di Lucio Fero

Governo Draghi: nella conta delle donne ministro si sono esercitati in tanti, mettendo in scena una conta affannosa, affannata per sgomento e indignazione. Talmente col cuore in gola, la conta, che alle voci ed alle menti della fiera protesta è sfuggito un afflato, un respiro di inammissibile e non ammessa verità: non è questione di genere ma questione di lobby.

LA SOFFERENZA PD COSTRINGE ZINGARETTI AL GROTTESCO
Un minuto dopo l’ufficializzazione della formazione del governo ecco Nicola Zingaretti, segretario del Pd, sbottare: "Non è colpa mia se per il Pd sono stati nominati tre ministri uomini. Vorrà dire che rimedierò con i sottosegretari: saranno tutte donne". Questo il senso del commento del leader dem. A dir poco grottesco, risibilmente triste. Ma perfettamente nella logica di ciò che si intende e si camuffa come "politicamente corretto" e "socialmente progressista" nell'universo Pd e, latu sensu, in quello democratico.

IL GENERE COME PRETESTO
Uno squarcio di verità giunge poi da una parlamentare Pd che preferisce rimanere anonima: "dovremmo, dobbiamo fare la corrente delle donne" è il suo pensiero. In effetti, a ben vedere, questa dichiarazione coglie il punto: i tre ministri Pd maschi sono esponenti di tre correnti interne al partito. Le donne, dunque, potrebbero tranquillamente fare una loro quarta corrente, magari al prossimo giro e avere, così, un ministro o due in quota. Attenzione però: parliamo di "quota corrente", non di "quota femminile". Ripartizione incarichi per corrente, dunque, non per genere. Perché qui il genere, anche se chiamato in causa ed esposto come suprema causa e valore, p, in realtà, solo un pretesto.

LA "CONTA DELLE DONNE"
Antonio Polito, dalle colonne del Corriere della Sera, ha usato la metafora della safety car imposta ai partiti ed ai gruppi politici dalla pericolosità della pista. In soldoni: il governo Draghi fa quel che deve fare se partiti e gruppi politici rispetteranno la safety car. Invece il partito cosiddetto femminile non ha avuto un attimo di esitazione: è stato il primo a scartare l’obbligo di safety car. Niente di più urgente nel Paese? Niente di più sostanziale nel governo, niente di più importante (sì, importante) della conta delle donne, dello star lì a misurare quante? No, niente di più urgente, pressante, sostanziale, qualificante, decisivo e importante di quante rappresentanti del gentil sesso ci sono al governo se la questione femminile viene vissuta, pensata e praticata non come questione civile culturale ma come questione, rappresentanza e interesse di lobby.

LOBBY FEMMMINILE? SI' ANCHE
Lobby femminile sì, anche lobby femminile. Perché qualunque gruppo sociale che, nella legittima e doverosa promozione del proprio interesse di ceto, categoria o ruolo, omette, rimuove e ignora o pospone l’interesse generale a quello di ceto o gruppo, allora è lobby. Al meglio, e non è granché: sindacato delle donne. E, come ogni sindacato, soggetto, se non vigila su se stesso, a scivolamenti verso la corporazione.

SINISTRA, LINGUA ORMAI MORTA
Il fiero lamento e l’angosciata conta delle donne al governo sono prerogativa quasi esclusiva delle forze politiche che si dicono di sinistra e progressiste. In effetti la destra politica e culturale ha sulle spalle un'ingloriosa e lunga tradizione ad attitudine ad escludere e mortificare la donna che osasse uscire dal ruolo di madre, moglie, figlia, amante e all'occorrenza prostituta.

LA DESTRA CHE DIFFIDA DELLA DONNA
La destra politica, sociale e culturale son secoli che diffida della donna, o meglio di ciò che la donna può sottrarre al dominio maschile. Ma quel di cui la sinistra si paluda come fosse immacolata e nobilissima toga non è, nel caso in specie dei posti al governo e sotto governo, abito di civiltà e valori superiori ed emancipatori. Al contrario, rappresenta l'incapacità della sinistra contemporanea di parlare una lingua della cultura ormai morta anche dentro questi partiti e organizzazioni. La cultura della sinistra che era individuare, alimentare, costruire soggetti generali.

LA NOBILTA' DEI VALORI
La nobiltà dei valori dell’agire politico stava in quella cultura nell’emancipare (emancipare, guarda un po'…) il soggetto sociale dall’inseguimento corporativo del proprio interesse di lobby o ceto o classe nel coniugarlo con l’interesse generale. Lingua morta per le tante esponenti della corrente donna del Pd e dintorni che oggi dichiarano ferita e offesa non la questione femminile ma la rappresentanza della corrente.