di Mimmo Carratelli
Il morale s’affloscia, la pressione s’ammoscia. Renzo Arbore e il Napoli. Che stress, che stress. Il Napoli ha perduto il gioco e la fantasia. S’è ingrippato. Le assenze contano (Osimhen, Mertens), ma non spiegano il calo degli azzurri.
Un punto nelle ultime tre partite. Falliti i confronti al vertice sui campi di Inter e Lazio. Una prodezza di Insigne ha salvato il match col Torino, ultimo. La squadra sembra smarrita. Porta palla, non sa a chi darla. Avanza e indietreggia. Palla avanti, palla dietro. E tutto rimane come prima. Lo stagno a centrocampo.
Pure, i numeri non sono tutti negativi. Nonostante il calo, il Napoli è quinto a un punto appena dalla zona Champions, obiettivo dichiarato e possibile di questa stagione.
Alla quattordicesima giornata, con una partita in meno, il Napoli vanta 5 punti in più rispetto alla stagione scorsa (gestione Ancelotti). Pesano le quattro sconfitte da squadra più battuta fra le prime sette. Il Milan è imbattuto. Una sola sconfitta per Inter e Juventus. Tre per la Roma e l’Atalanta. Ma sono 8 le vittorie degli azzurri, due più di Juve e Atalanta.
Alla migliore difesa del campionato (12 gol) non corrisponde un attacco adeguato, quinto attacco tra le prime sette. Un solo gol nelle ultime tre partite. Il capo-cannoniere è Lozano con 6 reti. Venti gol nelle prime otto partite (ma pesa il 6-0 al Genoa), sette nelle ultime cinque. Il Napoli, accreditato di uno dei migliori potenziali offensivi, è venuto meno proprio in attacco. Ma il problema non sono gli attaccanti, compresi i rincalzi Politano e Petagna.
Si discute di modulo tattico. Non regge il 4-2-3-1? Sarebbe meglio il 4-3-3? In talune partite il Napoli si è esalata col 4-1-4-1, efficace contro le squadre più temibili.
CENTROCAMPO - Poiché il gioco nasce a centrocampo, è in questa zona che il Napoli non ha gli interpreti giusti. È il settore che dovrebbe muovere la squadra e lanciare gli attaccanti.
Fabian Ruiz è una delusione. Giocatore di classe appannata. Inchiodato al ruolo di mediano, gioca controvoglia. Disagio tattico o nostalgia della Spagna? In ogni caso, un giocatore della sua levatura dovrebbe offrire tutt’altro rendimento. Anche nel ruolo non congeniale, manca comunque di iniziativa, di brio. Mai uno spunto individuale, uno squillo. Al di là del ruolo, un calciatore della levatura tecnica di Fabian Ruiz dovrebbe trovare in partita la posizione giusta per esprimere le sue qualità. Si è appiattito in un tran-tran che non è degno di un giocatore di classe.
Il piccolo Diego Demme, criticato quando gioca, invocato quando non gioca da una critica ballerina, diventa un punto fermo. È un mediano di ruolo. Ha il senso della posizione, ha poco dinamismo. Prezioso in copertura, manca del passaggio invitante per l’attacco. Gioca con passaggi corti, non rischia. Non è un play-maker.
È lento Bakayoko, ma ha personalità. Si fa valere nei contrasti. Ma anche l’ivoriano non ha il passaggio filtrante, costruisce poco. Lobotka dalle buone qualità tecniche manca di personalità. Anche per lo slovacco si segnalano i limiti che contradistiguono i centrocampisti azzurri.
In zona, il Napoli ha giocatori di medio livello. Nessuno inventa gioco. Questo limite porta la squadra a un giro-palla continuo in mancanza di idee. Spesso sono i centrali della difesa, soprattutto Koulibaly, a indirizzare la manovra del Napoli. La costruzione “dal basso” ha i suoi limiti se non c’è movimento, se quasi tutti gli azzurri vogliono la palla tra i piedi. Raramente il Napoli aggredisce lo spazio come suggerirebbero Osimhen e Lozano.
Un centrocampo che porta palla schiaccia la squadra a ridosso degli avversari favorendone il piazzamento difensivo. Andrebbe bene il giochetto palla avanti, palla indietro se il pallone venisse rilanciato velocemente dalle retrovie anziché tornare indietro.
Se il “cuore” della squadra batte lento, tutta la squadra è lenta e prevedibile. Quando i terzini avanzano, passando palla indietro tolgono alla squadra ogni sprint offensivo, raggelano l’azione. È tutto un ricominciare daccapo senza inventiva e brillantezza. Per giunta, Di Lorenzo non ha più la verve che lo ha portato in nazionale.
Si parla tanto delle necessità di avere un terzino sinistro di spessore (Emerson Palmieri) dal momento che Ghoulam non è più quello “di prima” e Mario Rui ha i suoi limiti. Ma è a centrocampo che il Napoli ha la necessità più urgente di schierare un leader di gioco.
ATTACCO - Osimhen, Insigne, Mertens, Lozano sono giocatori di ottimo livello. Ma se il gioco del Napoli non scorre, si impantana a centrocampo, non serve convenientemente gli attaccanti, il potenziale offensivo del Napoli scade, vivendo di spunti individuali. Può darsi che l’assenza di Osimhen per l’infortunio alla spalla abbia frenato il gioco del Napoli. Ma si dovrà ripensare il modulo più adatto per sfruttare Osimhen, quando sarà disponibile, e Lozano. Sono attaccanti da lanciare nello spazio. Se il Napoli gioca con un baricentro alto, perde lo spazio per le sue due “frecce”.
Nella confusione del momento, Insigne si sta sobbarcando a un gioco di sostegno per la squadra, meno libero di esprimersi negli ultimi venti metri.
Il compito di Gattuso è soprattutto mettere i giocatori di talento maggiore nelle condizioni di incidere. Serve un ripensamento tattico? E c’è Zielinski che potrebbe essere giocatore risolutivo. Ristabilitosi dal Covid, ha riacquistato una buona forma. Per Zielinski, anche se in minor misura, vale il discorso fatto per Fabian Ruiz. Il polacco non offre continuità di gioco ad alto livello, spesso scompare dalla partita. Le sue qualità dovrebbero farne un leader in campo. Difetto di personalità, il limite che ne fa ancora un campione incompiuto. 
DIFESA - 
Nonostante gli sbalzi di rendimento di Koulibaly, gli esterni di difesa non eccelsi, Manolas e Maksimovic non sempre “giganti”, l’alternanza Ospina-Meret e la protezione non sempre puntuale dei centrocampisti, la difesa del Napoli è la migliore del campionato, favorita probabilmente dal possesso-palla che, visto l’andamento delle partite, finisce con l’essere esclusivamente difensivo.
Il Napoli di Gattuso può solo riprendersi. Nell’ultimo mese ha giocato una partita ogni tre giorni. La stanchezza ha avuto il suo peso in una squadra di personalità ridotta.
Dopo tredici partite (da recuperare Juventus-Napoli), questa squadra di Gattuso è al quinto posto tra le squadre azzurre degli ultimi dieci anni. Aurea mediocritas, mentre era stata addirittura indicata tra le pretendenti allo scudetto.
Alla quattordicesima giornata svettano il terzo Napoli di Sarri, che era in testa alla classifica, e il primo Napoli di Ancelotti, che era secondo in classifica. Il Napoli di Gattuso alla quattordicesima giornata, con una partita in meno (13), è al quinto posto nei piazzamenti del Napoli degli ultimi dieci anni. Ecco, anno per anno, i punti conquistati alla quattordicesima giornata e il piazzamento finale.
38 punti Sarri (2017-18) 
Classifica finale: secondo
32 punti Ancelotti (2018-19) 
Classifica finale: secondo
31 punti Sarri (2015-16) 
Classifica finale: secondo
31 punti Benitez (2013-14) 
Classifica finale: terzo
30 punti Mazzarri (2012-13)
Classifica finale: secondo
25 punti Gattuso (2020-21) 
Classifica finale: ?
25 punti Sarri (2016-17) 
Classifica finale: terzo
24 punti Benitez (2014-15) 
Classifica finale: quinto
24 punti Mazzarri (2010-11) 
Classifica finale: terzo
23 punti Mazzarri (2011-12) 
Classifica finale: quinto
20 punti Ancelotti (2019-20) 
Classifica finale: settimo