di Vito Massimano

I media nazionali sembrano assuefatti al peggio: descrivono petalosamente la carica di avventurieri entusiasti e speranzosi che si candidano alle elezioni comunali e lo fanno con una superficialità assoluta.

Per il mainstream si tratta di partecipazione ma in realtà, per molti di essi, si tratta di “poraccitudine” ovvero di un tentativo straccione di imbucarsi (o reimbucarsi) in quello che potremmo definire una sorta di “mondo sospeso”.

Libera interpretazione per definire sinteticamente il tentativo velleitario di sfuggire al lavoro, alla disoccupazione o alla penuria di “favorini” entrando nell’enorme circo delle guerre tra bande che popolano la politica locale e non solo.

Ieri Renato Brunetta in un question time alla Camera lanciava strali contro il pubblico impiego in smart working descritto quasi in maniera macchiettistica come se i travet stessero sul divano muovendo il mouse.

Se l’esimio ministro guardasse un po’ più in casa propria (la politica), si accorgerebbe che c’è chi si guadagna dignitosamente la pagnotta da remoto e chi, come molti “clan politici”, aspira a un posto come lanciatore di coriandoli o pronunciatore di frasi fatte (rigorosamente in presenza così il gettone è assicurato). E magari a quel punto il ministro userebbe cautela leggendo anche qualche dato divergente dalle sue convinzioni.

Saremo mica diventati grillini? No, assolutamente. Difendiamo anzi il primato della politica. Per difenderlo c’è bisogno che essa sia credibile. Non sono credibili migliaia di candidati alle Comunali. Non sono credibili le liste civetta spesso volute dai partiti più grandi. Non sono credibili le banalità programmatiche. Non è credibile il miserabile mercimonio di pacchetti di voti, di candidature, di “figli di”, “amici di”, “prestanome di”. Non sono credibili i santini elettorali con i soliti slogan - pastoni putridi “noi con voi-voi con noi, uno di voi, con la gente - per la gente - tra la gente” e via con i “si dovrebbe” e i “si potrebbe”. Non è credibile il vuoto cosmico di progetti veri e realizzabili. Non è credibile la continua presenza nelle periferie dopo anni di assenza.

Se le elezioni continueranno a sembrare la carica degli avventurieri pronti a conquistare il fortino o l’assalto dei peggiori alla diligenza, non meravigliatevi se fenomeni come quello pentastar continueranno a proliferare. Se i media si accoderanno ancora a questa narrazione di regime, non lamentiamoci della scarsa autorevolezza.