Il MoVimento 5 Stelle è ancora una polveriera. L’ok a collaborare con il governo Draghi continua a non andare giù a tanti esponenti pentastellati e, dato che in settimana bisognerà votare la fiducia appunto al nuovo esecutivo, la situazione non è di certo delle più tranquille. E difatti sarebbero circa venti i senatori grillini (ma c’è chi dice che potrebbero essere quasi il doppio) contrari ad accordare il lasciapassare al nuovo premier. In pratica, potrebbero dire no alla fiducia. Il capo politico Vito Crimi, secondo quanto si è appreso, ha spiegato che chi voterà in modo difforme rispetto alla volontà manifestata dalla maggioranza degli attivisti su Rousseau verrà espulso. Ma di fronte a una fronda sempre più consistente si sta cercando una mediazione per non arrivare a mercoledì - giorno in cui Draghi presenterà il suo programma in Senato - spaccati. A non convincere i duri e puri non è soltanto il fatto di doversi sedere allo stesso tavolo con i ministri di Forza Italia, ma anche la composizione del nuovo esecutivo che, accusano i critici, taglia fuori il Movimento dai dicasteri di peso. “Non c'è il super-ministero che avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero dell'Ambiente”, lamenta sui social la senatrice Barbara Lezzi, tra quelli che chiedono di indire una nuova consultazione su Rousseau “con un quesito in cui sia chiara l'effettiva portata del ministero e che riporti la composizione del Governo”. In caso contrario, è pronta a dire no all’esecutivo. “Il quesito parlava del superministero. Gli iscritti hanno votato su altro, quindi la consultazione va ripetuta. Lo Statuto lo consente, entro cinque giorni dalla precedente votazione”, le sue parole. Quanto alla scissione del M5S, per la Lezzi è una cosa che “non esiste. Io sono e mi sento del Movimento. Ma questo governo per noi è un suicidio”.