Sarebbe stato un mix tra cocaina e farmaci a uccidere in ospedale Luca Ventre, l'italiano morto dopo essere entrato nell'Ambasciata di Montevideo scavalcando i cancelli nella mattina del primo gennaio. A sospettare questa tesi è la magistratura uruguaiana che ieri ha realizzato una videoconferenza con i colleghi italiani per fare il punto sulle indagini come riferito dal sostituto procuratore di Roma Sergio Colaiocco citato da Rai News.

In base ad alcuni video visionati dalle autorità locali, Ventre era ancora vivo al momento dell'arrivo all'Hospital de Clinicas quella mattina e non sarebbe morto all'interno dell'Ambasciata come invece hanno denunciato i familiari accusando del decesso gli addetti alla sicurezza a causa di un lungo bloccaggio immortalato dalle videocamere.

La salma del trentacinquenne italiano resterà per il momento in Uruguay perché i magistrati hanno chiesto alcuni giorni per potere completare gli esami tossicologici prima di dare il nullaosta al trasferimento in Italia. L'ipotesi degli inquirenti di Montevideo è che la morte sia stata provocata da un mix tra la cocaina che l'uomo aveva assunto nei giorni precedenti al decesso e i farmaci calmanti che i medici gli hanno somministrato. A rafforzare questa tesi ci sarebbero anche le condizioni di salute dell'uomo che aveva problemi di natura cardiaca in base a quanto emerso da queste ricostruzioni.

Sulla morte di Ventre ci sono attualmente due indagini in corso da parte dei magistrati: in Uruguay si procede per per fattispecie colpose mentre in Italia c'è un fascicolo aperto per il reato di omicidio preterintenzionale contro ignoti.