DI VINCENZO MUSACCHIO

Si stima che in Unione europea nel 2019 le mafie italiane (’ndrangheta, camorra, mafia siciliana e pugliese) abbiano creato un giro d’affari e d’investimenti con relativi guadagni per circa 150 milioni di euro (Eurostat). Questo è accaduto nella totale mancanza di un’efficace legislazione europea che potesse minimamente minare il modello di affari della moderna criminalità organizzata di matrice transnazionale.

Le mafie italiane ormai sono talmente evolute da usare sistemi legali per occultare e riciclare il loro denaro sporco. La criminalità organizzata italiana opera in una varietà di settori quali il traffico di droga, il traffico d’armi, le frodi, il traffico di migranti, la tratta di esseri umani e per i relativi ricavi illeciti usa come copertura imprese e aziende pulite per riciclare il denaro sporco. I Paesi europei più vulnerabili sono Germania, Spagna, Olanda, Romania, Cipro, Malta, Croazia, Ungheria, Slovacchia, Romania, Repubblica Ceca e Regno Unito (ex UE).

Ciò che attira le mafie in questi territori è l’eccessivo uso del contante e la legislazione permissiva sulla provenienza dei capitali investiti in loco. L’attuale crisi economica, dovuta anche alla pandemia in corso, ha aumentato il rischio che le organizzazioni mafiose acquisiscano aziende in difficoltà, accrescendo le loro opportunità di riciclare denaro e svolgere attività criminali in ambito europeo.

Le nuove mafie dopo la comparsa del Covid, si sono infiltrate nel mercato medico-sanitario e hanno prodotto e venduto materiali sanitari contraffatti, come test diagnostici, dispositivi di protezione ufficiali e più di un miliardo di dosi di vaccini fraudolenti, per un valore di circa 140 milioni di euro (Ufficio Anti-Frode dell’UE).

La situazione generale, quindi, non è per nulla tranquillizzante. Se l’Unione europea non si muoverà per tempo nel combattere l’attività di questi gruppi criminali, che ormai alla violenza hanno sostituito la corruzione, il rischio di avvelenamento per la sua stessa economia è molto alto. Queste organizzazioni mafiose sono presenti in quasi tutti gli Stati membri dell’UE e creano sempre più spesso delle vere e proprio “imprese multinazionali”. Il principale motivo d’infiltrazione di queste organizzazioni criminali è che l’azione preventiva e repressiva all’interno dell’UE è competenza esclusiva dei singoli Stati membri.

Esiste soltanto un coordinamento tra forze dell’ordine e magistratura nell’azione repressiva nei confronti delle organizzazioni mafiose transnazionali. Questo stato di fatto fa in modo che le mafie siano sempre un passo avanti sfruttando proprio le divergenze di legislazione nazionale e la relativa capacità di reazione settoriale delle forze dell’ordine per ridurre l’esposizione al pericolo d’incriminazione e di aggressione ai capitali accumulati.

La lotta alla criminalità organizzata transnazionale implica una risposta repressiva globale da parte dell’Unione europea. Non solo occorre un apparato repressivo, ma anche una serie d’interventi in grado di educare la popolazione a reagire alla “tentazione” del capitale mafioso e spezzare il muro di omertà e connivenza che crea attorno ad esso.

La lotta alle mafie in Europa va ancora costruita dando risposte alle varie lacune sussistenti da ormai troppo tempo. La mafia stragista non esiste più, ma c’è la nuova mafia mercatistica molto più pericolosa e letale. Sono convinto che il punto di partenza per questo tipo di lotta sia un nuovo 416 bis europeo. Una fattispecie incriminatrice di associazione per delinquere di stampo mafioso, idonea per colpire tutti i soggetti basandosi sul presupposto della partecipazione all’associazione stessa.

A seguire sarà indispensabile l’adozione di strumenti quali il sequestro e la confisca di beni anche in assenza di condanna definitiva e di beni intestati a terzi. Poi la creazione di programmi di protezione di testimoni, di vittime della criminalità e di collaboratori di giustizia e d’informatori e delle loro famiglie. Per un efficace contrasto alle organizzazioni criminali in Europa questi sono i fondamentali strumenti che ciascuno Stato membro debba inserire nel proprio ordinamento giuridico.

Ci vorranno naturalmente altri interventi sul diritto e sul processo penale; sul ruolo della magistratura e delle forze dell’ordine; sulle misure di prevenzione contro l’infiltrazione criminale in economia e non per ultimo, anzi per primo, la promozione della cultura della legalità con appositi piani di sensibilizzazione.

Oggi siamo in una situazione “stagnante” che vede piccoli progressi in avanti soltanto come reazione a un’emergenza e alla pressante richiesta dell’opinione pubblica. In quasi tutti gli Stati membri, le organizzazioni mafiose si presentano con il volto del “imprenditore” che ha “capitale” da reinvestire. Il livello di allarme sociale su tale problematica è talmente basso che è sottostimato o addirittura non riconosciuto come illegale.

Se si vorrà creare realmente un sistema penale omogeneo, è necessario un organo democraticamente eletto che eserciti il potere legislativo e il controllo politico dell’esecutivo e abbia al suo interno un autonomo potere giudiziario. L’attuale Unione europea non ha in sé un’istituzione rappresentativa genuinamente democratica e dotata di pieni poteri legislativi ed esecutivi.

Questa mancanza naturalmente si ripercuote anche sul conseguente sistema penale diversificato per ciascuno Stato membro. In democrazia solo i rappresentanti del popolo possono decidere legittimamente – e non “co-decidere” – riguardo alla limitazione dei diritti fondamentali dell’individuo: libertà, personalità, dignità che sono normalmente in gioco nei rapporti di diritto penale.

Di conseguenza ogni strategia di contrasto alla criminalità organizzata nell’attuale contesto dell’Unione europea, essendo un’istituzione derivata e fondata su trattati internazionali senza i caratteri dello Stato, anche se manifesta alcuni suoi poteri, si scontra contro il muro della sovranità nazionale in materia penale, giacché non può essere “europeizzata” essendo assente un potere legislativo pienamente democratico nell’Unione europea in grado di offrire la medesima garanzia della “riserva di legge” che offre ogni Stato membro. L’unica via per realizzare una legislazione penale di respiro europeo contro la criminalità organizzata, che superi tutti gli ostacoli, politici e giuridici, e sia esercitata in modo democratico e legale, è portare a termine il processo d’integrazione europea compiendo il “salto federale” verso uno Stato federale europeo, un’istituzione dotata di un potere di coercizione di ultima istanza controllato da un Parlamento effettivamente democratico e un Governo responsabile politicamente verso di esso. Tutto questo per ora è solo utopia mentre le mafie ingrassano.