di Michele Schiavone

Sono trascorsi 75 anni da quando il governo italiano stipulò un accordo con il governo belga per barattare risorse umane, ovvero manodopera a basso costo, contro le materie prime – nella fattispecie il carbone, per equilibrare i sistemi economici dei due paesi. Da una parte un paese, il nostro, uscito distrutto dal secondo evento bellico mondiale, dall'altra un paese coloniale ricco di risorse naturali ma povero di braccia per valorizzarle e trasformarle in ricchezza.

Ricercando le cause che causarono l'emigrazione di massa italiana in Belgio, e dopo qualche decennio in Europa, a distanza di 75 anni si conoscono le ragioni reali di false narrazioni, di mezze verità, che fecero presa sui lavoratori bisognosi di sfamare le famiglie, di sconfiggere la povertà materiale e spesso la poca conoscenza della realtà dell'epoca. Per vincere "la bataille du charbon", lanciata dal primo ministro Achille van Acker, il 20 giugno 1946 il Belgio strinse un accordo con l'Italia che prevedeva l'invio di 50 000 unità lavorative in cambio di carbone, ma alla fine le reali forze inviate furono più di 63 800. La mano d'opera non doveva avere più di 35 anni e gli invii riguardavano 2 000 persone alla volta (per settimana).

Il giovane storico Toni Ricciardi ricorda in una delle sue pubblicazioni "uomini contro carbone" che ..." Alla faticosa ricerca di un nuovo assetto istituzionale e in una condizione di incertezza totale sul proprio futuro, l'Italia, fin dal 1946, aveva gettato le basi organizzative di uno dei più imponenti sistemi di esportazione di manodopera che la recente storia occidentale ricordi. Le piazze e i bar dei paesini, da Nord a Sud, furono tappezzati di manifesti rosa che incitavano a partire per le miniere del Belgio. Parallelamente ai centri di emigrazione, si sviluppò anche la rete dei trafficanti di migranti. Regolari o irregolari, l'importante era che fossero tanti, un esercito chiamato a combattere la «battaglia del carbone», scavando nelle viscere della terra quella risorsa necessaria al rilancio economico dell'Europa. Molti, dopo i primi mesi, rimpatriarono o furono arrestati per il rifiuto di sottostare alle condizioni disumane su cui Bruxelles e Roma si erano accordate: un flusso di almeno 2000 minatori a settimana, in cambio di una fornitura di carbone, che però non arrivò mai."

Quella diaspora forzata soprattutto dalle province del Sud e non solo, la costrizione ad accettare condizioni di lavoro disumane e disabilitanti, simili alle galere raccontate da Victor Hugo ne "I miserabili", testimoniano qual'è stato il sacrificio dei nostri connazionali e lo si intravede, ancora oggi, visitando la miniera del Bois du Cazier a Marcinelle,  luogo del sacrificio italiano per antonomasia, dove oggi si sono recati in segno di gratitudine e riconoscenza le istituzioni italiane, i colleghi del CGIE, le amiche e gli amici del Comites, le associazioni italiane assieme a quelle belghe, alle autorità belghe, che in questi tre quarti di secolo sono cresciute assieme, hanno celebrato matrimoni comuni e hanno creato condizioni nuove e originali per coloro che nel Regno del Belgio sono accumunati da una cultura, da interessi e da una doppia cittadinanza. In tanti sono diventati classe dirigente, fungono da punti di riferimento nel mondo della politica, della cultura, dello sport e a loro volta sono diventati imprenditori.

Grazie a quei sacrifici sono stati superati i pregiudizi e l'intolleranza verso il diverso, sono maturati e si sono diffusi i sentimenti di solidarietà e proprio in quel Paese si è affermato il senso della transnazionalità, della cittadinanza europea.

Da tempo il mondo viene percepito come un villaggio globale nel quale la mobilità dei cittadini è riconosciuta come un valore e nel quale i diritti vengono affermati quotidianamente, affinché abusi, costrizioni, soprusi e le migrazioni devono essere debellati.

Il CGIE ringrazia gli intervenuti alla commemorazione per commemorare il 75° anniversario dell'accordo belga-italiano "uomo per carbone" e la storia dell'immigrazione italiana in Belgio, il Bois du Cazier (Marcinelle) alla presenza di Paul Magnette, sindaco di Charleroi, Francesco Genuardi, Ambasciatore d'Italia presso il Regno del Belgio, Sergio Aliboni, Presidente dell'associazione dei minatori della vallonia, Elio di Rupo, Ministro Presidente della Vallonia , Sophie Wilmes, Ministro degli Affari Esteri del Governo Belga, David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo. Eleonora Medda, Consigliere e membro del Comitati di Presidenza del CGIE, e Raffaele Napolitano, Presidente inter-comites Belgio, terranno un discorso di omaggio ai minatori.

Michele Schiavone

Protocollo dell'accordo stipulato dall'Italia con il Belgio il 23 giugno 1946

La conferenza che ha riunito a Roma i delegati del Governo italiano e del Governo belga per trattare dei trasferimento di 50 000 lavoratori nelle miniere belghe, è giunta alle seguenti conclusioni[2]:

1) Il Governo italiano, nella convinzione che il buon esito dell'operazione possa stabilire rapporti sempre più cordiali con il Governo belga e dare la dimostrazione al mondo della volontà dell'Italia di contribuire alla ripresa economica dell'Europa, farà tutto il possibile per la riuscita dei piano in progetto. Esso provvederà a che si effettui sollecitamente e nelle migliori condizioni l'avviamento dei lavoratori fino alla località da stabilirsi di comune accordo in prossimità della frontiera italo-svizzera, dove a sua cura saranno istituiti gli uffici incaricati di effettuare le operazioni definitive di arruolamento.

2) Il Governo belga mantiene integralmente i termini dell'"accordo minatore-carbone" firmato precedentemente[3]. Esso affretterà, per quanto è possibile, l'invio in Italia delle quantità di carbone previste dall'accordo.

3) Il Governo belga curerà che le aziende carbonifere garantiscano ai lavoratori italiani convenienti alloggi in conformità delle prescrizioni dell'art. 9 del contratto tipo di lavoro; un vitto rispondente, per quanta possibile, alle loro abitudini alimentari nel quadro del razionamento belga; condizioni di lavoro, provvidenze sociali e salari sulle medesime basi di quelle stabilite per i minatori belgi.

4) Con determinazione speciale, il governo belga acconsente a che siano corrisposti gli assegni familiari alle famiglie dei minatori italiani i cui figli risiedano fuori dei territorio belga. All'atto della loro assunzione i minatori italiani presenteranno all'azienda carbonifera a cui sono addetti un certificato ufficiale attestante lo stato esatto della loro famiglia. Tale certificato sarà rinnovato ogni tre mesi. I minatori italiani autorizzeranno le aziende carbonifere a versare al beneficiario residente in Italia l'importo degli assegni loro dovuti. Essi forniranno, a questo riguardo, per iscritto tutte le notizie necessarie. Ogni eventuale frode in materia di assegni familiari sarà punita in conformità alla legge belga.

5) Il Governo italiano si adopererà a che gli aspiranti all'espatrio in qualità di minatori, siano, nel migliore modo, edotti di quanto li concerne attirando, in particolar modo, la loro attenzione sul fatto che essi saranno destinati ad un lavoro di profondità nelle miniere, per quale sono necessarie un'età relativamente ancor giovane (35 al massimo) e buono stato di salute.

6) La durata del contratto è riportata a 12 mesi.

7) Allo scopo di ridurre al minimo il trasferimento di valuta dall'Italia in Belgio, è reciprocamente stabilito un conto di compensazione per tramite di una banca italiana e di una banca belga, designate ciascuna dal rispettivo Governo. In conseguenza, tanto i versamenti effettuati dai lavoratori italiani a favore della loro famiglia, saranno fatti alla banca belga di cui sopra delle somme dovute al "Comptoir Belge des Charbons". Sarà compito della banca italiana sia di ricevere dal proprio governo le somme dovute in pagamento dei prezzo dei carbone importato dal Belgio sia di versare alle famiglie dei minatori italiani le somme che sono loro dovute.

8) Il governo belga accetta il principio della possibilità di ricuperare mediante ritenuta sui salari dei minatori le somme anticipate a questi ultimi in Italia per le loro spese di trasferimento in Belgio, a condizione, pero, che sia riconosciuta la priorità dei debiti, eventualmente contratti dall'operaio verso la direzione delle miniere, e a condizione altresì che gli operai autorizzino esplicitamente tali ritenute.

9) In ciascuno dei cinque bacini carboniferi belgi il governo italiano delegherà una persona di fiducia, la cui retribuzione corrisponderà a quella di "un delegato all'ispezione delle miniere". Queste spese saranno a carico della "Federazione delle Associazioni Carbonifere dei Belgio". Detta persona di fiducia avrà per compito di vigilare tanto sulla buona condotta dei suoi compatrioti al lavoro, quanta sulla tutela dei loro interessi particolari. Essa renderà conta della propria attività al governo italiano quanta a quello belga.

10) Su tutti i treni a carico completo, un interprete designato dal governo italiano accompagnerà i minatori dal luogo di partenza previsto di detti treni fino a Namur a spese della Federazione delle Associazioni Carbonifere Belghe, la quale assicurerà il ritorno di detto delegato in Italia e le spese per l'eventuale suo soggiorno in Belgio. L'interprete sarà sottoposto all'autorità del capo della missione belga che accompagna i treni.

11) II Governo italiano farà tutto il possibile per inviare in Belgio 2 000 lavoratori la settimana.

12) Il ministero italiano degli Affari Esteri, o per sua delega le questure, rilasceranno a ciascun minatore un passaporto individuale o un foglio di identificazione personale, munito della fotografia dei titolare. Questi documenti, salvo il caso di lievi condanne, non saranno rilasciati ai minatori che abbiano subito condanne iscritte al casellario giudiziario. Il Consolato dei Belgio a Roma, ad esclusione di ogni altro Consolato belga in Italia, riceverà le liste dei minatori e, previo esame, rilascerà i visti sui passaporti collettivi per ciascun convoglio. I passaporti e i visti avranno la validità di un anno. I convogli saranno formati nel luogo designato di comune accordo fra le autorità italiane e belghe. Per nessun motivo detto luogo potrà essere modificato senza previo accordo dei due governi. Nella stazione di partenza saranno apprestati locali ai fini di un'accurata visita medica di ciascun operaio, della firma dei suo contratto di lavoro e del controllo della polizia belga. Un servizio d'ordine organizzato nella stazione avrà il compito di impedire l'accesso al treno ad ogni persona che non abbia adempiuto a tutte le formalità sopra indicate. Nessuna autorità potrà modificare l'itinerario dei treni, ne fissare ore di partenza che non lascino il tempo sufficiente per i controlli e per la definizione dei contratti di arruolamento.

Fatto in duplice esemplare a Roma il 23 giugno 1946

PER IL BELGIO: L'Incaricato d'Affari dei Belgio Comte Geoffrey d'Aspremont-Lynden Incaricato d'Affari Ambasciata del Belgio, Roma

PER L'ITALIA: Il Capo della Delegazione Italiana Conte Secco Suardo Presidente della Delegazione Italiana, Roma