I numeri della pandemia di Covid-19 sono davvero molto pesanti, la triste contabilità dei morti ci porta ad un numero che sta superando le vittime civili del Secondo conflitto mondiale. La speranza si ripone nei vaccini, che sono stati messi in campo per contrastare la diffusione del morbo, con l’auspicio di poterne uscire fuori, se non definitivamente almeno in modo da poter ripartire con una vita più vicina alla normalità. Ma accanto alla situazione epidemiologica, che ci viene illustrata ogni giorno che Dio comanda in televisione e nei giornali, vi è una pandemia nascosta altrettanto grave e con effetti devastanti: la pandemia economica.

Un virus che sta uccidendo interi comparti dell’economia nazionale, a causa di provvedimenti governativi restrittivi, a volte addirittura illogici, e non si comprende neppure se davvero utili a fermare il contagio. Una prima critica è quella che non si comprende come fa il virus a decidere di colpire solo alcune famiglie merceologiche e non altre, vedi la lettera inviata alla rubrica di Nicola Porro, dove l’addetta di una merceria – che deve chiudere – giustamente sottolinea il fatto che librerie, cartolerie e ferramenta sono aperte. Se il virus circola, circola dappertutto, come mai alcune attività sono aperte e altre chiuse?

Il programma di ristori economici previsto prima dal governo di Giuseppe Conte e ora ampliato da Mario Draghi è un buco nell’acqua, una goccia per chi muore di sete. Gli imprenditori hanno bisogno, certo, di avere dei ristori a fronte dell’imposizione forzata di chiusure alle loro attività, ma le aziende vivono con il fatturato, senza di questo la copertura dei costi fissi è impensabile. Proprio questo è il motivo fondamentale per cui avremo la chiusura di centinaia di migliaia di partite Iva e con loro il licenziamento dei dipendenti. Nel frattempo che il governo si avveda della situazione e inizi a ragionare, in maniera differente, sui numeri reali della pandemia sanitaria ed economica, la fila alle porte della Caritas o di altre istituzioni si allunga di giorno in giorno.

Nel capitolo 12 de “I promessi sposi” si narra l’assalto ai forni della folla inferocita e affamata: sicuramente non siamo a quel punto, ma fino a quando le persone potranno resistere senza lavorare? Fino a quando la pandemia economica, che oggi tutti cercano di nascondere, non scoppierà con tutta la sua virulenza? Prima che questo accada, occorre che il governo Draghi metta in piedi, non elemosine, che non servono a nulla, ma un piano di ripresa del lavoro immediato, per permettere a chi ancora resiste di rimettere in moto i motori dell’economia.

GIUSEPPE VIGNERA