Le vendite dei giornali del mese di gennaio 2021 hanno perso per strada altre 300 mila copie. Vendite in edicola dei giornali quotidiani in Italia, gennaio ha visto un nuovo tragico calo. Il mercato ha perso un 15 per cento: furono vendute 1 milione e 800 mila copie nel gennaio 2020, sono state vendute 1 milione e mezzo di copie nel gennaio 2021. Erano state 1 milione e 970 mila copie nel gennaio 2019, 2 milioni 148 mila nel gennaio 2018. In tre anni se ne sono andate 648 mila copie al giorno. Un terzo.

In termini di soldi, sono 260 milioni di euro di ricavi netti complessivi per tutti gli editori italiani che sono andati in fumo. Ma per i giornali sportivi la situazione è anche peggiore. Grazie al lockdown, la Gazzetta dello Sport, per fare un esempio, ha perso più o meno metà dei ricavi dall'edicola.

Le vendite dell'edizione digitale non compensano le perdite in edicola. Sono pochi gli editori che finora hanno puntato su questo canale. Canale che peraltro non sembra molto gradito. In gennaio 2020 risultavano vendute 343 mila copie digitali. Con varie formule di abbinamento e sconto, forse troppe e non tutte chiarissime. Risultato: nel gennaio 2021 la cifra era scesa a 305 mila.

I prezzi: per un comune cittadino, si oscilla fra i 15 e i 20 euro, fra metà e un terzo del ricavo da edicola per un lettore fedelissimo. Prima dei costi di distribuzione. Nettati, il confronto è grosso modo fra un euro e spiccioli dall'edicola e 70 centesimi per l'abbonamento più caro. Ne deduco che le copie digitali non compensano né in copie né in soldi quelle perse in edicola. Senza calcolare che i pacchetti aziendali portano l'abbonamento a valori ancor più modesti.

I numeri delle vendite dei giornali di gennaio parlano da soli - Non vi voglio tediare con i miei banali commenti. Possiamo cercare spiegazioni di vario tipo, dal contenuto al volatile interesse dei lettori. E in effetti sembra esserci una displuviale editoriale tra gli affluenti del Po e il Meridione a sud della Linea Gotica. Ma contro gli effetti degli stadi chiusi nemmeno resuscitasse Gianni Brera potrebbe cambiare qualcosa. Di più, la crisi è mondiale. Anche in quel paradiso dei giornali che è l'America le vendite vanno molto male.

Chiusure e tagli sono sempre più frequenti - Ogni tanto un miliardario salva una testata gloriosa. È il caso di Jeff Bezos col Washington Post o di Marc Benioff con Time magazine. Ma per pochi giornali americani e britannici di rinomanza mondiale e di lingua inglese che sembrano avercela fatta, la quasi totalità dei quotidiani è in crisi profonda. In USA sono arrivati a pensare a una serie di incentivi per aiutare le testate più deboli.

Di più. Si propongono misure come quella di tassare in misura più decente i grandi protagonisti del web, Facebook e Google per primi. E usare i proventi per sostenere la stampa debole, soprattutto i piccoli giornali locali. Se ne è parlato anche in Italia, dove Facebook, Google, Amazon e simili pagano meno tasse di un barbone. Ma c'è poco da sperare.

Eppure in Italia, dove non esistono tycoons dalle tasche profonde come i colleghi americani, solo lo Stato può intervenire a salvare i giornali. È interesse di tutti, anche di Google e di Facebook. Senza la rete e l'organizzazione dei quotidiani, non saprebbero dove attingere. È soprattutto interesse di tutti i cittadini, grillini compresi. Senza i giornali solo scie chimiche e no vax. E democrazia l'è morta.

di Sergio Carli