Conte contro Grillo, Grillo contro Conte, poi di nuovo Conte contro Grillo e infine il "garante" che perde le staffe e attacca i fedelissimi di un tempo. Sissignori, il Movimento s'è proprio rotto. E più che parlare di scissione, forse, oggi, sarebbe il caso di parlare di frantumazione. Riepiloghiamo. Tre giorni fa, in piena bagarre per il controllo dello scettro pentastellato, l'ex premier - insignito del titolo di leader in pectore del M5S proprio dall'ex comico - ha chiesto al cofondatore di decidersi: se essere, cioè, padre padrone o padre generoso, perché sì, la diarchia non fa bene a nessuno e le leadership non possono essere dimezzate. Tempo 24 ore ed ecco arrivare la replica piccata del cofondatore: Conte? Si è montato la testa. Non ha le capacità di gestire il Movimento. Meglio rispolverare il caro, vecchio Rousseau e misurarci lì, come un tempo. Finita qui? Macché. Il giorno dopo le voilà nuovamente l’ex premier andare all’attacco di Grillo: "la svolta autarchica mortifica un'intera comunità" le sue parole. In mezzo resta il problema del ritorno alla piattaforma di Casaleggio, dopo che Di Maio e co. avevano rotto col figlio dello storico guru. Vito Crimi, contrario al suo (ri)utilizzo, ha addirittura alzato la voce dopo che Grillo lo aveva intimato di indire le elezioni nel giro di 24 ore, spiegando di essere lui “l'unico che può indirle". Sembra che lo stesso reggente abbia anche provato a rendere pubblica la bozza del nuovo statuto proposta da Conte e bocciata da Grillo, incassando un severo altolà con tanto di minaccia di espulsione. Risultato: 150 parlamentari sarebbero pronti a seguire Conte con lo stesso Crimi che, scottato, starebbe seriamente riflettendo se rimanere o no nel Movimento. Ieri, in serata, i due contendenti sono tornati a mandarsi varie accuse. L'ex premier, nonostante la sua "espulsione" voluta da Grillo, ha detto che andrà avanti nel suo nuovo soggetto politico: "Non lo voglio tenere nel cassetto perché non può essere la contrarietà di una singola persona a fermare questa proposta politica, che ritengo ambiziosa e utile anche per il Paese”. Poi è stato l'ex comico a punzecchiarlo nuovamente: "Il MoVimento doveva cambiare con Conte. Lui forse era la persona più adatta che c'era. O forse magari non è la persona più adatta di quello che serve oggi al Movimento". Ho agito come dovevo, con cuore, anima e intelligenza. Io non sono il padre-padrone del MoVimento, io sono il papà del MoVimento, ho fatto delle cose straordinarie che non rinnego con chi oggi mi sta disprezzando”. Sullo statuto: "Era una roba che metteva al centro lui, forse aveva frainteso perché era una cosa da tenere presente che negli Stati generali gli iscritti avevano detto di fare una distruzione dei poteri. Perché se hai tutto in mano ti fai del male da solo".