Ho preso atto della notizia che riguarda la decisione della giunta parlamentare, che ha dichiarato l'insindacabilità delle dichiarazioni di Fabio Porta. Naturalmente, ogni attività dei parlamentari finalizzata ad evidenziare problematiche importanti, come quella che riguarda la regolarità del sistema elettorale dei rappresentanti italiani all'estero, deve essere tutelata come previsto dalla Costituzione italiana.

Ritengo però che la funzione politica debba essere esercitata con maggiore attenzione e correttezza. Nel caso che ho ritenuto di porre all'attenzione dei magistrati, che – ricordiamolo - hanno richiesto l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti per diffamazione in quanto c'erano tutti gli elementi costitutivi del reato, l'onorevole Porta ha parlato di una prova che non esiste. E Porta questo lo sa bene perché sa che c'è stata un'indagine molto lunga e io non sono stato nemmeno iscritto come indagato. Porta sbaglia anche quando tenta di dedurre la prova di ipotetici brogli elettorali – che costituiscono un reato gravissimo e odioso - dalla semplice lettura dei dati. Penso che avrebbe potuto usare più onestà intellettuale. Chi capisce un minimo di politica, sa perfettamente che il risultato elettorale è determinato in gran parte dalla lista e dalla forza del partito che si rappresenta. Quando ho raggiunto il grandissimo risultato delle oltre 60mila preferenze, rappresentavo un partito che all'epoca aveva una grande forza trainante, che era il Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi. Al turno successivo la situazione politica italiana era completamente ribaltata. La mia scelta politica è stata quella di non candidarmi in rappresentanza di un grande partito ma per una lista autonoma. Funziona così. Si chiama politica.

Esteban Caselli