Mille miliardi di tasse, imposte e bolli non pagati e ormai non più riscuotibili. È il monte, maturato in 20 anni, dal 2000 al 2020, dei crediti affidati dagli enti creditori all'Agenzia delle Entrate. Che poi sarebbero, dividendo 1000 per 20, 50 miliardi l'anno, più o meno 1 miliardo a settimana.

Non si tratta della solita stima sulla misura e sul peso dell'economia sommersa o delle tasse evase, ma di un numero tanto iperbolico quanto concreto. Questi 1000 miliardi sono infatti reali, o meglio sarebbero. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, la definì "montagna di cartelle di pagamento", sottolineando come in gran parte sia "non più riscuotibile". Reali quindi sì, ma fino ad un certo punto perché, di fatto, ormai non recuperabili.

Miliardi di tasse non pagate, come mai?

Ma come è possibile che simili quantità di crediti e denari si volatilizzino? "La stratificazione di 20 anni del magazzino attuale è un unicum delle moderne democrazie: non esiste un credito temporale così lungo. Normalmente – spiegò Ruffini – l'ente riscossione tiene il credito 3-5 anni e poi viene cancellato ma è una valutazione che deve fare il Parlamento".

Il tempo quindi tra i fattori che hanno reso questi crediti finti, ma non solo. C'è, chiaramente, una quota di responsabilità individuale, cioè i tanti che non pagano punto, sperando al massimo in un condono, una rottamazione o nella prescrizione figlia dell'inefficienza della macchina Italia. Già, perché un'altra fetta, grande, di responsabilità è in capo alla burocrazia che spesso soffoca, tra cavilli e garbugli, imprese e cittadini. Ma che a volte, come in questo caso, in quella ridda di scartoffie finisce per affogare se stessa. Così le cartelle finiscono all'indirizzo sbagliato, si perdono fino a sparire.

Tempo, furbizia e burocrazia

Un cocktail micidiale a cui bisogna poi aggiungere un pizzico di diritto commerciale, con i debiti lasciati da SRL e simili che, una volta fallite, diventano chimere non avendo più un responsabile. Eppure sono davvero un mare di quattrini. Nei 1000 miliardi sono conteggiati anche gli interessi, ragion per cui la 'spalmatura' settimanale per quanto d'effetto non è precisissima. Ma basta il totale, la somma dei 20 anni a dare un'idea di quanto, se anche solo una parte di questi crediti fosse stata recuperata, si sarebbe potuto fare.

Poco, è vero, è meglio di niente. Ma rottamazioni e simili escamotage non risolvono il problema e intaccano appena la "montagna". Rispetto al 1.000 miliardi, la prima rottamazione – disse sempre Ruffini ad inizio 2021 – "ha inciso sul magazzino per circa 12,3 miliardi di euro, le altre 2 edizioni di definizione agevolata: 'Rottamazione-bis', 'Rottamazione-ter' e l'istituto del 'Saldo e Stralcio' potranno complessivamente interessare il magazzino per circa 24,2 miliardi di euro".

Infine l'annullamento automatico di cartelle per importi residui fino a 1.000 euro "ha determinato una riduzione del magazzino di circa 32,2 miliardi di euro". Totale recuperato poco meno di 70 miliardi, altri 930 restano dispersi e inesigibili.