Nei giorni scorsi, come abbiamo scritto, Gente d'Italia ha cambiato sede, dall'elegante ed ampio appartamento di Pocitos al palazzetto di due piani fronte strada in pieno centro città, al 1268 di Soriano. Con sale di registrazione per cominciare a trasmettere ogni giorno un telegiornale e un salone per convegni e dibattiti,  coinvolgendo tutte le associazioni italiane presenti in Uruguay… Una dimostrazione in piú della presenza di Gente d'Italia sul territorio che rafforza la nostra convinzione di stare sempre piú vicini alla collettivitá in Uruguay, pensavamo.

Ma... ma sono successe molte cose che ci stanno facendo cambiare idea e che ci spingono a prendere una decisione drastica. Dal prossimo primo novembre, infatti, “Gente d’Italia” non sarà più in edicola. Non chiudiamo per la pandemia, né per la paura delle minacce e dei "consigli" che continuiamo a ricevere, e nemmeno per stanchezza. Anzi, mai come oggi, avremmo voluto continuare a raccontare agli italiani in Uruguay e nel mondo quanto accade in Italia; e a dare un riscontro in Italia di quanto accade in Uruguay alla comunità italiana. 

No, Gente d’Italia chiude per un’altra ragione. Molto grave. 

Come sanno i nostri lettori il loro giornale, come tutti i giornali, non solo in Italia, ma in Europa, può continuare ad esistere perché oltre alla pubblicità e alle vendite nelle edicole é previsto un sostegno pubblico garantito da una legge dello Stato italiano. 

Una recente riforma della legge ha modificato, in senso più stringente, i parametri di accesso e di calcolo dei contributi, e noi ci siamo rafforzati: dal 2018 abbiamo raddoppiato le pagine stampate, (da 8 a 16) ed abbiamo in essere un contratto con il  giornale piú importante del Paese, (El Pais) per la stampa, la distribuzione e la vendita nelle edicole. Un abbinamento che testimonia la valenza di una sinergia culturale tra due paesi, l’integrazione della comunità italiana con quella uruguaiana e anche sudamericana . 

Gente d’Italia con una redazione composta da  giornalisti professionisti e pubblicisti e da molti validissimi collaboratori ha cercato di fare un giornale con due anime. Raccontare quanto accade in Italia e dare spazio alla comunità uruguaiana. Sempre con la massima autonomia, libertà, trasparenza. Raccontando quanto succede e spesso segnalando o denunciano quanto ad avviso del giornale non dovrebbe succedere. 

Negli ultimi tempi però é diventato un giornale "scomodo"; chi ha lavorato per fare chiudere Gente d’Italia riteneva che il contributo pubblico fosse una leva per rendere il giornale addomesticabile. 

L'erogazione del contributo pubblico - contributo, non finanziamento sia ben chiaro -  una risorsa necessaria per pagare una parte delle spese della tipografia, dei dipendenti e degli oneri previdenziali connessi, dei grafici e dei fornitori, è sospeso dal mese di maggio in quanto dicono che sono state segnalate "incongruenze" (presunti debiti con il giornale La Repubblica, redazione di Miami "inesistente", quella di Montevideo “Punto di appoggio”….).

Questa sospensione ci è stata comunicata dal Dipartimento informazione ed editoria nel mese di giugno 2020 e noi prontamente abbiamo risposto, punto per punto, richiesta per richiesta, accludendo anche dichiarazioni giurate dell’amministratore del giornale uruguaiano Repubblica che conferma di non aver mai avuto nulla a pretendere…Dopo oltre tre mesi non abbiamo avuto alcun riscontro. 

A questo punto non possiamo fare altro che chiudere. Ma non può finire qui. E non finirà qui. Noi siamo certi della nostra correttezza e porteremo avanti le nostre ragioni fino in fondo, fino all’ultimo grado di giudizio. 

Ma non per avere, semplicemente, il contributo. Troppo semplice. Noi chiederemo, a tutela della libertà di stampa e della stessa comunità italiana in Uruguay, di andare fino in fondo per accertare responsabilità, omissioni, mistificazioni delle realtà, che hanno portato un giornale come questo a non andare avanti dopo ben 22 anni di esistenza. 

Lo faremo con la forza, con l’energia, con la caparbietà e con il furore che hanno sempre reso libero questo giornale. 

Questa questione non si fermerà certo a Montevideo, ma diventerà oggetto di discussione in Italia e presso le Corti di giustizia europee. Se abbiamo torto, pagheremo come abbiamo sempre fatto, assumendoci le nostre responsabilità. 

Ma se abbiamo ragione, come riteniamo, state certi che andremo fino in fondo perché la responsabilità individuale non venga insabbiata nei meandri della burocrazia del Ministero degli esteri per coprire la malafede di chi ha deciso la chiusura di un giornale. Pagherà chi è responsabile e non il popolo italiano. 

Intanto salutiamo i nostri lettori, la comunità italiana in Uruguay e tutti i soggetti che da 22 anni sono stati a fianco di Gente d’Italia nelle sue lunghe e spesso impopolari battaglie. Siamo stati premiati dal Presidente della Repubblica Ciampi per aver riportato alla luce la tragedia degli emigrati italiani morti a Monongah; e solo un paio di anni fa il Presidente Sergio Mattarella nella sua visita a Montevideo ha dedicato una cerimonia per premiare il vostro piccolo giornale. Per questa ragione noi non possiamo dirvi arrivederci. 

Questo è un addio, perché per andare fino in fondo non possiamo essere condizionati da nulla e da nessuno. 

La questione passa ora in altre sedi.

Montevideo, 26 ottobre 2020

Domenico Porpiglia

Editore-Direttore