di ROBERTO ZANNI
Cuba è più italiana di quello che si può immaginare. C'è un filo diretto che unisce l'isola caraibica alla nostra penisola: va indietro nei secoli e le testimonianze di questo stretto rapporto continuano a essere visibili ai giorni nostri. Anzi si può affermare, senza pericolo di smentita, che l'ingegno italiano sia stato l'artefice della creazione di quelli che poi sono diventati alcuni dei simboli del Paese. A riportare alla mente quello che hanno fatto gli italiani a Cuba ci ha pensato un recente articolo di Sergio Guerra Villaboy apparso sulla pagina web di Radio Habana Cuba. Ecco allora che seguendo quelle indicazioni, si possono ritrovare alcuni dei simboli cubani partendo dal più importante e conosciuto. Magari non tutti sanno che si chiama Castillo de los Tres Reyes Magos del Morro, ma basta osservare una fotografia e non si si può rispondere altro che si tratta del castello de L'Avana. 'El Morro' com'è più brevemente e semplicemente chiamato identifica la capitale e tutta Cuba. Una fortezza che risale al 1589, un castello voluto dagli spagnoli per proteggere la città e l'isola. Ma a disegnarlo fu un italiano: l'ingegnere militare Battista Antonelli nativo di Gatteo, la cittadina di nemmeno 10.000 abitanti che oggi si trova in provincia di Forlì. Battista Antonelli, fratello minore di un altro ingegnere, Giovanni Battista, entrò al servizio del Regno di Spagna nel 1570 e dopo un primo progetto fallito, avrebbe dovuto realizzare una fortezza lungo lo Stretto di Magellano, lavorò in Colombia, Porto Rico, Panama per poi alla fine imbarcarsi per Cuba dove successivamente disegnò le fortificazioni che culminarono con la realizzazione del Castillo del Morro. Qualche anno dopo, in una parte allora disabitata di Cuba, nella estremità occidentale dell'isola, alcuni naufraghi italiani fondarono Mantua, in onore della Mantova lombarda e da quelle parti a rammentare quell'episodio, ci sono ancora oggi cognomi che vanno da Ferrari a Pittalunga. Poi si ricordano le presenze di Antonio Meucci e Giuseppe Garibaldi i quali all'inizio dell'800 erano stati preceduti da numerosi artisti arrivati per abbellire soprattutto L'Avana. E nel 1863 ecco l'inaugurazione del maestoso Teatro Sauto de Matanzas, frutto dell'ingegno dell'architetto Daniele Dell'Aglio. Durante le guerre di indipendenza furono tanti i combattenti italiani, uno dei più celebri Oreste Ferrara, uno studente napoletano che prestando servizio agli ordini di Maximo Gomez arrivò fino al grado di colonnello. Ma fu anche avvocato, giornalista, storico, politico e diplomatico e più di una volta spedito in esilio per aver servito i dittatori Gerardo Machado e Fulgenzio Batista. Lasciò Cuba con l'avvento di Fidel Castro e morì nella sua Napoli il 16 febbraio 1972. Anche nel XX secolo, non importa chi comandasse a Cuba, continuò la tradizione di incaricare artisti italiani per abbellire la capitale: da Angelo Zanelli a Domenico Boni. Poi operari arrivati da Potenza e Livorno e imprenditori come Amedeo Barletta che dopo anni avventurosi, divenne anche proprietario di una banca. Non molto cambiò con la Revolucion così la presenza italiana ha continuato ad essere importante a Cuba e in particolare con l'opera degli architetti Vittorio Garatti e Roberto Gottardi che con il collega locale Ricardo Porro, realizzarono la Universidad de las Artes. E visto che il legame Cuba-Italia raccoglie numerosi altri aspetti, meno conosciuti, ma ugualmente importanti, le università de L'Avana e Torino con un gruppo di storici guidato dalla prof. Laura Gaffuri del dipartimento di Studi Storici dell'ateneo piemontese, ha dato il via a un progetto congiunto per raccontare, in maniera ancora più dettagliata, questo rapporto così forte e duraturo nel tempo.