di Mimmo Porpiglia

Dunque, si riparte. Il ritorno de 'La Gente d'Italia' in versione cartacea, come avete avuto modo di vedere, è stata presa con grande gioia e felicità da parte delle più importanti realtà del territorio uruguaiano e non.

Tornando nelle edicole abbiamo rivolto  alcune domande all'ambasciatore Gianbattista Iannuzzi. Sul primo anno del suo lavoro in Uruguay, sui problemi vigenti, ma anche sulle cose fatte, sul futuro...

Ambasciatore, Gente d'Italia torna nelle edicole....

"Dopo che per qualche mese l'appuntamento quotidiano con queste pagine in italiano è mancato, do volentieri il bentornato nelle edicole a "Gente d'Italia". Si tratta di un momento felice, perché la voce raccolta direttamente nella comunità italiana, l'informazione ampia con una finestra aperta in particolare sull'attualità italiana, arricchiscono la presenza dell'Italia in Uruguay e nella correttezza rendono un servizio utile e apprezzato al nostro Paese....".

Il suo primo anno alla guida della comunità italiana in Uruguay, le sue impressioni...

"Premetto che sono poche le ambasciate italiane nelle quali l'attenzione che va rivolta alla comunità e così predominante. Mi faccia anche aggiungere che più che alla sua guida, mi considero un servitore della comunità. Per questo ho ritenuto immediatamente fondamentale tutto quello che io e i miei collaboratori possiamo fare per ascoltare i bisogni, le aspirazioni e le pulsioni degli Italiani in Uruguay.

Certamente sono arrivato un anno fa con progetti e propositi. Al di là della pandemia, questi necessariamente si sono adattati alla realtà concreta. Come posso osservare anche quotidianamente in cancelleria, vedo tanti attratti dalla riscoperta delle loro origini e tanti che, pienamente consapevoli delle loro origini, desiderano essere soggetti attivi della comunità. Talvolta ci sono energie che vanno seguite, altre volte si tratta di fornire stimoli e talvolta si tratta di favorire una sintesi tra visioni non sempre allineate all'interno della collettività".

Non é stato facile considerando lo scoppio della pandemia anche in SudAmerica...

"La situazione che il mondo sta vivendo sappiamo quanto sia eccezionale e come ci abbia colti tutti impreparati.  La rarefazione dei contatti in presenza penalizza il mio lavoro enormemente. È vero che abbiamo avuto a disposizione moderni surrogati per collegarci, ma nulla, ripeto nulla, sostituisce ciò che dà una stretta di mano, uno sguardo, la percezione diretta di un sorriso o di una smorfia di delusione di chi incontriamo.  Ma una cosa è certa, ne usciremo, come già è accaduto in passato. Credo però che, se da una parte la fine della pandemia libererà il nostro desiderio di incontrarci riscoprendo il valore dell'intesa e della collaborazione diretta, dall'altra dovremo tenere presenti i cambiamenti determinati da quello che abbiamo attraversato. Ci saranno quindi sfide, ma anche opportunità che vorrei cogliere con orecchio attento a tutte le possibili proposte e aspettative".

Quali i problemi più gravi che ha dovuto affrontare e quali sono stati invece i risvolti positivi che ha colto? 

"Ovviamente il problema  della pandemia. Per cui abbiamo dovuto mettere in sicurezza gli uffici consentendo comunque l'erogazione dei servizi essenziali e poi abbiamo dovuto individuare come tornare alla normalità. Così già da fine marzo, con il coordinamento europeo e il sostegno del Ministero, è stato possibile gestire la crisi dei connazionali bloccati. Poi abbiamo realizzato alcune iniziative di assistenza ai connazionali con i fondi straordinari del Ministero. Da giugno, riavviata l'attività corrente, abbiamo vissuto una quasi normalità - in cui siamo tornati con un padiglione alla Expo Prado - fino a novembre dato l'arrivo qui della vera prima ondata della pandemia. Questa situazione è stata affrontata grazie al senso di responsabilità e alle cautele che tutti in Ambasciata seguiamo, tutelando pubblico e noi stessi. Finora - incrociando le dita - non abbiamo sospeso i servizi all'utenza, mentre solo nel 2021 quasi 30, tra ambasciate e consolati italiani, hanno chiuso per precauzione.

Per altro verso ho percepito la stima e l'ammirazione di cui l'Italia gode in Uruguay. Malgrado i limitati incontri, ho trovato nelle figure di spicco e istituzionali attenzione, rispetto e considerazione per i nostri bisogni, pur nei limiti di quello che questo paese può offrire. È un capitale che si aggiunge a un sentimento positivo diffuso e che devo coltivare a beneficio della collettività e più in generale degli interessi dell'Italia" 

Quai i programmi futuri?

"C'è molto e vorrei fare tutto. Benché con il Suo giornale ci siano divergenze, va avviata la realizzazione della nuova Cancelleria consolare perché i bisogni della crescente collettività e del personale impongono spazi più funzionali e ampi.  A breve e nel rispetto della normativa sugli appalti, dovremmo procedere all'aggiudicazione dei lavori.  Ma al di là degli aspetti funzionali, sento che l'Italia può qui affermarsi ulteriormente dando risposta all'interesse che c'è per la cultura italiana, cercando di mostrare particolarmente le sue espressioni contemporanee. Penso anche alla diffusione della lingua con il contributo dell'Istituto di Cultura e, auspicabilmente,  il ritorno della Dante Alighieri. In questo ambito le Associazioni italiane possono essere stimolate a svolgere un ruolo. Credo poi che agli investitori e imprenditori italiani possa essere utile capire che possono qui trovare un paese vantaggioso per le sue intrinseche qualità e che rappresenta anche una testa di ponte per la penetrazione nell'area. Camera di commercio, ICE ed ENIT saranno nostri accompagnatori in quest'opera. Quale effetto della pandemia c'è poi da dare slancio ulteriore alla digitalizzazione per potenziare i servizi consolari...".

Auguri dott. Iannuzzi speriamo che tutte queste belle cose da lei elencate possano diventare realtá....