Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione 'L’Italia s’è desta' su Radio Cusano Campus.

Sulla situazione covid in Italia. “La situazione dell’epidemia è una calma piatta apparente – ha affermato Cartabellotta -. Da 4 settimane abbiamo più o meno 85mila nuovi casi settimanali. Quando ci addentriamo all’interno delle singole regioni e province vediamo però che ci sono differenze importanti. Nonostante il sistema delle regioni a colori abbia funzionato nel medio periodo, abbiamo ancora 380mila pazienti positivi, oltre 17mila e 900 pazienti in ospedale, con tutti i dati che sono in incremento. Se la campagna vaccinale non è riuscita a decollare e abbiamo la problematica delle varianti, qualche restrizione maggiore sarebbe auspicabile perché altrimenti difficilmente riusciremo ad arrivare all’estate con il numero di casi basso come lo scorso anno. O si introducono elementi di aggiustamento del sistema a fasce oppure rischiamo di trovarci in ritardo con l’accelerazione del virus, con la variante inglese nelle prossime settimane ci aspettiamo un incremento importante dei casi. Quello che abbiamo vissuto nei mesi passati è stato sempre frutto di una mancata programmazione nel medio periodo. Quello che funziona realmente è la tempestività piuttosto che la rigorosità delle misure”.

Sui vaccini. “Oggi il programma prevede 12,8 milioni di dosi per il primo trimestre, di questi solo quelli Pfizer sono in linea con le previsioni, soffriamo della continua revisione al ribasso delle dosi previste e del ritardo di alcune aziende nella consegna. Anche gli altri Paesi si trovano in questa situazione con il ritardo nelle forniture, adesso sentir dire che adesso l’industria può vendere a terzi è una cosa che disturba un po’. Poi abbiamo il problema delle somministrazioni, che sono andate benissimo fin quando abbiamo vaccinato il personale medico in ospedali e rsa, adesso che si stanno vaccinando gli ultraottantenni c’è una situazione di rodaggio che stenta a decollare e c’è una notevole differenza regionale. Quello che ci preoccupa di più è che gli ultraottantenni vaccinati rappresentano ancora una percentuale esigua. Vaccinarne l’80% entro il 31 marzo ad oggi è una mission impossible”.