La prima volta che intervistai Diego Armando Maradona fu nel 1991. Mi disse l'allora Direttore di TGSPORT. "Stefano, devi farmi un'intervista a Maradona, questo é il momento." Non fu facile, mi contattai con il suo manager Coppola, ne parlai con lui ma mi disse: "Non concedo io le interviste a Diego, è lui che decide e non vuol dare nessuna intervista a nessun mezzo stampa italiano. Si è offeso molto perchè a Napoli hanno fischiato l'inno argentino....mi dispiace".

Prima di comunicare la brutta notizia al Direttore, decisi di vedere con chi altro potevo parlare per un'intervista. In quell'epoca avevo centinaia di contatti in Argentina, dove viaggiavo molto spesso per lavoro. Attraverso qualche telefonata trovai la persona giusta! Era un giovane giornalista, abbastanza sconosciuto, di una famosa TV Cavo argentina scomparso giovane qualche anno fa (per rispetto non faccio il nome). Lo chiamai e gli chiesi se era possibile un'intervista con Diego giacchè lui era molto amico suo. "Mira tano – mi disse – non è facile perchè lui non vuole parlare con nessun mezzo stampa italiano,  faró del mio meglio, ma questo ti costerá un po' di soldi: già son riuscito a concedere interviste a TV tedesche e giapponesi, sai io devo riscuotere qualcosa, ma nel caso italiano, che è difficile, se riesco a convincerlo, sono 6.000 dollari!".

Subito chiamai il Direttore riferendo il fatto e mi disse: "Eh va bene, comunque dobbiamo farla! Vedi quando ti risponde questo ragazzo". Il giorno dopo mi chiamó "il ragazzo" e mi disse che Diego aveva accettato. Si trattava di uno speciale per il GR di 15 minuti e il giorno dopo viaggiai a Buenos Aires con il vecchio registratore NAGRA da 6 chili per andare, assieme al "contatto", alla casa di Maradona in Avda. Libertador.

Ricordo benissimo che fu lui stesso ad aprire la porta e mi diede la mano senza un minimo sorriso: la prima cosa che mi disse: "Mi avete fatto incazzare voi italiani, non si fischia l'inno nazionale di Maradona!". Poi mi fece passare al salotto e mi disse "Siediti li sul sofá, attento che c'é Dalma dormendo" e vidi la piccola che, allora, aveva 4 anni (oggi 33). Una volta comodi, accesi il registratore e gli feci la prima domanda in Italiano ma subito mi frenó. "Oggi non ho voglia di parlare Italiano, io ti rispondo in Spagnolo!". Fu il primo incontro con un personaggio storico arrabbiato per aver perso la finale di Italia 90 e sentirsi fischiare l'inno argentino da un San Paolo pieno zeppo!

Nel 1993 un'altra intervista per il GR, questa volta un po' più distesa anche se lo stesso contatto riscosse altri 3.000 dollari. Era un momento difficile perchè si stavano giocando le eliminatorie del mondiale degli USA e Diego era sempre in mezzo a qualche scandalo.

L'ultima fu nel 1994 per il TG1 , altri 3.000 dollari per il contatto e ce ne andammo con il mio Cameraman José Maria Ciganda, fino alla concentrazione di Ezeiza prima che iniziassero i mondiali nordamericani. Furono poche domande per aprire il Telegiornale della giornata.

Averlo conosciuto non ha cambiato le mie opinioni su Maradona. È stato, senza ombra di dubbio, uno dei più grandi giocatori di calcio della Storia (non mi piace dire chi è stato il Numero 1 perchè ne ho visti tanti grandi) aveva un talento incredibile, solo paragonabile a Pelé o Ronaldinho, ma, a differenza di Pelé, per l'appunto, che intervistai nel 1992, non ha investito il danaro che ha guadagnato, per diventare un "signore" come l'astro brasiliano, un vero e proprio "gentleman".

È stato vittima del suo intorno, del suo ego infinito e della droga, senza dubbio. Con la palla al piede, forse, è stato il più grande della storia (si parla anche che il San Paolo di Napoli possa cambiare il nome per Diego Armando Maradona), ma non è stato un esempio per la gioventú, ha avuto una vita tragica e violenta e si è fatto distruggere dalla cocaina. Dopo aver letto sul blog del nostro collaboratore Gianni Raso (napoletano) preferisco pensarla come lui.

È come un artista del secolo XIX, come un Van Gogh, un pazzo da legare che, comunque ha lasciato dei ricordi indimenticabili per coloro che lo hanno visto giocare. Un capitolo a parte per i partenopei che, senza condividere la "Iglesia Maradoniana" dell'Argentina, paragonavano Diego a San Gennaro. Ma forse Diego Armando Maradona è una specie di angelo custode del pallone, certamente non uno di quegli angeli con l'aureola, che ha fatto nascere passioni incontrollabili per milioni di tifosi, che è assolutamente paragonabile ad un artista che rimarrá per sempre nei libri di storia. Quanti artisti strani o pazzi ha avuto la storia? Tanti e Diego è stato uno di quelli, tant´é che per molti è Dio. Preferisco ricordarlo con quel sorriso da giovanotto eterno alzando la Coppa del Mondo dell'86.

STEFANO CASINI