Sei milioni. Più o meno quanto la popolazione di Roma, la Capitale d'Italia. No, cari amici, tranquilli. Non stiamo dando i numeri. Stiamo semplicemente fornendo un po' di cifre: quelle degli italiani residenti all'estero. Sissignore, avete capito bene: stiamo parlando dei tanti nostri connazionali che, per motivi di lavoro o per altre necessità (che non stiamo qui a riepilogare), hanno scelto di alloggiare al di fuori dai confini del Belpaese, pur non avendo mai rescisso del tutto il legame che li tiene avvinti alla madrepatria. Insomma: italiani a tutti gli effetti, sia pur distanti. Ebbene, chi se li ricorda tutti questi nostri connazionali? Credete che utilizzare un termine come "dimenticati" oppure "abbandonati al loro destino" possa apparire fuori luogo quando ci si riferisce a loro? Se pensate che stiamo esagerando, chiedetevi allora che fine hanno fatto gli "italiani all'estero" e per quale motivo ci si ricordi di loro "solo" quando si tratta di dover votare per il Parlamento.

La sensazione, cari lettori, è che più passa il tempo e più nessuno sembra voler più parlare delle nostre comunità d'oltreconfine. Semplicemente: sembrano sparite dall'agenda di governo, neanche costituisse un problema o, se preferite, un peso per la Nazione da cui pure, fino a prova contraria, esse provengono. "Eppure esistiamo!!" sembrano voler urlare da Montevideo a New York, da Sidney a Berlino le migliaia e migliaia di "italians" sparsi nel mondo, impegnati a tenere alto il vessillo tricolore nei vari campi in cui sono impegnati (dallo spettacolo alla ricerca scientifica solo per citarne alcuni). "Ci siamo anche noi" è il loro appello inascoltato. Detto a denti stretti: ci avete fatto caso? Capita sovente che degli italiani all'estero ci si interessi quando magari vengono coinvolti in spiacevoli o anche onorevolissimi fatti di cronaca. È solo allora che balzano all'attenzione delle cronache. Rapimenti, ferimenti, omicidi, ma anche insigni riconoscimenti. Che cosa assurda!!

Forse perché, darsi da fare in quelle circostanze, reca...lustro e visibilità alle nostre istituzioni? Vuoi mettere liberare un sequestrato dalle mani dei rapitori o stringere la mano a uno scienziato italiano appena premiato per la sua ultima sensazionale scoperta? Apriti cielo: applausi a scena aperti, osanna e titoloni sui giornali per il nostro ministro di turno. Meritatissimi, per carità! Nessuno dice il contrario. È che però degli italiani che vivono fuori dallo Stivale vorremmo ci si interessasse anche nella piccole cose, nel vissuto di tutti i santi giorni. Nella loro quotidianità. Ad esempio per la campagna vaccinale anti-Covid: qualcuno si è chiesto che fine abbiano fatto i nostri connazionali e se ed in che modo siano stati, o meno, ammessi al programma di immunizzazione? Macché. Tanto se ne sono andati. Chi se ne frega di loro?

Chi, ci sentiamo di replicare noi, se non un buon governo che voglia effettivamente degnarsi di questo nome? Fuor di metafora: che fa oggi il buon Ricardo Merlo, lui che fino a prova contraria, è stato eletto nella circoscrizione esteri? Un tempo, almeno, quando sedeva al governo, come Sottosegretario alla Farnesina, qualcosina faceva. Ben poco, per la verità (non a caso il nostro giornale non gli ha mai risparmiato critiche in passato). Ma almeno la sua voce, di tanto in tanto, riecheggiava nel corale e generale silenzio dei tanti. Ma oggi? Chi è che muove un dito per loro? Che fa il nostro caro ministro degli Esteri, al secolo Giggino Di Maio, per i suoi connazionali distanti e dimenticati? Per amor di Dio: poco o nulla. Tutto tace dalle parti dell'esponente grillino. Sì, ne siamo consapevoli. Meglio stendere un velo pietoso. In tutti i sensi...

Stefano Ghionni