Riapertura dell’Italia: sì o no? Come previsto, per il momento non se ne parla. Ma è chiaro che il tema è molto importante dal punto di vista dell’elettorato e nei giorni scorsi il leader leghista Matteo Salvini aveva chiesto a Draghi di ragionare con buonsenso e quindi di essere meno ‘rigorista’ come lo sono il ministro della Salute Roberto Speranza e il ministro della Cultura Dario Franceschini.

Fatto sta che ieri il numero uno del Carroccio è tornato sull’argomento, alimentando tensioni all’interno della maggioranza: “Non vorrei che gli italiani fossero sequestrati in casa per tutto il mese di aprile”, ha detto, per poi in qualche modo avvicinarsi al pensiero del premier: “Sono d'accordo con il premier, se i dati scientifici portano in zona rossa, si chiude. Se in questo mese i numeri portano una Regione in zona gialla lì si apre. Perché qualcuno vede solo rosso? Il rosso lo vedono i tori e i comunisti”.

Anche Forza Italia, tramite il coordinatore Antonio Tajani, sposa la tesi di Salvini: “Se la situazione migliora, siamo per tenere in vita le zone gialle, per passare dal rosso all'arancione al giallo senza bisogno di ulteriori decreti”. Ma se Lega e FI la pensano così, non si può dire altrettanto del Partito democratico. Andrea Orlando, ministro del Lavoro, rimanda al futuro i propositi di ipotetiche riaperture: “Porta fuori strada discutere di come si apre quando aumentano i contagi e con la variante inglese si trasmettono con maggior rapidità. Adesso piuttosto mi concentrerei, se vogliamo stare fuori dalla propaganda, su come si accelera la vaccinazione”. Più duro il segretario dei dem Enrico Letta: “Ora ci serve ancora uno sforzo, si riaprirà quando i dati lo consentiranno”.