Prima il bastone, poi la carota. La rottura non c’è stata. Quella no. Ma di sicuro Beppe Grillo non le ha di certo mandate a dire. “Giuseppe Conte? E’ lui che ha bisogno di me” si sarebbe lasciato andare, ieri, il garante del M5S, cimentandosi in una dichiarazione destinata a lasciare qualche strascico nei rapporti con l'attuale leader in pectore del Movimento. L'ex comico genovese si è recato a Roma dove ha presenziato all'assemblea con i deputati pentastellati accolto con gli applausi (ma anche da qualche assenza di troppo). Per l'occasione Grillo ha presentato il nuovo simbolo del partito: identico a prima, solo, in basso, al posto dell'indirizzo del Blog delle Stelle, ci sarà l'anno 2050. Quindi, dopo gli screzi a distanza, ecco l’ammonimento: “E’ Conte ad avere bisogno del Movimento e io gli posso essere molto utile". Inoltre, ha osservato l’ex comico, l'avvocato pugliese "non conosce le piazze". E poi: "sono il garante, non sono un coglione". Quindi la carezza, dopo lo schiaffo: “Voglio preservare la democrazia diretta, io non voglio indebolirlo, voglio rafforzarlo. Questo è il momento di Conte". Insomma: nessuna spaccatura. Ma un bel po’ di paletti sì. In altre parole: il progetto di rifondazione può proseguire, anche se la bozza di statuto elaborata da Conte non è piaciuta a Grillo. Avanti, dunque, a patto però di rispettare alcune precise condizioni che lo stesso garante e fondatore si è affrettato a precisare. Ad esempio: il limite al tetto ai due mandati. A Grillo proprio non piace che lo si superi, però ha anche accettato che, volendo, si può far votare gli iscritti per una eventuale modifica. E poi, l’insoddisfazione (condivisa da gran parte del M5S) verso il lavoro del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, proprio lui che pure lo aveva inizialmente vidimato. Come a dire: avanti sì, ma… parliamone.