C’è un dato oggi che dovrebbe far riflettere a lungo i partiti. E’ una cifra che sconcerta l’opinione pubblica e fa capire in quali condizioni è oggi il nostro Paese. Con la pandemia, anzi per colpa esclusivamente del coronavirus, ottocentoquaranta mila persone hanno perso il lavoro. E tra questi la metà sono giovani o donne. Chissà se gli uomini e le donne che abitano a Montecitorio o a Palazzo Madama facciano da subito un esame di coscienza. E invece di litigare e di strillare come in un cortile si mettano al lavoro per evitare che la situazione precipiti e diventi irreversibile. Questo dato vuol significare una cosa. Che molte famiglie, per il Covid-19, si sono viste dimezzare lo stipendio se non addirittura rimanere a bocca asciutta per chissà quanti mesi. Vogliamo finalmente finirla di polemizzare, di criticare, di vedere nell’avversario un nemico da abbattere? Ci si metta attorno ad un tavolo e si risolvano al più presto problemi che se lasciati insoluti potrebbero gettare sul lastrico centinaia di migliaia di persone. Pensate: solo al Sud ci sono 140 tavoli aperti (trattative ancora in alto mare) e altri 170 mila lavoratori rischiano di rimanere a casa. Non vi pare sufficiente (ci rivolgiamo al Governo e ai suoi ministri) che questo sia un problema primario? Che debba far passare in secondo piano il braccio di ferro sul referendum, sulla lotta per Giancarlo Giorgetti conquistare una regione? E’ una speranza, ma solo una speranza perché la realtà è purtroppo un’altra. Nel dibattito politico i toni si fanno sempre più infuocati e coinvolgono pure gli operatori dell’informazione. Ieri sera su Rete4 è andato in onda un siparietto che doveva far vergognare i due contendenti, Alessandro Sallusti e l’anziano Mario Capanna (lo ricordate? L’eroe del 68). In verità è stato quest’ultimo ad usare certi epiteti che hanno fatto sussultare la conduttrice del programma. Basta, non se ne può più. Tutto ciò mentre il virus continua a lievitare: ieri i nuovi casi sono stati 1616 con dieci decessi. Non la si potrebbe finire e chiudere questo siparietto che non fa certo onore al Paese in cui viviamo da anni? Invece no: oggi la polemica diventa sempre più rovente senza esclusione di colpi. Il referendum, le elezioni regionali. Votiamo si o no al taglio dei Parlamentari? Pure Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega ed ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, si è gettato nella mischia ed ha annunciato pubblicamente che voterà per far rimanere Camera e Senato così come sono. Apriti cielo! Perché? Facile rispondere: fino a poche settimane fa la destra, da Salvini a Meloni, si diceva favorevole al taglio. Ora invece, un esponente di spicco del Carroccio vira improvvisamente e questo getta nel panico il centro sinistra. E soprattutto il segretario del partito, Nicola Zingaretti che vede sottrarsi il numero dei si. Infatti, l’uscita di Giorgetti potrebbe voler significare un cambio di rotta totale di tutta la coalizione guidata da Berlusconi, Meloni e Salvini? Chissà? Forse. Può darsi. Il fatto ha un enorme significato politico perché se il referendum non dovesse dar ragione ai Grillini (il taglio è un loro cavallo di battaglia).... E se poi anche le regionali dovessero andar storto per la sinistra.... Allora il Governo, bene o male, dovrebbe affrontare una crisi. Hai voglia a strillare che comunque vadano le elezioni del 20 settembre non cambierà nulla. Sul greto del fiume ci saranno i rappresentanti della destra ad attendere. Con quel che insegna un vecchio proverbio cinese. Troppo cinico da ricordare.

BRUNO TUCCI