Enrico Letta chiude la festa dell'Unità di Bologna (la sua prima da segretario del Pd) con una carezza al popolo della sinistra e una “tirata d'orecchie”, in piena regola, ai 5Stelle (oltre che al loro leader Giuseppe Conte).

"Il tripolarismo è finito, torna il bipolarismo. O si sta di qua, nel campo dei progressisti, o si sta di là, con Meloni e Salvini. E se si sta di qua, lo si fa con la consapevolezza che il perno di questa alleanza è il Pd" scandisce l'ex premier, evitando artatamente di menzionare i vecchi alleati di governo, ma indirizzando a loro ed all'avvocato di Volturara (che pure a Bologna era stato accolto con tutti gli onori) una sorta di avviso ai naviganti, a riprova di quanto si siano raffreddati i rapporti tra dem e pentastellati, dopo il no grillino al sostegno al candidato democratico in caso di ballottaggio a Torino.

Poi Letta rilancia su Ius soli e legge contro l’omotransfobia ("arriveremo all’approvazione finale del ddl Zan e vogliamo usare un anno e mezzo di legislatura per non ripetere l’errore che facemmo alla fine della scorsa legislatura di non varare una nuova legge sulla cittadinanza”) e attacca, per l'ennesima volta, Matteo Salvini: "Chi è ambiguo su Green Pass e vaccini è contro la salute degli italiani" tuona.

Infine traccia la strada che, a suo dire, il Pd dovrà seguire nei prossimi mesi, nell'incrocio fra governo, parlamento e Quirinale. "Noi - ha sottolineato - vogliamo che il governo Draghi duri fino alla scadenza naturale della legislatura e attui un programma fatto di riforme che era troppo tempo che non si riuscivano a fare". Che è anche un modo per dire che il profilo di Draghi non è proprio quello che il Nazareno ha in mente come successore di Sergio Mattarella, salutato da una standing ovation della platea quando Letta lo ha salutato.