Non è certo la prima volta che Papa Francesco prediliga viaggi apostolici là dove si manifestano guerre e scontri tra diverse etnie, molto spesso degenerate in conflitti che coinvolgono le confessioni religiose. Nel maggio del 2014 si recò in Palestina e in Israele e nel febbraio del 2019 negli Emirati Arabi.

Questa volta, non a caso, ha scelto come prima tappa il sito archeologico di Ur, cioè il luogo dove Dio indusse Abramo a partire verso la terra promessa. E da Ur si mossero Isacco ed Ismaele che furono i progenitori di ebrei e arabi, a testimoniare ancora una volta il percorso privilegiato del Pontefice: la ricerca inesausta del dialogo fra le religioni monoteiste. Una ricerca guidata dalla fede che ha il vero nemico da combattere, quello che «sta alla porta del cuore e bussa per entrare: l’inimicizia». E ancora: «chi segue le vie di Dio non può giustificare alcuna forma di imposizione, oppressione e prevaricazione» e nel momento in cui smarrisce la retta via, odiando il fratello e profanando il suo nome, fa dell’offesa il peggior tradimento dell’amore fraterno.

Per questo ogni ostilità, ogni atto di violenza non sono solo un incitamento al fratricidio, ma un atto che nasce da un tradimento della religione e giammai gli autentici credenti guarderanno con colpevole silenzio al tentativo del terrorismo di fare un’arma della propria fede. Uno dei momenti più significativa del viaggio di Papa Francesco è stato l’incontro con l’ayatollah al-Sistani capo indiscusso di tutti gli sciiti iracheni: un evento senza precedenti annunciato con grande enfasi dalla televisione locale che ha dato voce al timore del capo carismatico degli sciiti che, stando alle tv locali, ha espresso preoccupazione per i cittadini cristiani che dovrebbero vivere come tutti gli iracheni in pace e sicurezza e nel pieno rispetto dei loro diritti costituzionali.

Un collega giornalista – Alberto Negri del “Manifesto” – ha aperto il suo commento al viaggio di Bergoglio con questi interrogativi: “Cosa sono la politica e la diplomazia? Eccole, nel segno di Abramo, e le porta un uomo testardo vestito di bianco. Cos’è il coraggio di cambiare il mondo? È quello di Bergoglio che in direzione ostinata e contraria, quando tutti lo sconsigliavano dall’andare in Iraq, ha sfidato i consigli più ipocriti”.

Il Papa ha poi presieduto all’incontro interreligioso nella spianata di Ur, l’antica città sumera – un luogo pregno di significati e di valori simbolici e nel quale si incontrano la fede ebraica, cristiana e islamica – giacché da lì ebbe inizio il viaggio di Abramo verso la terra promessa. Anche le letture liturgiche (un brano della Bibbia e una sura del Corano) sono state lette da due giovani uno cristiano e l’altro mussulmano, da docente universitario sciita e una donna di religione mandea.

Al centro di esse un unico e ricorrente impegno enunciato da Francesco: «Dio è misericordioso, l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso, sono tradimenti della religione». Ed ancora: «Spade e lance non solo non sono state trasformate in aratri e falci, ma sono diventate missili e bombe».

GIUSEPPE CACCIATORE