Le dimissioni presentate mercoledì da Nicola Zingaretti come segretario del Partito democratico hanno fatto molto rumore anche nella giornata di ieri. E ieri colui che è anche il governatore del Lazio è tornato sull’argomento, non prima di avere inviato la lettera formale che ha confermato la sua decisione. Poi, tramite una diretta Facebook, ha precisato un paio di cose. Confermando che qualcosa all’interno dei dem si era rotto: “Io ce l'ho messa tutta, ma non ce l'ho fatta a determinare questo clima, quindi faccio un passo di lato perché era insorto il dubbio che il problema fossi io, ma non scompaio. Per esempio continuerò a essere il presidente del Lazio”.

Zingaretti ha chiesto quindi a tutti una maggiore attenzione nelle prossime mosse: “La questione non è il mio ripensamento, mi sono dimesso per spingere il gruppo dirigente a un confronto più schietto, plurale, ma senza ipocrisia che ci permetta di affrontare le scelte che si dovranno fare”. Insomma, non un addio in tutto e per tutto: “Mi auguro che questo mio gesto aiuti il Pd a ritrovare la voglia di con più solidarietà e rispetto per la comunità che continuo a sentire mia, perché se è più debole è più debole la democrazia italiana”.

Inutile dire che ora è davvero tanta l’attesa per l’Assemblea nazionale che si terrà il 13 marzo: “Qualsiasi scelta ci sarà, la rispettero”. Zingaretti ha poi smentito le voci che lo vorrebbero interessato a correre come futuro sindaco di Roma: “Lo ripeto, sono il presidente della Regione Lazio”.

Le dichiarazioni di ieri del segretario dimissionario di certo hanno in qualche modo voluto abbassare i toni, dopo che mercoledì aveva annunciato il suo addio alla segreteria parlando di “stillicidio”, di un Pd che doveva “vergognarsi” per via del fatto che sembrava più interessato a parlare di poltrone e di primarie piuttosto che pensare a un’Italia in difficoltà per la terza ondata del Coronavirus oppure al problema “del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni”.

“Le ragioni alla base delle dimissioni del segretario Nicola Zingaretti restano, dovremo affrontarle, dibatterne e lo faremo a partire dal 13 di marzo”, ha detto Valentina Cuppi, la presidente del Pd a cui il segretario ha fatto pervenire le sue dimissioni.