Di Mimmo Carratelli 

È cominciato ieri un campionato pesante, un campionato appesantito da un miliardo di euro di perdite e schiacciato da 4,6 miliardi di debiti.

Il Napoli, club virtuoso, conti in ordine, stipendi pagati, nessun debito, è entrato in un tunnel pericoloso. Previsto a fine stagione un passivo di 50 milioni dopo due bilanci chiusi in rosso (-19 e -20). In queste condizioni, calciomercato povero. Napoli al palo, col solo arrivo di Juan Jesus, fermo anche nelle uscite (non c'è un euro, bamboli).  È l'anno più duro dei diciotto della presidenza De Laurentiis.

Centrare la qualificazione Champions con relativi proventi sembra vitale. Il Napoli di Spalletti può piazzarsi nei primi quattro posti?

Si riparla delle "sette sorelle", le sette squadre in lizza per l'alta classifica, il Napoli con Juventus, Inter, Milan, Atalanta, Lazio, Roma. 

Chi farà spazio al Napoli? Ci sarà bisogno di un calo fra le prime quattro squadre del campionato scorso (Inter, Milan, Atalanta, Juventus) per "aiutare" il Napoli ad entrare nella zona-Champions. 

Con sette partite abbordabili e il solo "inciampo" della Juventus alla terza giornata a Fuorigrotta, il calendario offre un inizio incoraggiante per il Napoli. Il debutto, stasera al "Maradona", è contro il neo-promosso Venezia. C'è un solo risultato da prendere in considerazione. Un flop all'esordio cancellerebbe le residue certezze azzurre.

Spalletti è l'unico "valore aggiunto" di un Napoli che è lo stesso dello scorso anno. Pare che il tecnico toscano abbia velocizzato il gioco degli azzurri, cancellando il tic-toc-tic, esaltando una manovra più semplice in profondità per ottenere il massimo da Osimhen.

A prescindere dalle vicende contrattuali, Insigne giocherà ad alto livello per mantenere il posto in nazionale in vista del Mondiale prossimo. Si tenteranno i rilanci di Ounas ed Elmas. Il Napoli abbonda di difensori con i rientri di Malcuit e Zanoli. 

Senza mediani di ruolo e di interdizione, fermo Demme per infortunio, Spalletti accantona il 4-2-3-1 per il 4-3-3. Non cambia molto.

Il Napoli non ha veri centrocampisti, è una formazione di tutte mezze punte. Il 4-1-4-1, provato da Spalletti, sembrerebbe il modulo più rassicurante (ma chi è il giocatore di sicuro affidamento davanti alla difesa?).

Dovranno essere soprattutto i giocatori a rassicurare i tifosi, più di tutti Zielinski giocando con continuità come sa e Fabian Ruiz senza nostalgie spagnole.

Il Napoli ha il vantaggio di avere cambiato nulla, tranne la guida tecnica, perciò dovrebbe essere già pronto ed efficace anche senza il terzino sinistro e il centrocampista di personalità che servivano. E manca l'alternativa più convincente per Osimhen, che il cielo l'assista per tutta la stagione.

Ricordi lontani col Venezia. In serie B a inizio Duemila (tre pareggi e una sconfitta azzurra in Laguna). Lontanissimi i confronti in serie A, l'ultimo col Napoli di Pesaola, Altafini e Sivori, 5 marzo 1967, poker azzurro al San Paolo con Canè (doppietta), Ottavio Bianchi e Juliano, molte epoche fa.

Per gli appassionati più anziani il ricordo al Vomero del Venezia con Loik e Mazzola, poi mezzali del Grande Torino, negli anni Quaranta.

Il Venezia americano del newyorchese Duncan Niederauer si è guadagnata la serie A ai playoff. Annuncia un poco credibile 4-3-3. Farà muro e contropiede per sopravvivere. La salvezza è il suo obiettivo.

L'anno scorso, in serie B, ha subito solo tre sconfitte fuori casa (sei sul proprio terreno). Sembrerebbe una squadra in difficoltà a creare gioco, ma efficace quando deve difendere.

In ogni caso, non può essere un ostacolo alto per il Napoli. In caso contrario, rassegniamoci a un campionato mediocre.

Tornano i tifosi allo stadio, dovrebbero essere più di ventimila stasera al "Maradona". Non era scontata tanta adesione. C'è un'attesa incoraggiante per il Napoli. 

Tocca a Spalletti cancellare i vizi passati, le distrazioni in difesa (Koulibaly già in forma) e la mancanza di personalità di una squadra tecnicamente dotata sollecitando una grinta maggiore e un carattere forte, senza pause.

Tocca a De Laurentiis, dopo il "gelo" con Insigne, di essere positivamente vicino alla squadra. Un po' d'entusiasmo non guasterebbe dimenticando vecchie "pendenze" e "lati oscuri".

È un De Laurentiis preoccupato per la deriva economica. Ma tecnico e squadra hanno bisogno di un presidente meno freddo ed emotivamente distaccato. Il "grande freddo" produrrà solo danni.