Nervi tesi, tesissimi. Resta alle stelle la tensione nel governo giallorosso. Nel duello fra il premier Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva Matteo Renzi, a far perdere le staffe all'ex "rottamatore" sarebbe stato il silenzio del presidente del Consiglio. I due si sono visti l'ultima volta circa tre settimane fa quando la pattuglia renziana portò il suo documento politico al vaglio del capo dell'esecutivo. "Vi farò sapere qualche cosa ai primi di gennaio" avrebbe detto allora il professore, rivolto alla delegazione di Iv. Da allora, però, almeno a detta di Bellanova e compagni, da Palazzo Chigi non sarebbe arrivato nulla. Insomma: tutto tace, non si muove una foglia. Morale della favola: Renzi si è innervosito ed è tornato ad incalzare Conte pretendendo da lui almeno una risposta. I nodi della discordia sono sempre gli stessi: il mancato accesso al Mes, la tanto osteggiata "cabina di regia" per la ripartizione dei circa 200 miliardi previsti per il Recovery  Fund e la delega ai Servizi Segreti avocata a sé dal capo dell'esecutivo. Temi sui quali Renzi non vuole fare sconti e sui quali, in mancanza di dietrofront da parte di Conte, si è detto pronto a ritirare i suoi ministri dal governo passando armi e baracca all'opposizione, ed aprendo, di fatti, la crisi di governo. Dal canto suo, in un estremo tentativo di fare da paciere, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha invitato i litiganti a rinfoderare le armi, appellandosi al loro senso di responsabilità. "Abbiamo molte cose da fare per gli italiani. Bisogna fare presto", ha scritto su Twitter il leader dem. Nel frattempo, mentre la ministra renziana Bellanova accusa il premier di andare a caccia dei senatori di Italia Viva in Parlamento per evitare di cadere in Aula, i 5 Stelle fanno quadrato stringendosi compatti attorno a Conte. Una difesa quasi d'ufficio, la loro, anche per le difficoltà che insorgerebbero all'interno del Movimento nel caso in cui si dovesse aprire la crisi o anche andare al rimpasto. E per la prima volta, udite udite, si è fatto sentire anche Beppe Grillo, seppur in modo indiretto, citando la celebre orazione di Cicerone contro la congiura di Catilina. "Quo usque tandem (fino a che punto) approfitterai della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora la tua pazzia si farà beffe di noi? A che limiti si spingerà la tua temerarietà che ha rotto i freni?" ha detto il fondatore dei 5Stelle puntando il dito contro l'ex premier, sia pur senza citarlo. E ancora: "Hai diviso l'Italia tra i tuoi; hai stabilito la destinazione di ciascuno; hai scelto chi lasciare al Governo e chi condurre con te. Le porte sono aperte. Vattene! Porta via anche tutti i tuoi. Purifica la città! Tutte le volte che hai sferrato un colpo contro di me, l'ho parato con le mie forze: ma ormai attacchi apertamente tutto lo Stato; vuoi portare alla totale distruzione il Governo e la vita di tutti i cittadini, dell'Italia intera". Più chiaro di così...