La 500 Miglia di Indianapolis è la corsa automobilistica più famosa al mondo. Una storia ultra secolare cominciata nel 1911, ma che raramente ha visto i piloti italiani primeggiare: Ralph DePalma nel 1915, Dario Resta l'anno dopo e, ultimo successo, quello di Mario Andretti nel 1969. Due italo-americani e un italo-britannico gli unici a essere arrivati primi. Ma anche in fatto di partecipazioni, pur dominando la Dallara che fornisce i telai dal 1997, i numeri sono davvero limitati, e in particolare in questi ultimi anni, si deve guardare a quei piloti che l'Italia ce l'hanno, ma solo nel DNA. Quindi da Eddie Cheever a Dario Franchitti (3 successi) poi la generazione degli Andretti, Alexander Rossi e infine Santino Ferrucci.

Ma c'è un altro nome, che, col doppio passaporto, Svizzera e Italia, è passato dalla IndyCar partecipando a 5 edizioni della 500 Miglia, Simona De Silvestro. Il piazzamento migliore? 14º posto nel 2010. Poi 'Iron Maiden', così è chiamata nel mondo delle corse automobilistiche, nel 2015 ha lasciato la Formula 1 degli Stati Uniti, per abbracciare altri campionati, ma adesso è pronta a tornare e con un progetto unico: un team tutto al femminile per la prossima edizione della 500 Miglia di Indianapolis. Infatti se la De Silvestro, padre italiano, è pronta a tornare alla guida di una monoposto a Indy, alle sue spalle avrà Beth Paretta, anche qui ci sono origini italiane.

L'annuncio è arrivato martedì da Paretta Autosport e la cupola della IndyCar che hanno spiegato l'intenzione di allestire il team rosa nella gara più importante della stagione. "È l'inizio dell'impegno per l'uguaglianza di genere nello sport - ha spiegato Beth Paretta, proprietario del team, lunga carriera alle spalle, tra l'altro alla FCA prima donna direttore nel settore sport  - per incoraggiare le donne a lavorare duramente in modo che possano guadagnarsi un posto nella griglia. IndyCar è  stato un leader e un luogo accogliente per le donne per tanti anni, ma adesso abbiamo un impegno più forte con IndyCar's Race for Equality & Change per assicurarci che le opportunità continuino nel futuro".

E la scelta di Simona De Silvestro come pilota e portabandiera di questo nuovo progetto non poteva essere migliore: rookie of the year nel 2010, alla sua prima volta a Indy, cercherà un posto in griglia, tra le 33 monoposto che il 30 maggio prossimo scatteranno quando verrà sventolata la bandiera verde con una Dallara-Chevrolet che avrà il numero 16. L'annuncio a meno di tre mesi dal via della nuova stagione e neanche a cinque mesi dalla riprogrammata, per il COVID, 500 Miglia che per la prima volta dal 1999 era stata tutta maschile dopo che, a partire dal 1929 con Maude Yagle, proprietaria allora della Miller del vincitore Ray Keech, fino recentemente con Danica Patrick, la presenza femminile a Brickyard era stata quasi una costante.

Beth Paretta aveva già tentato con Grace Autosports, ma inutilmente, un progetto simile nel 2015, con al volante Katherine Legge, per partecipare alla 100ª edizione della gara di Indy, ma alla fine non si era riusciti a trovare la macchina adatta. Un ostacolo che questa volta è stato già superato: infatti il Team Penske, la squadra con il maggior numero di successi nella storia di Indy, guidata da Roger Penske che è anche il proprietario del campionato, fornirà al Team Paretta tutto il supporto tecnico necessario. E con la speranza di poter vedere la macchina in rosa superare le qualifiche, per Simona De Silvestro si tratterà di un attesissimo ritorno dopo aver gareggiato in questi ultimi anni nella Supercar australiana, poi Formula E, IMSA SportsCars e essere stata impiegata dalla Sauber come pilota per lo sviluppo in F1.

Dal 2019 Iron Maiden è anche pilota ufficiale della Porsche. E se durante la pandemia Simona con il padre si era dedicata tanto alla cucina, voleva anche pubblicare un libro di ricette, ora è pronta per la grande rentrée. "Sono entusiasta - ha detto - di poter avere questa incredibile opportunità, tornare a Indianapolis con Paretta Autosport. La mia carriera è decollata proprio quando gareggiavo nella IndyCar e quindi tornare con Beth rappresenta una occasione speciale. Far parte di questo progetto di inclusione per tutti e in particolare per le donne nella IndyCar è molto importante per come vorrei vedere il futuro dell corse".

Roberto Zanni