Segno che la pandemia continua a correre con oltre 28milioni di contagiati in tutto il mondo e quasi un milione di morti. E intanto nell’emisfero australe, dove la primavera è alle porte, tra le vittime del coronavirus c’è anche la ‘normale’ influenza, quest’anno quasi scomparsa.

RECORD DI CONTAGI 13 SETTEMBRE

La data del 13 settembre è, per ora, quella del picco massimo di nuovi casi di Covid19 registrati in 24 ore in tutto il pianeta. I nuovi casi accertati sono stati 307.930, 1.073 in più rispetto ai 306.857 del 6 settembre, giorno del precedente record, che portano a 28.637.952 i casi totali. Un primato non felice basato sui dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che fotografano come la pandemia continui a diffondersi. Tanto per dare un’idea della velocità e delle dimensioni del contagio, poco meno di 308mila casi in un giorno significano 12.830 nuovi positivi ogni ora, 213 al minuto e 3,5 al secondo. E se è vero che sul Pianeta siamo oltre 7 miliardi, è anche vero che si tratta di casi accertati, cioè verificati, ed è fisiologico che ce ne siano molti altri (la quantità è tema di discussione tra gli scienziati) in giro per il mondo che non vengono riconosciuti o perché mancano i test diagnostici – pensiamo ai paesi più poveri – o perché semplicemente non tutti vengono testati.

FA IMPRESSIONE IL NUMERO DI MORTI

Record di contagi. Ma a far ancor più impressione, certamente dal punto di vista simbolico, è il numero delle vittime. Numero che si avvicina alla soglia del milione: al 13 settembre erano 917.417, 5.537 più del giorno e prima. Soglia che, a questo ritmo, sarà raggiunta in un paio di settimane.

RECORD DI CONTAGI: I PAESI PIÙ COLPITI

Gli Stati Uniti continuano ad essere il paese più colpito con 194.033 decessi legati dall’inizio della pandemia e 6.516.861 casi confermati, seguiti dal Brasile (131.625), dall’India (78.586) dove sono stati nuovamente superati – per il terzo giorno consecutivo – i 90mila nuovi casi, Messico (70.604) e Regno Unito (41.623). Mentre c’è chi impone nuovi lockdown, è il caso di Israele che registrata una crescita esponenziale dei contagi, e chi proroga le misure restrittive come la Nuova Zelanda che ha appena esteso sino al 21 settembre divieti e prescrizioni, proprio dall’emisfero australe arriva la notizia che quest’inverno l’influenza stagionale è quasi scomparsa. Soffocata, letteralmente, proprio dalle misure anti-Covid. Nella metà meridionale del Pianeta a fine settembre inizia la primavera e la stagione della classica influenza si è di fatto conclusa, ragion per cui si possono fare i primi bilanci.

CROLLO DEI MALATI PER INFLUENZA

In Australia, dove nell’agosto del 2019 si erano registrati 61mila casi di influenza confermati dai laboratori, nello stesso periodo del 2020 i casi sono stati appena 107. Risultati analoghi anche in altri Paesi come il Sud Africa, l’Argentina, il Cile, la Nuova Zelanda e molti altri ancora. Una forte riduzione – per non dire scomparsa – dovuta alla combinazione di diversi fattori che hanno in comune l’intento di limitare il diffondersi del ben più temuto virus SarsCov2. Fattori che vanno dai lockdown più o meno integrali al distanziamento sociale, dalle mascherine ai gel sanificanti sino alla grande diffusione che per la prima volta ha avuto il vaccino anti influenzale.

Alessandro Camilli