Non è la solita storia di successo di una startup della Silicon Valley che stacca un assegno miliardario. Questa volta tocca all’Italia. Depop, startup per vendere e comprare capi artigianali e vintage fondata da Simon Beckerman nel 2011 in H-FARM a Treviso, è stata acquistata dal marketplace americano Etsy per 1,6 miliardi di dollari. Si tratta del secondo unicorno della storia italiana, dopo Yoox.

Nel settore del venture capital, il termine “unicorno” si riferisce a startup che raggiungono la valutazione di un miliardo di dollari. E ora Depop può, a ragione, accomodarsi in questo olimpo, dopo aver ricevuto una valutazione che è quasi il doppio di quella che Facebook diede a Instagram (un miliardo di euro) nel 2012. I numeri sono giustificati dai dati della piattaforma che oggi conta 30 milioni di utenti distribuiti in più di 150 paesi al mondo, dove ogni mezzo secondo viene caricato un prodotto e ogni tre secondi viene venduto un capo di moda. Nel 2020 Depop ha transato la cifra incredibile di 1 miliardo di articoli, il tutto in un ambiente virtuale, senza negozi o magazzini fisici, semplicemente mettendo in contatto venditore e compratore, garantendo la loro affidabilità.

Ma chi è Simon Beckerman, l’imprenditore milanese fondatore di questo impero? A lui si deve il successo e la scalata di Depop, nata nell’incubatore per startup H-FARM nel 2011. Classe 1974, Simon è sempre stato un grande appassionato di disegno industriale. Dopo il liceo artistico, si iscrive al Politecnico per inseguire il sogno di diventare Industrial Designer, ma pochi mesi dopo è costretto a interrompere gli studi e iniziare a lavorare per uno studio di grafica. Nel 1998 apre insieme al fratello Daniel uno studio di grafica e in poco tempo nasce PIG Magazine, rivista dedicata a giovani talenti nel campo della musica, del design e della moda. Prima di Depop, Simon si dedica allo sviluppo del brand di occhiali Retrosuperfuture fondato dal fratello, occupandosi di strategia di prodotto e marketing. Proprio in questi anni, nonostante gli affari andassero bene, capisce di voler investire nel digitale e getta le basi di quello che sarebbe diventato il suo attuale business.

All’inizio Depop si presentava come un social network in cui i lettori di Pig magazine potevano acquistare articoli presenti nella rivista. Poi Simon decise di reinventare l’app come un mercato globale in cui vedere, acquistare e prendere ispirazione sui nuovi trend: nasce così un e-commerce rivoluzionario per quegli anni, la cui rapida crescita è soprattutto merito di costi democratici e del forte interesse dei consumatori della Generazione Z. A partire dal 2019, il 90% dei suoi utenti attivi infatti aveva meno di 26 anni. Tra i più giovani, stilisti, designer, creativi, amanti del vintage o collezionisti di sneakers. Ma anche influencer come Chiara Ferragni o modelle come Bianca Balti.

“La nostra missione è ridefinire l’industria della moda nello stesso modo in cui ha fatto Spotify con la musica o Airbnb con gli alloggi di viaggio”, aveva detto nel 2019 Maria Raga, ceo di Depop, in un’intervista a TechCrunch. La startup, dopo i primi passi in Italia, si è trasferita a Londra, dove oggi conta oltre 400 dipendenti. La società ha uffici anche a Manchester, Los Angeles, New York e Sydney. Depop, come ha spiegato il suo fondatore, si è trasferita a Londra perché da un lato allora in Italia non c’era know how tecnico per realizzare un’applicazione funzionale al tipo di prodotto pensato, dall’altro perché qui mancava un mercato dei capitali tale da consentire alla società di raccogliere fondi sul mercato per crescere. Londra ha invece fornito a Depop la linfa che le serviva per scalare il suo mercato di riferimento.