto che le proporzioni in fatto di rappresentanza cambiano?

Una cosa è eleggere trecento senatori, una cosa è eleggerne duecento. Ci sono i collegi e il meccanismo di elezione da ridefinire. Io peraltro, come ho detto, non avrei fatto il taglio senza aver inciso sul bicameralismo. Una tesi più ampia di quella di Bettini…

Come la Riforma che voleva Renzi?

Quella sì che era seria e coraggiosa perché teneva insieme varie cose e imponeva una trasformazione del bicameralismo perfetto in un bicameralismo differenziato, con una camera affidata alle autonomie locali. Da quella riforma, che era criticata da molti e invece era ambiziosa, si è passati a una semplice riduzione dei parlamentari.

Ma il fronte del ‘no’ sembra stia crescendo nel Pd.

Io penso di sì. Non sto facendo il conto degli esponenti, ma per il rapporto che ho con i dirigenti locali del partito, ci sono forti ragioni per il ‘no’, per le analisi che facevamo prima. Ci si aspettava dei contrappesi, ma ora restiamo con in mano solo la riduzione del numero dei parlamentari.

Una situazione delicata, perché il Pd ora se dicesse ‘no’ passerebbe per il grande sconfitto, visto che il taglio sta per avvenire. Il dossier forse poteva essere gestito meglio, non crede?

Io non faccio critiche a nessuno e penso che l’attuale leadership del partito saprà gestire la questione in maniera saggia e ragionata come ha fatto per altre.

Quindi nessun golpe ai danni di Zingaretti?

Non lo vedo minimamente, c’è solo una limpida dialettica. La posizione ufficiale del partito sarà per il sì, ma siccome siamo democratici, se le singole persone la pensano diversamente possono anche fare la campagna diversamente e questo non significa che il partito sia lacerato.

La riforma, detto in parole semplici, perché è sbagliata?

Primo, perché un numero così basso di parlamentari non riuscirà a far funzionare tutte le commissioni parlamentari. Due, perché aumenta la distanza tra eletti e cittadini. Tre, non ci sarebbero più i collegi uninominali per eleggere liberamente il proprio candidato a prescindere alla lista a cui era collegato e non ci sono le preferenze. Quattro, come già detto, le regioni più piccole perdono potere e infine, perché si riducono i rappresentanti degli italiani all’estero.