C’è una parte di Forza Italia che non è affatto disposta a farsi schiacciare dai sovranisti: un significativo – dal punto di vista numerico e da quello dei contenuti – drappello di liberali che non hanno alcuna voglia, né alcuna intenzione, di lasciare che il partito fondato nel 1994 da Silvio Berlusconi si riduca a essere una sorta di “valletta” (o, peggio, di stampella parlamentare) di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. C’è un gruppo di forzisti che non si rassegnano a immaginare l’ex locomotiva del centrodestra semplicemente come la controparte moderata di forze politiche, che moderate non sono affatto.

Uno degli esponenti più significativi di questa “pattuglia liberale” è il senatore Elio Vito, da poco dimessosi dal Copasir per protesta contro il presidente leghista Raffaele Volpi. Commentando le dichiarazioni del capogruppo di Forza Italia alla Camera, Roberto Occhiuto, (che sulle recenti aperture di Enrico Letta alla collaborazione col partito di Berlusconi nell’ambito del “patto per la ricostruzione”, ha ribadito il saldo ancoraggio del partito al centrodestra) ha affermato: “Con il governo Draghi è giunto il momento, per Forza Italia, di salpare l’ancora e di navigare nel mare aperto della politica”.

Lo stesso senatore Vito sostiene che bisognerebbe concentrarsi maggiormente sui programmi e sui contenuti, senza preconcetti e schemi precostituiti, per giungere al grande obiettivo: quello di fare finalmente dell’Italia un Paese moderno, aperto e liberale. “Forza Italia – ha continuato il senatore forzista – è nata per innovare la politica e cambiare l’Italia, sebbene i precedenti governi di Silvio Berlusconi abbiano potuto realizzare solo in parte le riforme necessarie, perché spesso frenati da forze conservatrici che ne facevano parte”.

Personalmente ho sempre nutrito grande stima per il senatore Vito, così come per tutti coloro che, in una destra come quella italiana, sempre più nazional-conservatrice, cercano di affermare valori liberali e in linea con quelli delle altre destre europee. Ma al netto della mia personale affinità con il senatore Vito e con le idee di cui si fa portatore, le parole dell’esponente forzista in questione meritano una breve riflessione. Quello che si legge tra le righe è che il futuro di Forza Italia non è – né è pensabile che sia – quello di un partitino al rimorchio dell’estrema destra. Al contrario, il messaggio di Forza Italia può essere ancora attuale, può essere riproposto e può ancora contribuire al rinnovamento dell’Italia, sebbene il partito necessiti a sua volta di grandi cambiamenti al suo interno per tornare ad essere competitivo.

L’obiettivo di Forza Italia, come ricorda il senatore Vito, è sempre stato quello di imprimere una svolta ad un Paese afflitto da un drammatico immobilismo – economico, culturale e sociale – per trasformarlo in una realtà dinamica, moderna, efficiente e aperta, a misura di mercato e di persone libere e intraprendenti. La rivoluzione liberale delle origini, purtroppo, non si è mai compiuta: le pulsioni conservatrici, i calcoli elettorali e la paura del cambiamento hanno avuto la meglio. Tuttavia, questo non significa che non si possa tentare di nuovo la stessa missione, stavolta per ottenere risultati più significativi.

A questo punto si pone la questione principale: quale dovrebbe essere la collocazione di Forza Italia per il futuro? Al fianco di chi riscoprire l’antico spirito liberale e perseguire i propositi riformisti? Non c’è dubbio che la “casa naturale” di Forza Italia sia quel centrodestra che essa stessa ha fondato e contribuito a plasmare per decenni. Tuttavia, è poco probabile che in una coalizione dominata dalle logiche sovraniste e conservatrici di Matteo Salvini e Giorgia Meloni ci sia spazio per una proposta autenticamente e integralmente liberale: niente “annacquamenti”, niente liberalismi “corretti” con ideologie che ne contraddicono i principi essenziali – rispetto dei diritti individuali, economia di mercato e governo limitato – ancor più se in nome di finzioni collettivistiche come “la nazione” o “il popolo”.

Senza contare che, ormai, il vecchio centrodestra sembra non esistere più proprio perché sbilanciatosi decisamente troppo a favore della sua componente estremista. Di conseguenza, sono da ritenersi ragionevoli le parole del senatore Vito: quello che deve fare ora Forza Italia è guardarsi attorno; non disdegnare il dialogo con nessuno; non mettersi dei paletti; darsi delle possibilità; navigare nel mare aperto della politica in cerca di opportunità e di rotte non ancora esplorate. In altri termini, non dovrebbe dare per scontata la sua collocazione al fianco della Lega e di Fratelli d’Italia e pensare di iniziare a lavorare per un nuovo progetto, per la costruzione di un nuovo polo liberale, aperto al contributo di chiunque – dalla politica come dalla società civile – voglia impegnarsi in tal senso e faccia suoi determinati valori.

Prospettiva poco realistica? Forse, ma è certo che, se le cose rimarranno immutate, il partito di Berlusconi diverrà sempre meno influente all’interno della coalizione di cui attualmente fa parte e avrà scarsa capacità di incidere sulla linea politica. Al contrario, tentare di percorrere una via alternativa, forte dei valori di sempre tradotti in proposte nuove e di una rinnovata classe dirigente, potrebbe essere una scelta capace di riservare grandi sorprese in futuro.

GABRIELE MINOTTI