di Stefano Casini

Per un turista latino che conosce un po' l'Italia, arrivare a Montevideo è come respirare il nostro paese. Trova in varie piazze e strade della capitale uruguaiana, tanti simboli italiani inconfondibili.

Nei primi decenni del Novecento diversi riferimenti urbani si contendevano la rappresentazione iconica della città. Nel 1928 il Palacio Salvo, in quell'epoca il grattacielo più alto del Sud America, era un vero simbolo pubblicitario di  una città prospera ed è una destinazione attraente per l'immigrazione Europea. L'immagine del Graff Zepelin che sorvolava il Palacio Salvo è un motivo frequente delle vecchie cartoline dell'Uruguay della prima metá del XX secolo.

Verso la fine della seconda metà del Novecento, nasce una nuova rappresentazione che allude alla città, associata con il governo municipale dell'epoca. Per ogni viaggiatore occidentale con conoscenza nella storia dell'arte, l'immagine del David di Michelangelo si riferisce a un contesto inconfondibile della Cultura Italiana.

Si tratta della riproduzione più nota, piazzata nella spianata del Palazzo Municipale. Negli anni '50 quindi, per il montevideano, il David di Michelangelo, è diventato un simbolo della propria città.

Senza dubbio, questa nuova immagine, quella di un David in bronzo all'ingresso della sede municipio di una capitale latinoamericana, può essere una rappresentazione curiosa per un turista, ma è diventato un riferimento identificativo per la capitale dell'Uruguay. Appare frequentemente nell'iconografia urbana locale, in copertine di libri che mostrano la città e in alcune pubblicazioni del Comune. Davide, capostipite di una dinastia che regnò per secoli tra gli ebrei, diventa oggetto di una rappresentazione artistica tradizionalmente associata a Firenze e al Rinascimento. Trenta secoli dopo la sua morte, e più di quattrocento anni dopo che Michelangelo lo scolpí in marmo la riproduzione di David viaggia dall'Italia all'Uruguay. La statua è stata subito piazzata nell'attuale posizione e in chiaro dialogo con il Palazzo Comunale. Simboleggia la città e il suo governo. Questa confluenza di passati e rappresentazioni che legano la città con il mondo, non è atipico nella capitale uruguaiana. Montevideo ha più di trecento monumenti di vario significato storico: da gruppi scultorei di indiscutibile valore artistico a semplici busti situati in luoghi poco affollati, che possono sostenere una semplice struttura in cemento o mattoni. Questa cifra è curiosa se confronta la città con altre di popolazione e risorse simili, o addirittura con la grandi metropoli.

Sorprende anche la diversità dei soggetti e degli oggetti. Quasi tutti i monumenti evocano figure ed eventi del passato nazionale uruguaiano ed é quindi l'Italianità nazionale dell'Uruguay che spicca su strade e piazze.

Ancora un'altra percentuale altrettanto rilevante rappresenta personalità, eventi ed espressioni cultura di almeno una dozzina di paesi, i cui emigranti hanno contribuito alla conformazione e sviluppo della società locale. Nell'ambito di quell'universo di monumentalità urbana, i riferimenti simbolici alla comunità italiana e la storia della Penisola occupano un posto privilegiato. Questo contributo presenta semplicemente un'analisi primaria di questo "corpus" eterogeneo di fonti arti plastiche, che testimoniano la volontà di considerare costitutivi della cultura locale per alcune realtà storiche legate al passato di un altro Stato (l'Italia)

Due personaggi storici rientrano in questa categoria.

CRISTOFORO COLOMBO - Il primo  il genovese Cristoforo Colombo a cui è dedicato un monumento a Villa Colón, un popoloso quartiere della capitale. Opera dello scultore italiano Antonio Bozzano, fu inaugurato il 30 gennaio 1927, nella Plaza del Colegio Pío IX, tra Avenida Lezica e le strade Guanahany e Veraguas. Scolpito in marmo bianco, è erigere la statua su un arco trionfale dello stesso materiale, il grande navigatore ha, nella mano destra, una carta nautica e appoggia la mano sinistra sul globo terracheo. L'arco del trionfo presenta, nella sua parte superiore, due bassorilievi, simboli della  "Partida dal porto di Palos" e dallo "Sbarco nel Nuovo Mondo all'Isola di Guanahany". Su una lastra di marmo posta tra i due bassorilievi, l'iscrizione dice: „" Al genio di Cristoforo Colombo che era una visione inconfondibile dell'ideale con l'instancabile tenacia nello sforzo. Riposo supremo della fiducia in Dio. Alumni e estimatori del Collegio Pio IX nel cinquantesimo anniversario della sua fondazione. 1877 - 2 febbraio 1927 A.M.G.D". Il monumento - il primo in America ad essere dedicato a Colombo - ha un'altezza dodici metri (compreso l'arco e la statua) e una larghezza di dieci. Pesa trenta tonnellate!

GIUSEPPE GARIBALDI - Se Cristoforo Colombo unisce Italia, Spagna, Uruguay e tutta l'America, la memoria urbana del seguente personaggio storico, lega  molto strettamente l'Italia con l'Uruguay. È proprio lui, il Generale Giuseppe Garibaldi, la cui carriera politica e militare illustra la nostra storia e quella del paese che ci ospita, intreccio di passato e ricordi. Il monumento che lo ricorda e lo evoca in motivo della sua partecipazione nella Grande Guerra, è opera di uno scultore uruguaiano di Origine italiana Juan D'Aniello. Fu inaugurato il 17 novembre 1933 e si trova nella Piazza Manuel Herrera y Obes, all'incrocio con Rambla 25 de Agosto de 1825 e Treinta y Tres, quasi davanti al porto di Montevideo. La scultura in bronzo si trova su un basamento in granito grigio, che include l'iscrizione: "Montevideo a Garibaldi, Capo delle Forze Navali della Repubblica  1842-1848". Un'ancora si trova sui gradini di accesso. La statua raffigura Garibaldi in piedi, con la spada sguainata nella mano sinistra L'anno prima dell'inaugurazione di questa statua, un obelisco che ricorda Garibaldi era stato piazzato nei giardini dell'Ospedale Italiano. L'11 giugno 1932, nell'ambito di un nuovo anniversario dell'Unità d'Italia, un piccolo obelisco in granito con la scritta "XX September MCCCLXX" fu definitivamente incorporato nel complesso di simboli storici che piazzato attorno all'antico ingresso principale dell'Ospedale Italiano. Incoronato da una stella, simbolo inconfondibile della Massoneria, il monumento ha alla base una targa in cui si legge "Gli Italiani dell' Uruguay nel Cinquentenario della morte dell' eroe evocando la sua gloriosa vita, questo ricordo posero".

Garibaldi

DANTE ALIGHIERI E LEONARDO DA VINCI

Con una differenza di tre anni si inaugurano, a Montevideo, le riproduzioni di sculture di due figure centrali della cultura italica e latina. Il primo corrisponde a Dante Alighieri, padre della nostra lingua e della letteratura italiana e uno dei fondatori dell'Umanesimo. La statua, opera di Ugo Zannoni, si trova sulla Piazza dei Signori di Verona il 14 maggio 1865, come "Auspicio del ricongiungimento del Veneto all 'Italia giá libera e unita'". La copia montevideana in bronzo, a differenza dell'originale, che è in marmo, è stato inaugurata il 1 dicembre, 1962, nello spazio libero situato all'incrocio tra Avenida 18 de Julio e Tristán Narvaja, nelle vicinanze della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università della Repubblica e della Biblioteca Nazionale. La scultura rappresenta Dante in piedi in atteggiamento meditativo, su base di granito grigio sabbiato.

La seconda figura storica della Penisola italiana la cui vita e carriera ricorda la città di Montevideo, è Leonardo da Vinci, vera personificazione Rinascimento. L'effigie originale, che si trova nella Galleria degli Uffizi de Firenze, fu scolpita da Luis Pampaloni, noto ai suoi tempi per la realizzazione sculture di membri della famiglia Bonaparte. Nel 1965 fu realizzata una replica in bronzo situato nei giardini della Facoltà di Ingegneria dell'Università della Repubblica, davanti all'Avenida Julio Herrera e Reissig. Su un seminterrato di granito rosa troviamo la statua dell'artista che indossa un mantello che avvolge il suo corpo, mentre ha in mano un quaderno nella mano destra. Montevideo ricevette repliche scultoree di tre uomini di diversa fama e di diversi tempi. Per una città che cerca di abbellire i suoi viali incorporando pezzi artistici che la legano a trascorsi prestigiosi, il ricevimento di repliche così significative consente di risolvere il problema posto da una specifica sezione della città. Quando nel 1931 la copia dell'opera di Michelangelo fu collocata all'angolo ristrutturato su Avenida Rivera fra Jackson e Arenal Grande, offrí una soluzione urbano-artistica importante per uno spazio incompiuto. Questa non fu la locazione definitiva. Poi, le circostanze determinarono il suo spostamento nella posizione attuale. Anche le altre due figure le cui statue riprodotte in bronzo hanno fatto un pellegrinaggio dall'Italia all'Uruguay, rispondono a due condottieri, a cui l'arte ha dato fama superiore a quello che hanno ottenuto con le armi. Stiamo parlando di Bartolomeo Colleoni della città di Bergamo ed Erasmo da Narni, il famoso Gattamelata.

Colleoni

La scultura originale che ricorda il Colleoni, il campo di San Giovanni e Paolo si trova, nelle vicinanze della Scuola di San Marco, a Venezia. Opera di Andrea del Verocchio ed ha come fonte di ispirazione il monumento equestre dell'imperatore romano Marco Aurelio.  Una volta giunta a Montevideo la copia commissionata, nel 1951 fu concessa come destinazione temporanea nella spianata del Palazzo Comunale. L'altra scultura riprodotto, dal Gattamelata, è considerato il primo ad onorare un guerriero La replica montevideana  è stilisticamente legata a due passati, quello rinascimentale e l'antichità classica.

L'originale del Gattamelata si trova in Piazza del Santo, a Padova, e rappresenta il personaggio storico nella sua maturità.

Monumenti che simboleggiano "Roma Eterna" e "Italia Infinita" Riferimenti all'Italia come storica culla di valori che incarna la cultura Uruguaiana si presentano in due esempi che rispondono ai tempi obiettivi ideologici diversi, ciò nonostante, cercano di enfatizzare il carattere "eterno" dell'eredità di Roma, "madre della latinità" e della proiezione "infinita" del contributo di un'Italia i cui navigatori, come Colombo o Marco Polo, hanno contribuito alla scoperta dei confini del mondo.

Il primo esempio è costituito da una copia della Lupa Capitolina che il Governatore di Roma donó a Montevideo nel 1939. Fu un gesto di diplomazia fascista che desiderava porre in evidenza i rapporti italo-uruguaiani, in un contesto impostato, sin dall'inizio della seconda guerra mondiale e, localmente, dall'assunzione di un nuovo governo, quello di Alfredo Baldomir, che, rimanendo nei limiti del regime instaurato dalla dittatura di Gabriel Terra, cominció a prendere distanza dall'ammirazione per l'Italia di Mussolini. La copia si trova nel letto sud dell'attuale Plaza de la Democracia, alla confluenza da Bulevar Artigas e Avenida Italia. L'originale consiste in a scultura in bronzo raffigurante una lupa, attribuita agli Etruschi. Alla cerimonia di inaugurazione a Montevideo, Belardo Ricci, rappresentante del governo fascista, disse: "Poche sono le città del mondo che mamma Roma ha voluto distinguere come figlie Favoriti, ritenendoli degni di indossare il simbolo della loro indiscutibile e magnifica latinità. Perché poche sono le città in cui Roma può vedere riflesso il suo volto, come la Madre che Cerca ansiosamente in quello di sua figlia i propri lineamenti. [...] Tutta una gloriosa storia di lotte, in che il sangue dei due popoli è stato mescolato, in cui sono stati gli sforzi dei figli di entrambi uniti in perfetta solidarietà, legano potentemente quella che fu l'eroica cittadella del nuovo nazionalità di cui è stata la culla e continua ad essere sede della più antica. Torrenti di sangue Gli italiani circolano nelle vene di questo popolo forte. E tutto ciò in cui Roma cerca avidamente le sue figlie è una virtù preziosa e altissima a Montevideo."

Il secondo monumento che rende omaggio ai legami tra i due paesi riceve il nome di Infinita Italia. Si tratta di un'opera modernista di Mario Lorieto, artista Uruguaiano, autore di un'altra scultura emblematica della città, L'Albero della Vita e il Tempo atmosferico. Inaugurata il 14 luglio 1998, Italia Infinita si trova nella stessa piazza a che quasi sessant'anni prima era stata eretta la riproduzione della Lupa Capitolina. La scultura di Lorieto è costituita da una struttura in ferro alta cinque metri che integra tre simboli, Terra, Vita, e la lettera 'I', alludendo all'Italia. 

Elisa Roubaud fa una suggestiva interpretazione dell'opera. Diversi in altezza, i bracci del diapason salgono paralleli e questa forma geometrica, si impenna in una faticosa ascesa che il peso del materiale suggerisce. L'opera è carica di adesioni che ne modificano il volume, che intaccano la superficie macchiata con sfumature di patine di ruggine sul ferro originale. Sono una specie di pietre miliari che imitano i cicli della storia, tappe che significa accogliere, a contatto con gli emigrati italiani e ancor prima, durante la Conquista. Sono le fondamenta di una cultura millenaria trasmessa a Roma dalle isole dell'Egeo e da tutta l'Europa, attraverso l'Impero e attraverso la Spagna che raggiunse, grazie a Colombo, l'America Latina. 

La convivenza nello stesso spazio della Lupa Capitolina e dell'Italia infinita, solleva vari paralleli. Il primo monumento arriva da Roma e riafferma la Latinità di cui è tributaria la cultura uruguaiana. Il secondo viene dalla propria città di Montevideo e riafferma gli aspetti universali della Cultura italiana. La Lupa è un espressione archetipica della scultura classica. Italia Infinita, invece, è a manifestazione caratteristica della scultura contemporanea, in cui i contributi dell'arte universale si fondono in una sintesi stilistica inconfondibilmente locale, tributaria del costruttivismo di Joaquín Torres García massima espressione pittorica dell'Uruguay.

STEFANO CASINI