I numeri relativi al Covid sono, purtroppo, impressionanti. Eppure, un migliaio di dimostranti si sono riuniti sabato per protestare contro una presunta dittatura sanitaria, l’uso delle mascherine, i vaccini presenti e futuri e (probabilmente) essendo pure in disaccordo con tutte le misure prese dal governo italiano. Questa manifestazione fa il pari con quelle già tenutesi all’estero. Tra gli intervenuti abbiamo frange dell’ultradestra, no-vax, gilet di vario colore, oltre a qualche altra sigla sconosciuta. Di tante proteste che potevano organizzarsi in questo periodo questa sembra effettivamente la più paradossale e c’è da chiedersi se la stessa sarebbe avvenuta con un altro governo. Chi protesta lo fa ovviamente per varie ragioni. Il loro negazionismo, legittimato da posizioni ambigue di importanti leader politici, ha però un qualche comune denominatore: un complottismo patologico (che va dagli aspetti storici alle questioni sanitarie) che è legato al rifiuto della "ragione". Quello dei covid-negazionisti è essenzialmente un approccio antiscientifico difficile da contrastare con la logica e con i dati. Poco importa che qualche complottista in giro per il mondo si sia ammalato e pentito. Ognuno guarda al proprio orticello e chi cambia idea sarà semplicemente un venduto. Poco interessa anche il ricovero dell’imprenditore Flavio Briatore a causa di quel virus che per alcuni non esiste e per altri è semplicemente meno serio di come viene descritto (differente il caso di Berlusconi che effettivamente ha tarpato un po’ le ali ai suoi alleati estremisti) . Briatore viene colpito da una sorte di legge del contrappasso: proprio in questi ultimi mesi, e non si sa a che titolo (forse la residenza fiscale all’estero?) e in base a quale specializzazione, era diventato un ascoltato fustigatore del governo e delle misure relative al coronavirus. Da ultimo, insieme alla "virologa" Daniela Santanché, aveva parlato di mancate evidenze scientifiche, di limiti alla libertà e della necessità di aprire le discoteche sicure per evitare che i giovani s’infettino in altro modo. Il divertimento, in pratica, non si può fermare. Sappiamo tutti come è andata a finire la questione e il focolaio Billionaire. "Lo stesso Briatore che ha fatto a meno della mascherina per stare con i suoi amici, forse perché pensava di essere invincibile", scrive Eugenio Barone, un professore di biochimica presso La Sapienza e autore di un blog molto seguito durante il lockdown , "Ma di fronte a questo virus, ormai lo abbiamo imparato bene, nessuno è invincibile ... Sapete però quale è la cosa più triste? È che Bolsonaro, Johnson, Briatore e chi altro come loro si dovesse ammalare riceverà tutte le cure possibili e immaginabili perché grazie alla loro ricchezza potranno permettersi di essere curati nei posti migliori … Se si ammalano i nostri nonni o i nostri genitori, non so se potranno accedere alle stesse attenzioni sanitarie". La chiusura della movida ha protetto il sistema sanitario di molte regioni che non avrebbero potuto in alcuna maniera far fronte a situazioni di criticità. I problemi in realtà sono a monte. Finanche un coleottero avrebbe capito che in determinate situazioni gli assembramenti (e i contagi) sarebbero stati naturali e difficilmente controllabili. Mi pare ci sia anche molta confusione e ipocrisia. Alcuni di quelli che hanno fatto diventare la caccia all’untore il proprio sport principale fino a ieri non hanno mai usato una mascherina e neanche ne hanno preteso una. Ricordiamo finanche un filo di derisione verso chi le usava. Questa categoria, che definirei i covid-egoisti, hanno ben accettato i pochi controlli e le false cene nei locali che puntualmente si trasformavano in discoteca e non hanno mostrato preoccupazione quando, ben assembrati, si abbracciavano pur di poter fare un selfie figo da pubblicare sui social. Quello che né i covid-negazionisti né i covid-egoisti hanno ben compreso è che una maggiore "attenzione" serve perché abbiamo una responsabilità morale nei confronti di tutte le nostre persone anziane. Pensare che siano solo gli "altri", o gli immigrati, quelli da scacciare e additare è una abominevole fesseria oltre che un inglorioso atto di ulteriore deresponsabilizzazione. Credere che il virus non esiste è invece un semplice atto d’ignoranza. In nessuno dei due casi si tiene comunque in considerazione l’esistenza, la paura, gli sforzi e la reale voglia di non riprendere a vivere fermarsi (in sicurezza) di un’umanità che li circonda spesso in silenzio e rispettando le regole.

ANDREA MAMMONE