È in uso, nel gioco del calcio, la cosiddetta tattica del contropiede. La si effettua operando un rapido e improvviso rovesciamento di fronte mentre la squadra avversaria è proiettata in avanti. È una tattica che ha i suoi rischi, ma che consente, se ben attuata, di uscire da una situazione difficile e di sottrarsi alla pressione che sta subendo. È questa, analogamente, e in ben altro contesto che non sia quello di una partita di calcio, la tattica che Matteo Salvini ha deciso di adottare per fronteggiare attacchi dei suoi contestatori, attacchi che provengono, in particolare, dall'interno del suo partito e dalla coalizione alla quale appartiene. Il contropiede del leader della Lega si sviluppa su due fronti tra loro collegati. È nota la diffidenza, per usare un termine soft, con la quale Salvini ha sempre guardato all'Europa, al punto di esser giunto a prefigurare, dopo il superamento del coronavirus, l'uscita dell'Italia dall'Unione e dall'euro. Questa posizione, che è stata uno dei suoi cavalli di battaglia, la presa di distanza di uno degli esponenti di primo piano del partito, Giancarlo Giorgetti, che ha dissentito, anche nel referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, dalla linea di Salvini e che gode, nel partito, di un seguito abbastanza rilevante. Alla evidente ricerca di consensi, Salvini ha, dunque, deciso di operare un ribaltone per molti aspetti clamoroso, spiazzando i suoi avversari e proclamandosi un convinto europeista. Per dar forza a questa sua nuova posizione, il leader leghista ha fatto due mosse estremamente significative: il distacco da Marine Le Pen con la quale è stato sino ad ora saldamente alleato condividendo la comune scelta sovranista. Ora Salvini ha deciso di rompere con la sua alleata francese, uscendo dal gruppo sovranista nel quale la Lega era schierata nel Parlamento europeo e cercando di approdare, con i suoi ventinove deputati nel gruppo del partito popolare. La mossa salviniana era in qualche misura annunciata.Parlando con alcuni parlamentari del Carroccio si viene a sapere che il leader leghista la meditava già da qualche tempo proponendosi di raggiungere un triplice obiettivo: riannodare più strettamente il rapporto con Silvio Berlusconi che non da oggi lo esorta ad abbandonare la linea anti europeista; spingere sempre più nel recinto della destra radicale Giorgia Meloni che punta ormai chiaramente, specie dopo i recenti successi elettorali, a sostituirlo alla guida della coalizione di centrodestra; mostrare all'intero mondo politico, non solo italiano, un volto più moderato e accettabile. Un Salvini "tutto nuovo", insomma, quello che nelle settimane a venire si presenterà agli italiani, guardando con occhi diversi all'Europa, concentrandosi nella riconquista, soprattutto al Nord, di quei consensi che, nelle più recenti consultazioni, la Lega ha perduto. Questo mutamento di rotta ha già prodotto, a quel che si sa, un primo, importante risultato: riportare la pace nel rapporto con Giorgetti che negli ultimi tempi era andato sfilacciandosi. Ma c'è in particolare un obiettivo che l'ex ministro dell'interno si propone di conseguire: qualificarsi, anche agli occhi del capo dello Stato, come leader di un partito di centro e non più di estrema destra quale è stato considerato sino ad ora.

OTTORINO GURGO