Decine di migliaia di persone hanno protestato di nuovo a Yangon, la città più grande del Myanmar (nonostante la censura di Internet per evitare ai manifestanti di organizzarsi e gli arresti) contro il colpo di stato militare che ha portato all’arresto alcuni giorni fa di Aung San Suu Kyi, la principale leader politica del Paese, e di gran parte dei membri del suo governo. Con i generali che intensificano ogni giorno il loro giro di vite, oggi anche arrestando un australiano che faceva da consigliere economico per Aung San Suu Kyi, il rischio che le proteste vengano represse con la forza sta però aumentando. “Non vogliamo la dittatura militare”, inneggia la folla mentre batte su pentole e padelle alzando al cielo immagini di Aung San Suu Kyi, la leader che non è più stata vista in pubblico da lunedì scorso, giorno dell’arresto. "Se siamo qui per opporci al potere della giunta - dice una manifestante - è per evitare il ripetersi di sanguinose repressioni come quelle già vissute in passato”. La protesta si è allargata anche ad altre città del Paese, anche se in maniera minore.