DI MARCO FERRARI

A Roma Italo Calvino è già diventato un viale, zona circonvallazione meridionale. Ciò che è memoria non svanisce, come i suoi libri, sempre di attualità, sempre in classifica, eterni a loro modo, come i personaggi che lo scrittore ha inventato, dal Barone Rampante al Visconte Dimezzato. A suo modo discosto, Calvino ha vissuto in diverse città, essendo nato a Santiago di Cuba, avendo passato la gioventù a Sanremo per mettere su casa poi a Torino, Parigi e Roma e avere l'abitazione estiva a Castiglion della Pescaia, in Maremma. Difficile rimettere a posto i cocci, i dettagli e gli oggetti di una vita così diversificata. Invece c'è riuscita, con l'ausilio degli eredi, la Biblioteca Nazionale di Roma. Intere pareti di libri, oltre settemila volumi, che erano raccolti nella sua abitazione di via Campo Marzio, ci raccontano il Calvino segreto, i suoi gusti, le sue propensioni letterarie, i volumi che ho hanno seguito nelle sue peregrinazioni. Ecco persino le tre scrivanie delle città in cui ha vissuto con l'inconfondibile Olivetti azzurra, prima dell'arrivo dei computer che lui non ha conosciuto, essendo scomparso a Siena nel 1985 in un ospedale, Santa Maria della Scala, anch'esso non più in funzione, diventato uno spazio museale.

Nella raccolta calviniana anche il secretaire in midollino e il giradischi con la puntina ancora intatta. Dai ripiani spunta la fotografia di Elio Vittorini, insieme ai tanti oggetti d'una vita, raccolti nei viaggi in Iran o in Messico insieme alla moglie Chichita. Anche i quadri appesi tra gli scaffali parlano del narratore ligure, uno schizzo del Visconte Dimezzato e le invenzioni dell'amico Toti Scialoja. Tutto è stato ricostruito fedelmente, perfino il tavolo del terrazzo dove è nato Palomar e là davanti il giardino che riprende i consigli dei genitori, instancabili sperimentatori di floricultura. Mario Calvino ed Eva Mameli, infatti, erano botanici e agronomi, operarono in Messico e a Cuba, dove nacque il futuro scrittore e quindi rientrarono a Sanremo a dirigere la stazione sperimentale di floricoltura intitolata a Orazio Raimondo.  

"L'effetto sarà quello di entrare nella sua casa, l'ultima della sua vita, al numero 5 di piazza Campo Marzio" spiega il direttore della Biblioteca Nazionale Andrea De Pasquale, artefice del grande museo del Novecento di cui casa Calvino è il nuovo prezioso tassello. "Anche i libri rispettano la disposizione che avevano nelle tre librerie bianche, ordinati in doppia fila" racconta. E, nascosto tra le pagine, il segreto della biblioteca di Calvino, il libro inedito delle sue note a margine. Calvino non mostrò grande amore per Roma, avendo con la capitale un rapporto inquieto e problematico, quasi un distacco sordo. Insomma, non entrò mai in sintonia con la principale città italiana, come invece accadde a Torino. 

A differenza di analoghe iniziative, realizzate in tutto il mondo per diversi scrittori, la nuova Sala Calvino della Biblioteca Nazionale non si limiterà alla riproduzione del laboratorio di scrittura di uno dei più grandi romanzieri del Novecento. Grazie a una convenzione di comodato firmata con la figlia Giovanna Calvino, la Biblioteca Nazionale diventerà il luogo di conservazione del fondo archivistico e bibliografico dello scrittore, quindi centro di studi e di ricerca. Il comitato scientifico avrà il compito di coordinare i vari progetti di inventariazione di un archivio unico e di catalogazione della biblioteca, arricchita da due donazioni recenti: il Fondo conservato all'Università Sapienza, curato da Laura Di Nicola che è la direttrice del primo Centro internazionale, e la collezione dei volumi rimasti a b e donati dalla vedova alla casa editrice Einaudi. Ma Casa Calvino ospiterà anche lettere inviate e ricevute dallo scrittore mostrando le relazioni personali, umane e professionali che intratteneva.

Molto particolari sono alcune cartoline postali inviate da Italo al padre Mario, sia negli anni della guerra che immediatamente dopo il conflitto, quando poco più che ventenne comincia a muovere i primi passi negli ambienti editoriali e giornalistici. In una missiva a Elsa Morante - anche questa esposta - confessa "quel sordo rimorso in fondo al cuore che è per lo scrittore lo spettro della propria scrivania che l'attende con la pila dei suoi fogli immacolati". Siamo nel 1950, il suo primo libro "Il sentiero dei nidi di ragno" dedicato al periodo resistenziale è uscito da tre anni, ma deve ancora arrivare il successo sancito dalla trilogia dei Visconte Dimezzato, del Barone Rampante e del Cavaliere Inesistente, il pozzo della sua immensa immaginazione letteraria che traeva fondamenta dalla terra ligure in cui ha passato la gioventù. Adesso tutti i frammenti del suo immenso lavoro creativo si ricompongono nella casa di vetro di Castro Pretorio, in quella che lo scrittore avrebbe chiamato "la biblioteca del terzo millennio". L'inaugurazione è prevista mercoledì 28 luglio prossimo con il ministro della cultura Dario Franceschini e la figlia Giovanna Calvino.