di Giovanna Chiarilli

Dopo il rinnovo del 2015, le prossime elezioni dei Comites sono state fissate per il 3 dicembre. Ma da qualche tempo, si va manifestando la volontà di chiedere un rinvio. Torneremo ad approfondire l’argomento, intanto, insieme al Segretario generale del CGIE, Michele Schiavone, cerchiamo di capire le cause alla base della richiesta di un rinvio, almeno fino alla prossima primavera, di queste elezioni.

Da più parti stanno arrivando appelli affinché le elezioni per il rinnovo dei Comites, previste per il prossimo dicembre, siano rinviate: quali le principali motivazioni?

“Il rinvio è stato preso in considerazione soprattutto a causa dell’esplosione della pandemia. Ora, mentre l’Europa ha superato la fase acuta grazie al cambio di stagione e agli interventi che hanno agito sulla prevenzione e sui vaccini, in America Latina, in Africa e in diversi Paesi dell’Asia e del medio Oriente, la pandemia non è ancora domata. Una situazione che vede coinvolte soprattutto comunità numericamente rappresentative di italiani in Brasile, Argentina, nello stesso Uruguay, e in alcuni Paesi dell’America centrale. Come ulteriore effetto della pandemia, che ha portato a pensare alla necessità di rinviare le elezioni, il fatto che da 15 mesi le attività amministrative e i servizi offerti dalla rete diplomatica-consolare italiana ovviamente sono ridotte, anche perché fino alla fine del 2021 la pubblica amministrazione è impegnata con lo smart working, e questa attività e modalità preclude il lavoro a regime dell’amministrazione diplomatica. Questo ha causato dei ritardi anche nella registrazione negli uffici dell’anagrafe mentre all’interno degli uffici si lavora a turnazione, per cui le attività sono ridotte al 50%. Tutti questi motivi vanno a influire sulla preparazione delle elezioni ma anche, e soprattutto, sugli aggiornamenti dell’anagrafe, e questo crea molte difficoltà considerato che in vista delle elezioni si deve svolgere l’allineamento tra l’anagrafe registrata al Ministero dell’Interno e l’Aire, l’anagrafe dei Consolati. Ci sono tantissimi arretrati, gente che in questi ultimi due anni si è trasferita e non è stata registrata, il che crea grandissime difficoltà. Questa è la ragione per la quale anche il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero nell’ultimo mese ha accelerato i lavori organizzando due iniziative in video conferenza con il Sottosegretario Benedetto Della Vedova, il 19 maggio, e il 7 giugno con i Presidenti delle Commissioni Affari Esteri di Camera e Senato, cui hanno partecipato una decina dei parlamentari eletti all’estero e sei Presidenti dei Comites per sentire le loro esigenze, le loro proposte. Abbiamo a questo punto elaborato e approvato una mozione da presentare al Governo e al Parlamento e alle Commissioni Affari Esteri e Affari Costituzionali proprio per far partecipi della necessità di coinvolgere tutti gli aventi diritto e soprattutto per garantire, oltre alla piena partecipazione, anche le modalità per avvicinarsi alle elezioni. Tra le modalità va sottolineato il perfezionamento delle Anagrafi ma soprattutto una comunicazione preventiva che al momento è limitata ad alcuni comunicati stampa che il MAECI ha diramato attraverso i portali dei Consolati… però i portali vengono visionati, in prevalenza, dagli addetti ai lavori, ma la comunicazione all’interno delle comunità, ad oggi, ancora non è stata avviata e la gente, soprattutto chi si impegnerà attivamente per la formazione delle liste e l’organizzazione della campagna elettorale vera e propria in alcuni Paesi, in piena pandemia, non sono ancora nelle condizioni di potersi organizzare. Questa è la ragione principale, ma ci sarebbero anche questioni molto più dettagliate sulla necessità di riformare le leggi”.

A proposito, le leggi di riforma di Comites e CGIE sono ferme in Parlamento da tempo: innanzitutto… quali, secondo il CGIE, le riforme più urgenti e significative, anche alla luce dell’evoluzione della mobilità?

“Nell’ultima decade le comunità degli italiani all’estero hanno raddoppiato la loro presenza. Oggi parliamo di 6 milioni e 300 mila connazionali iscritti all’AIRE e sappiamo che a loro bisognerà aggiungerne almeno 1 milione. Si tratta di una nuova mobilità, una nuova emigrazione, e soprattutto di una diaspora che non cessa proprio per le difficoltà dell’offerta lavorativa da parte del nostro Paese, in particolare nel Sud. Per queste ragioni il CGIE, dal novembre 2019 ha provveduto a coinvolgere soggetti presenti in ogni parte del mondo, dai patronati ai Comites, dalle Associazioni alle Camere di Commercio, perché abbiamo sentito l’esigenza, che abbiamo tradotto con due articolati, di rafforzare ruoli e funzioni dei Comites e del CGIE, perché ovviamente con un numero così consistente di connazionali ci sarebbe davvero da mettere in piedi delle politiche più aggiornate e dare agli organismi di rappresentanza delle funzioni, dei ruoli molto più confacenti all’oggi. Le leggi vigenti si ispirano a una realtà che è stata normata nel 1985, ci sono stati degli emendamenti che oggi in parte sono arcaici perché all’epoca gli interessi delle comunità erano diversi, le aspettative e soprattutto il rapporto con l’Italia era diverso, oggi chi parte sa che ha la possibilità di chiudere il cerchio, di fare esperienza e tornare in Italia oppure di impegnarsi integrandosi direttamente nei Paesi di nuova residenza per realizzarsi, però gli organismi come sono stati concepiti sono di per sé degli strumenti utilissimi, tanto è vero che sono stati emulati da altri Paesi, in particolare la Francia che li ha messi a disposizione del Parlamento nazionale. Per noi, da pionieri, è un motivo che deve spingerci a migliorare noi stessi, e allora oggi i Comites dovrebbero svolgere un ruolo più incisivo per quanto riguarda non solo la rappresentanza per i diritti alla formazione, al mantenimento della lingua e della cultura italiana, ma anche attraverso competenze che possano favorire l’internazionalizzazione del commercio e anche la rete dei ricercatori, dei professionisti. I Comites in futuro, così come li abbiamo interpretati e proposti noi, dovrebbero avere un ruolo di antenna, di riferimento per le Regioni, per le città metropolitane affinché possano fungere da tramite tra il nostro territorio e le nostre comunità. Sia i Comites sia il CGIE hanno bisogno di nuova linfa per poter migliorarsi, per potersi assumere ulteriori responsabilità e svolgere davvero, rispetto alle istituzioni italiane e anche presso le autorità dove sono insediati, un ruolo più significativo e soprattutto una funzione da tramite per agevolare il lavoro della rappresentanza istituzionale che è quella dei Comites e degli Ambasciatori, senza dimenticare che oggi vi sono presenze significative, ovunque nel mondo, di figure arrivate anche ad assumere responsabilità di Governo nei ‘nuovi’ Paesi, e le seconde e terze generazioni che si sono affermate nei Paesi di residenza e che continuano ad avere rapporti con l’Italia: è questo il nuovo mondo al quale devono essere adeguati i anche Comites ed il CGIE”. 

Ha citato due articolati che avete prodotto… andiamo nel dettaglio…

“Abbiamo presentato questi due articolati di legge ai tre governi precedenti, a cominciare dalla Presidenza del CGIE del Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che ci ha chiesto di produrre un articolato di riforma, progetto poi è bloccato dai cambi di governo. Noi comunque abbiamo lavorato e sicuramente è un lavoro che non va relegato negli archivi o gettato alle ortiche, ma in parte è stato recepito e copiato da quattro parlamentari ed assegnato alle segreterie di Camera e Senato con delle proposte di legge. Questo è anche uno dei motivi per i quali fino alla realizzazione delle elezioni per il rinnovo dei Comites e del CGIE ci siamo impegnati chiedendo ai Sottosegretari che si sono succeduti, ovvero Riccardo Merlo ed oggi Della Vedova, ma sempre al Ministro degli Affari Esteri Di Maio, di assumere i testi per farne poi delle proposte di riforma. Siamo in attesa di vedere applicare, o almeno discutere in Parlamento, nelle Commissioni Affari Esteri e Affari Costituzionali questi testi per poter aprire e avviare un percorso anche di rinnovamento di questi organismi, perché oggi abbiamo parecchi consiglieri dei Comites impegnati da circa 20 anni e per i quali ovviamente si immagina anche un certo logoramento. Le nuove elezioni serviranno anche a motivare a candidare energie più giovani, nuove, ma a loro bisognerebbe affidare uno strumento utile e soprattutto certezze e garanzie per poterli mettere in condizioni di lavorare.