di Matteo Forciniti

C'era un'aria di festa a Montevideo quel 20 settembre del 1927. L'occasione della grande radunata era l'inaugurazione della Avenida Italia, uno dei viali più rappresentativi della città e snodo di collegamento verso la costa dell'est del paese. Anche la data scelta per quella cerimonia aveva un significato speciale: il 20 settembre, anniversario della Breccia di Porta Pia, era la festa nazionale per gli italiani uniti nella figura di Garibaldi prima ancora che esistessero il 2 giugno e il 25 aprile.

Alcuni anni dopo agli inizi di questo trafficato viale venne aggiunta anche la denominazione di una piccola Plaza Italia, lo spazio che si trova tra le "avenidas" Ricaldoni e Centenario che poi da un lato si apre per diventare Garibaldi. In questa area oggi c'è una replica del Monumento al Gattamelata -la statua in bronzo realizzata da Donatello e situata a Padova- che qui è stata riprodotta dall'antica fonderia fiorentina Marinelli.

Proseguendo in direzione est a poco meno di 4 chilometri da qui si assiste a un'altra copia, questa volta un po' più farlocca, con la parola Plaza Italia che viene riprodotta nel nome dato al nuovo centro commerciale appena inaugurato. Con l'apertura dei piani superiori, i lavori del Plaza Italia si sono definitivamente conclusi e da oggi Montevideo avrà il suo ennesimo centro commerciale (il sesto per la precisione) in tutto il suo massimo splendore che viene presentato come il "primo shopping-outlet" dell'Uruguay.

Non così massiva come quella del '27, anche l'inaugurazione del nuovo gigante di avenida Italia nella zona di Malvín ha avuto la sua solenne cerimonia. Sul palco, allestito sotto la grande scritta "La Piazza" che da il benvenuto ai visitatori all'ingresso, sono salite le più alte autorità istituzionali dal presidente della Repubblica Luis Lacalle Pou al sindaco di Montevideo Carolina Cosse che hanno tagliato il nastro inaugurale. Per il ministro del Lavoro Pablo Mieres questa apertura è "motivo di ottimismo ed entusiasmo" dato che i posti di lavoro generati sono 800 nel mezzo di una crisi economica di cui si fa fatica a uscire. Più di 50 milioni di dollari è stato invece l'investimento del gruppo Lecueder che al progetto ha aggiunto la costruzione di tre enormi palazzoni che promettono agli acquirenti una vita felice. È il cemento il vero padrone della trasformazione urbanistica di una Montevideo che guarda altrove senza sapere bene dove e dimentica il suo passato, la sua storia.

L'inaugurazione

 

A nessuno infatti è venuto in mente di dire qualcosa sul nome scelto, non solo per l'utilizzo di una parola abusata e ridotta ormai a feticcio di marketing ma anche per una questione più squisitamente comunitaria che riguarda il concetto di spazio pubblico. Seppur piccolissima, una Plaza Italia a Montevideo esisteva già mentre adesso questo nome è stato scippato da un qualcosa di molto diverso e -soprattutto- è diventato un bene privato.

"La contraddizione in termini è ovvia: se non è pubblica, può essere considerata davvero una piazza?" si chiedono i sociologi Gustavo Medina e Sebastián Sansone in un articolo scritto su La Diaria lo scorso anno dove osservavano: "Un centro commerciale, che è uno spazio iperprivatizzato, è riuscito ad acquisire la denominazione tipica dello spazio comunitario per eccellenza che è la piazza". Come è stato possibile tutto questo?

Plaza Italia Shopping

Secondo i due autori questo caso si inserisce a pieno titolo in "un processo di trasformazione delle città che negli ultimi decenni ha avuto un'accelerazione drammatica a livello globale aumentando la segregazione urbana". Gentrificazione è il nome della teoria sociologica che spiega questo processo: si tratta del progressivo cambiamento socioculturale di un'area urbana imborghesita a partire dal miglioramento fisico del patrimonio immobiliare che viene accompagnato dall'aumento dei prezzi e, come diretta conseguenza, porta all'allontanamento della popolazione operaia presente per cui i costi più alti diventano insostenibili.

Ci vorrà un po' di tempo per capire se questa trasformazione riguarderà anche questa zona di Montevideo così come è stato altrove. Una cosa è certa, l'abbandono della parola Italia tanto abusata si è già consumata, nel nome del consumo è stata già svuotata di ogni significato.