I finanziamenti tramite Mes avrebbero messo a disposizione delle casse pubbliche 6 miliardi al mese per 6 mesi, per un totale di 36 miliardi da investire interamente nella sanità. In questi sei mesi, da marzo a settembre, non avremmo fatto bene a dirottare questa mole enorme di soldi sulla sanità per combattere il covid, invece di spendere pochi miliardi come è accaduto?

36 miliardi avrebbero significato assunzioni, bandi per la preparazione di nuovi medici, acquisto di apparecchiature per terapie intensive e sub intensive. Perché non abbiamo preso questi soldi? Per un veto ideologico del Movimento 5 stelle, al quale ha deciso di sottostare anche il presidente del Consiglio Conte. Una colpa grave, i cui effetti li stiamo vedendo in queste settimane, con le file di 7-8 ore ai drive in per fare i tamponi ma anche con la corsa degli ospedali ad aprire ora, in piena seconda ondata, nuovi spazi di cura all’affannosa ricerca di altri letti per i malati. Se davvero i soldi c’erano e ci sono senza bisogno del Mes, perché siamo arrivati a ottobre con la carenza che tutti vediamo di personale e strutture sanitarie? I soldi del Mes devono servire innanzitutto ad aumentare il numero dei posti letto negli Ospedali "tagliati" da Monti, che pretese un calo di 26.708 unità imponendo uno standard di 3,7 posti letto disponibili ogni 1000 abitanti, al di sotto della media dei paesi OCSE che è di 4,7 posti letto ogni 1000 abitanti. Dall’Annuario Statistico del Ministero della Salute del 2017 risulta che il SSN dispone di 191.000 posti letto mentre dal rapporto della Fondazione GIMBE si scopre che nel corso di un decennio sono spariti 70 mila posti letto. L’OMS ha calcolato che dal 1997 al 2015 è stato effettuato un taglio del 51% dei posti letto per le malattie gravi e per la terapia intensiva che quindi sono passati da 575 ogni 100 mila abitanti fino ad arrivare a 275 ogni 100 mila abitanti. Inoltre dal 2007 c’è stata una diminuzione significativa delle strutture ospedaliere: se nel 2007 il SSN poteva annoverare 1197 Ospedali, dopo dieci anni, stante quanto riferisce l’Annuario del 2017, l’Italia può fare affidamento solo su 1000 Ospedali. Questo perché diversi Governatori di Regioni, per risanare i bilanci delle ASL ,hanno dovuto effettuare dei tagli; il taglio più significativo e visibile è la chiusura dello storico Ospedale Forlanini (una decisione forte ma priva di senso) se si pensa che questa struttura ospitava 1400 posti letto che, nel corso degli anni 2000 sono scesi a 929: un numero che, ad ogni modo, in una situazione di emergenza come quella attuale sarebbe di grande sostegno per chi combatte contro il virus. Ecco i finanziamenti del Mes a cosa dovrebbero essere destinati, ad esempio alla manutenzione, al recupero e alla ristrutturazione di quest’Ospedale fondamentale per Roma. Ma oltre quest’Ospedale dovrebbero essere riaperti quelli chiusi o costruirne degli altri per aumentare il numero dei posti in rapporto alla popolazione arrivando alle percentuali degli altri Stati Europei. Senza dimenticare che non essendo terminata la diffusione del Covid-19 occorre non solo potenziare il numero dei posti in terapia intensiva ma investire anche sulla formazione di operatori sanitari che non lavorano normalmente nelle Unità di terapia intensiva. Quindi il Mes serve ad investire anche nella formazione di queste figure professionali. Naturalmente non occorre dilapidare i fondi concessi ed ecco che si ripresenta a Roma il problema Forlanini, del quale secondo le valutazioni dei tecnici servirebbe la ristrutturazione non degli oltre 350 mila metri quadrati totali ma solo una porzione di 1000 metri quadrati in cui realizzare 80 posti di terapia intensiva per i quali i tempi non sarebbero troppo lunghi. Addirittura si afferma che la durata lavori non andrebbe oltre i 10 giorni. Se si investe nella prevenzione sia in campo oncologico che per le malattie cardiovascolari, molto trascurate in questa pandemia e per questo hanno fatto lievitare i numeri di morti non Covid, si riducono sia ricoveri che terapie a lungo termine per l’aggravamento e cronicizzazione delle malattie menzionate. Lo stesso discorso vale per le malattie neurodegenerative, in primis il morbo di Alzheimer, che se diagnostico e non curato nella fase di MILD comporta successivamente non solo cure ma ricoveri frequenti se non addirittura "degenze a lungo termine". Occorre investire tantissimo nella prevenzione delle malattie menzionate anche con acquisto con macchinari di ultima generazione quali la Protonterapia non in dotazione in tutte la Regioni d’Italia e questo vale per le malattie oncologiche , mentre per le malattie neurodegenerative bisogna spendere, quindi investire nella ricerca. La riabilitazione, è stata molto penalizzata anche se in differente percentuale nelle varie regioni ma con una media pari a 0,40 posti letto per mille abitanti, troppo pochi considerando l’aumento delle persone anziane alle quali si devono aggiungere interventi riabilitativi anche in ambito a traumi accidentali. Per evitare ricoveri ospedalieri, per patologie non molto gravi, bisogna prediligere le terapie a domicilio ma per dare garanzie vanno istituiti sul territorio oltre gli studi medici anche ambulatori infermieristici; per la cura alla persona devono essere qualificate le figure delle badanti che devono conseguire un attestato che dimostri e che dia competenza e capacità di assistere persone non auto sufficienti alle quali bisogna somministrare anche farmaci e pertanto devono possedere una competenza di base. Ecco i miliardi del Mes a cosa servirebbero, un investimento senza precedenti su tutta la sanità. Che stiamo aspettando?

MICHELE ANZALDI