I rumors sono incessanti. Giuseppe Conte ne avrebbe le scatole piene delle “invettive” di Beppe Grillo, il quale, non più tardi di due giorni fa, parlando con i deputati del Movimento, incontrati a Palazzo Montecitorio, avrebbe non solo manifestato il proprio disappunto per la mappa dello statuto fin qui abbozzata dall’avvocato pugliese (tra le modifiche suggerite, si sarebbe profilata pure l'eliminazione del tetto dei due mandati, cosa notoriamente non gradita all'ex comico) ma avrebbe anche ricordato che semmai, sarebbe proprio l’ex premier ad avere bisogno di lui e non viceversa. “Sono il garante io, non un coglione” lo sfogo del fondatore. Una presa di posizione durissima la sua. Quasi un’altolà inferto a Conte, che, stando a quanto trapelato dalla galassia pentastellata, avrebbe spinto il leader in pectore del M5S a decidere di abbandonare la barca.

Per la verità, fino a poche ore fa, si dava per certo che già due giorni fa l'avvocato pugliese sarebbe stato sul punto di sbattere la porta, trattenuto, in questo, dallo sforzo certosino di mediazione dei “pontieri”, tra cui Luigi Di Maio, convinto che senza Conte, per il Movimento, le cose si sarebbero messe male. Nel frattempo, a ingarbugliare ulteriormente le cose, si è aggiunta, ieri, la presa di posizione di Davide Casaleggio, presidente dell’associazione Rousseau il quale, nel duello tra Grillo e Conte, si è schierato con il primo. “Ho espresso diverse volte il mio pensiero su come il Movimento si stia trasformando in qualcosa di diverso in questo ultimo anno” ha spiegato Casaleggio ai microfoni di Radio Capital. “Le idee di Conte sul M5S non mi sono ancora chiare e non capisco perché questo fantomatico statuto sia stato tenuto segreto in questi mesi" ha proseguito il figlio di Gianroberto (defunto fondatore del Movimento), per poi affondare il colpo: "Non è con uno statuto che si fa un movimento. Mi sembra più un’organizzazione sul modello dei partiti del Novecento più che un movimento”.

Insomma, Conte è finito letteralmente nel tritacarne, preso tra due fuochi: da un lato Grillo, che pure lo aveva voluto, inizialmente, a capo del progetto di riqualificazione del M5S. Dall'altra chi, come Casaleggio, viene visto dai dissidenti come un eventuale “punto di riferimento” nel caso di un’eventuale diaspora. “Non dico niente per ora”, si è limitato a commentare il presidente della Camera, Roberto Fico, a quanti gli chiedevano un commento sulle frizioni interne, in particolare sullo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Ma le tentazioni dell'ex premier di uscire, in queste ore, si fanno sempre più forti. Per Conte, infatti, l’idea di una “diarchia”, vale a dire di un Movimento a “due teste”, sarebbe inaccettabile. Per questo lo strappo appare veramente a un passo, perché Grillo ha parlato chiaro e fatto comprendere che non ha alcuna intenzione di mettersi da parte. Da qui la tentazione di separarsi per varare un soggetto nuovo, fatto a propria immagine e somiglianza, anche se la strada sarebbe in salita per le difficoltà di organizzare un “partito” alla vigilia delle amministrative.