Rimpasto di governo, ci risiamo. Per la verità non se ne parlava più dal voto su referendum e regionali, ma è bastata un'intervista di Matteo Renzi per riportare l'argomento all'attenzione del dibattito nazionale. Il leader di Iv ha tirato in ballo il segretario Dem Nicola Zingaretti ed il suo vice Andrea Orlando. A suo modo di vedere, se i due suoi ex colleghi di partito entrassero in campo e dunque assumessero un incarico nell'esecutivo, la maggioranza non potrebbe che uscirne rafforzata. Ora, chi conosce bene le dinamiche di Palazzo, sostiene che la "chiamata" in causa dell'ex presidente del Consiglio serva solo a riattivare la discussione, finita in sordina prima del duplice appuntamento elettorale. Però i rumors dei giorni scorsi indicavano proprio Italia viva come candidata per un restyling della squadra di governo. Del resto, ricordando quanto accaduto prima dell'estate, il mancato voto di sfiducia al Guardasigilli, Alfonso Bonafede, o l'attenuamento dei toni sulla riapertura delle scuole (e nei confronti della ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina) non potevano non essere ripagate. "Conte non è in discussione", assicura ancora il fondatore di Iv. Tuttavia: "serve un confronto interno alla maggioranza" per "decidere che fare" aggiunge ancora l'ex rottamatore. Il suggerimento? Incontrarsi, mettersi ad un tavolo non importa dove, a patto però di uscirne "solo una volta che saranno state trovate le intese giuste su temi di fondamentale rilevanza". Fin qui l'appello renziano. Per ora caduto nel vuoto.