L’ha capito, l’Italia, che sul tema dei vaccini conviene organizzarsi internamente, magari senza aspettare aiuti esterni. E difatti ieri Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, ha spiegato che si è pronti alla produzione interna del vaccino. Anche se non sarà una cosa a strettissimo giro, perché sarà a regime non prima del prossimo anno.

“Stiamo facendo una programmazione – ha detto ieri dai microfoni di Sky TG24 – perché la produzione di un vaccino è complessa. Non abbiamo grossi problemi nella parte finale, c’è un'azienda a esempio che sta già facendo l'infialatura di alcuni vaccini, però il processo è lungo e richiede macchine particolari, i bioreattori. Noi in Italia ne abbiamo, ma i bioreattori per produrre vaccini per i batteri, ad esempio, sono completamente diversi da quelli per produrre vaccini per i virus”.

E poi ancora: "Insieme al ministro Giorgetti abbiamo fatto un'ottima programmazione. Stiamo cercando di capire quali sono le aziende adatte sul territorio per fare un piano, di modo che l'Italia possa essere parte del network europeo per la produzione dei vaccini. La buona notizia è che non lasceremo niente di intentato perché in questo momento il problema non è né politico né industriale, è un problema di salute”.

Intanto l’Italia ha confermato il blocco dell’export delle 250mila dosi di vaccino AstraZeneca destinate all’Australia. “Non è un atto ostile verso l'Australia, abbiamo solo applicato un regolamento Ue”, le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha aggiunto: “Finché ci saranno dei ritardi nelle forniture di vaccini anti Covid-19 da parte delle case farmaceutiche che hanno siglato dei contratti con la Commissione Ue, è giusto che i Paesi membri blocchino l'export di dosi verso i Paesi non vulnerabili”.