Di MIMMO CARRATELLI

Si è spenta a Roma, a 75 anni, la mezzofondista Paola Pigni. È stato fatale un infarto. Paola era milanese. Era definita "la rivoluzionaria della corsa italiana". Voglio ricordarla con un mio reportage da Monaco di Baviera del 1972. A Monaco, Olimpiadi 1972, l'Italia ha Paoletta Pigni che fa i 1500 metri, e li fa contro russe mondiali e tedesche terribili, due olandesone, un'austriaca e una inglese, e noi tutti sappiamo che Paoletta è la nostra mammina volante. Ha 26 anni. Ne sono dodici che sta nell'atletica, lei che è nata da un padre che stava nel melodramma e una madre spagnola che crede nella fatalità del destino e dice sempre "quien sabe, senor", il destino è già scritto. E sono trenta chilometri di corsa al giorno per Paoletta Pigni perché il destino già scritto di Paoletta è il destino di battere primati e venire alle Olimpiadi e, quien sabe, senor, le russe certo sono fortissime e mondiali, ma Paoletta non si tira indietro. Una volta liberatasi dalla piccola Chiara, gran bel fiore di bimba, Paoletta è tornata a correre come una matta, non aveva mai pensato di smettere, neanche quando portava Chiara in grembo. Paoletta ha la corsa nel sangue oltre che nelle gambe, e così è cresciuta, col suo bel macchinino. Il destino di Paoletta è quello di stare sempre dietro una russa. Ed ecco Paoletta che marca la russa qui a Monaco, e la russa è Ludmilla Bragina, l'imbattibile. La gara dei 1500 metri è tutta una gara di intelligenza e di tattiche, e in un certo senso è anche una gara evangelica perché spesso gli ultimi sono poi i primi. E infatti partono i 1500 e Ludmilla e Paoletta sono proprio ultime. Questo è proprio okay. Non sono okay le olandesi Keizer e Boxem che invece sono in testa e tirano da matte e fanno l'andatura matta del gruppo con l'inglese Carey. Questa tirata, alla fine, si rivelerà preziosa non alle olandesi, ma al record mondiale della Bragina. Marcando la Bragina, Paoletta Pigni si porta in quarta posizione, poi ritorna in settima, e questa è l'altalena per conservare le energie. E quando Ludmilla Bragina dà gas al suo motore incredibile, Paoletta fa i suoi conti e lascia andare, non è mica matta da uccidersi dietro un motore come quello. E così Paoletta costruisce la sua medaglia che, a questo punto, può essere d'argento e può essere di bronzo. E ai trecento metri Paoletta attacca le medaglie, e attacca Gunildona Hoffmeister, maschiona dell'est tedesco, che "viaggia" in seconda posizione. Tutte le altre sembrano ormai ferme. Ellen Tittel della Germania federale esce di curva comprimendosi il ventre. La Bragina è sola in testa e fa corsa a sè, ed è una corsa di vittoria e di primato mondiale. Per il secondo posto Paoletta attacca e Hoffmeister maschiona resiste, e siamo sul rettilineo, e a metà del rettilineo sembra che Paoletta ce la fa. Noi italiani in tribuna stampa ci alziamo da matti e le urliamo alla Paoletta: "Dài cicinìn, dài". Il cicinìn pare proprio che voglia passare la maschiona orientale, ma l'Hoffmeister resiste, lei è una delle tedesche orientali più resistenti che si conoscano. A raccontarla è un'eternità, sulla pista è stato un baleno. La Paoletta resta incollata alla Hoffmeister e non la supera, ma le resta incollata e non la molla, e sul traguardo non c'è niente da fare, rimane l'incollatura, la maschiona ha resistito al cicinìn. Medaglia di bronzo Paoletta e una gioia rabbiosa sul viso. Perché la Paoletta sul punto di superare la Hoffmeister si era voltata a guardarla, e quello era stato l'attimo fuggente, due centesimi di secondo, e il bronzo invece dell'argento. E così Paoletta dice ho perso l'argento. Il marito, che è il suo allenatore, non dice nulla. È stata una corsa indiavolata, cinque delle partecipanti hanno abbassato il vecchio record del mondo e tra di esse Paoletta, e più di tutte l'ha abbassato Ludmilla Bragina, sempre lei, che è una abbassatrice di record, anche perché i vecchi record sono sempre suoi, e così Ludmilla non fa che abbassare se stessa, senza fare sgarbo a nessuna. Tre volte Paoletta ha abbassato il suo record a Monaco ogni volta che è scesa in pista. Ed ora è terza nel mondo col suo tempo di Monaco. Ma quando mai erano accadute cose così nell'atletica italiana?