​Franco Esposito

Un robot a Pompei. Ma per fare cose nella magia sempiterna e infinita della città antica rasa al suolo dall'ira eruttiva del Vesuvio, quando fu? Un robot per restaurare affreschi vasi del monumento archeologico tra i primi in​ assoluto al mondo per numero di visitatori annuali. Un robot al lavoro nelle domus e nelle location di Pompei antica. “É la prima volta che si attiva un procedimento del genere”, spiegano dalla direzione degli Scavi pompeiani. Un progetto europeo, che parte appunto da Pompei, col coordinamento dell'università Ca' Foscari di Venezia. Il progetto RePAIR.​

 

Un acronimo, RePAIR,​ di Reconstruction the past: Artificial Intelligence and Robotics meet Cultural Heritage. “Ricostruire il passato: l'intelligenza artificiale incontra i beni culturali”. Come lavorare alla ricomposizione di un puzzle dopo duemila anni. Ovvero, dove non arrivano l'arte e la pazienza dei restauratori, interviene la tecnologia. Intesa, nel caso degli affreschi e dei vasi pompeiani, come ancella dell'archeologia nella ricostruzione di antichi manufatti, frammentati in migliaia di pezzi e cocci. Quasi impossibile da assemblare per l'occhio umano.

 

Il robot interverrà anche sulla Schola Armatorum, simbolo del degrado, ormai superato brillantemente, il cui crollo improvviso, nel 2010, spinse l'avvio del Grande Progetto Pompei per il recupero dell'intero sito. Un lavoro quasi certosino, indubbiamente appassionato, che ha restituito il fascino degli scavi nella loro interezza alla curiosità e all'ammirazione dei visitatori.​

 

In che cosa consistono il prezioso provvidenziale robot e le sue due grandi braccia robotiche? Coordinate da un tecnico al computer, sono in grado di riconoscere anche le schegge più più piccole di un qualsiasi pezzo praticamente sbriciolato dal tempo. Tramite avanzati sistemi di scannerizzazione 3d, inserite in un contesto spaziale, ricostruiscono un oggetto distrutto. Le braccia stesse manipolano i pezzi, li trattano, e li sistemano, muovendoli col supporto di sensori ultrasensibili. Viene scongiurata, con sicurezza assoluta, qualsiasi possibilità di danneggiamento dell'oggetto.​

 

Progetto e modernità, alta tecnologia e scienza, fanno il loro ingresso nell'antico sito. Incuriosisce e sorprende la simbiosi in via di realizzazione. Le anfore, gli affreschi, i mosaici spesso vengono portati alla luce con molte parti mancanti. Il direttore degli Scavi, Gabriel Zuchtriegel, spiega le ragioni dell'impossibilità della ricostruzione manuale, quando il numero dei frammenti è molto alto. “Con migliaia di pezzi, la ricostruzione è quasi sempre impossibile o comunque molto lenta e laboriosa: RePAIR si pone l'obiettivo di risolvere un problema atavico”.​

 

Il progetto attraversa il delicato momento della sperimentazione. Il battesimo del fuoco, per il robot, è previsto col soffitto frammentato della “Casa dei Pittori al Lavoro”, nell'insula dei Casti Amanti. L'edificio era stato pesantemente danneggiato nel corso dell'eruzione del '79 dopo Cristo, poi ridotto in frantumi durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Le bombe del conflitto colpirono in maniera micidiale il Parco Archeologico di Pompei.​

 

Il progetto propone sfide importanti, da affrontare con le più avanzate e sofisticate tecniche nel campo dell'intelligenza artificiale. “Sappiamo però che la tecnologia non è tutto”, chiarisce Marcello Pelillo, professore di intelligenza artificiale alla Ca' Foscari e coordinatore del programma. “Alle ultime invenzioni si affiancano le più scafate e canoniche tecniche di ricostruzione e ricerca”.​

 

Sulla domus, “La Casa dei Pittori al Lavoro”, lavora dal 2018 un gruppo di esperti di pitture murali dell'università di Losanna, guidato dal professore Michel Fuchs. Il programma di studio e di ricomposizione manuale si fonda sull'analisi dei diversi aspetti morfologici, stilistici e tecnici dei frammenti. RePAIR andrà avanti in parallelo, consentendo di confrontare le due tecniche di lavoro e ricavarne fondamentali sviluppi. I robot restauratori​ proseguiranno il loro lavoro con i frammenti della Schola Armataorum, anch'essi conservati nei depositi del Parco Archeologico.​

 

Possono quindi defilarsi i restauratori degli Scavi di Pompei? Giammai: la loro sapienza non sarà sostituita dal robot. RePAIR non sarà magna pars nel restauro di affreschi e vasi. Affiancherà i preziosi restauratori nelle attività quotidiane in laboratorio. Da non sottovalutare l'apporto interdisciplinare di istituti scientifici e di ricerca che operano nel campo della robotica e dell'intelligenza artificiale. Come pure va considerato il contributo del ministero della Cultura.​

 

Pompei si consegna all'altissima tecnologia, fresca di celebrazione del suo agosto d'oro, con​ 243.803 visitatori. ​

 

Il ritorno su cifre alte, di assoluta eccellenza. Un risultato straordinario, “la ripartenza ha superato le aspettative”, è il consuntivo entusiasta del direttore Zuchtriegel. Aspettando l'entrata in funzione di RePAIR, il robot che restaura affreschi e vasi, Pompei punta a vivere un settembre parimenti d'oro. ​ ​

 

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