I Carabinieri dei NAS, d’intesa con il Ministero della Salute, hanno condotto su tutto il territorio nazionale una campagna di controlli presso villaggi turistici, campeggi, agriturismi
e similari strutture tradizionalmente vocate alla ricettività vacanziera. Nell’occasione sono stati oggetto di verifica anche i relativi esercizi di somministrazione di alimenti e bevande nonché i servizi forniti a favore degli utenti, come le camere, le piscine e le aree ricreative.

Le attività di controllo hanno interessato 724 strutture e aziende, accertando violazioni
presso 202 di esse, pari al 28% degli obiettivi ispezionati, dei quali 17 oggetto di
provvedimenti di sequestro o di sospensione dell’attività a causa di gravi irregolarità e di
incompatibilità con la prosecuzione del servizio. Le 301 violazioni penali e amministrative contestate, per un ammontare di 150 mila euro, hanno riguardato numerose inosservanze emerse nel corso delle verifiche dei NAS.

In particolare, è stata rilevata la mancata attuazione delle misure di contenimento alla
diffusione da Covid-19, che prevede l’uso di dispositivi di protezione individuale e di
mascherine facciali, la presenza di dispenser per la disinfezione delle mani e delle
informazioni per la clientela, la predisposizione di procedure di disinfezione, di
mantenimento del distanziamento e la formazione degli operatori.

La metà delle violazioni contestate sono attribuibili a carenze igienico-sanitarie e strutturali
di ambienti adibiti alla preparazione e somministrazione dei pasti, spesso improvvisati o
ampliati abusivamente rispetto alle previsioni e collocati in spazi ristretti, a volte anche privi di acqua potabile.

Nei casi più gravi sono stati rinvenuti alimenti detenuti in cattivo stato di conservazione e
proposti fraudolentemente come freschi, mentre in altri mancava l’indicazione circa la
presenza di allergeni o la tracciabilità del prodotto. All’esito degli interventi, i NAS hanno
eseguito il sequestro di 1.890 kg di alimenti irregolari.

I 17 provvedimenti di chiusura e sospensione delle attività hanno riguardato in 11 casi
ambienti destinati alla lavorazione e gestione degli alimenti e dei pasti, nelle restanti
situazioni invece sono state disposte nei confronti di spazi alloggiativi e di pertinenze quali
piscine abusivamente attivati.

Nel corso dei citati controlli è stato valutato anche il rispetto della recente normativa che
disciplina gli accessi alle aree interne dei servizi di ristorazione, aree benessere, centri
ricreativi prevedendo l’obbligo della presentazione della certificazione verde COVID-19:
nei villaggi turistici, campeggi e agriturismo oggetto di verifica da parte dei NAS è stata
accertata la regolarità degli avventori presenti, risultati tutti muniti di “green pass”.