L'astrofisico originario di Lucca, ricercatore a Boulder nel Colorado, a Cape Canaveral è tra i responsabili di una missione senza precedenti che avrà il compito di esplorare per la prima volta gli asteroidi troiani di Giove alla ricerca delle origini del sistema solare. La navicella percorrerà 6,4 miliardi di chilometri a una velocità di oltre 17.000 metri al secondo.
di SANDRA ECHENIQUE
È la prima missione della NASA che sorvolerà complessivamente otto asteroidi. Un viaggio lungo 12 anni per esplorare gli sciami di asteroidi troiani di Giove che mai sono stati osservati. Prendono il nome dalla mitologia greca e orbitano attorno al sole, due sciami e finora gli unici scorci visibili di questi asteroidi sono stati possibili solo attraverso animazioni artistiche. Ma da sabato c'è Lucy, decollata dalla Florida alle 5,34 del mattino ora locale, da Cape Canaveral. È la missione che aiuterà gli scienziati a dare un'occhiata indietro nel tempo per cercare di scoprire come, 4,5 miliardi di anni fa, si è formato il sistema solare. "Al centro di Lucy - ha spiegato Thomas Zurbuchen, amministratore associato della direzione della missione scientifica della NASA - c'è la scienza e il modo in cui ci parlerà dei troiani. È importante osservarli, perchè questi asteroidi ci raccontano un capitolo della nostra storia, in questo caso quando i pianeti esterni si stavano formando". Una missione che potrebbe trasformarsi in rivoluzionaria ed aprire le porte a scoperte impensabili è accompagnata a terra da un team di scienziati, astronomi, ricercatori della NASA tra i quali spicca anche un italiano: il dottor Simone Marchi. Astrofisico, radici toscane a Lucca, laurea e dottorato acquisiti ovviamente all'Università di Pisa, oggi ricercatore allo Space Science and Engineering Division del Southwest Reserach Institute di Boulder, che si trova nel Colorado. Una carriera che in Italia si è sviluppata tra Roma e Padova prima di prendere il volo, letteralmente, per gli Stati Uniti. E nel 2007 un asteroide è stato chiamato con il nome dell'astrofisico italiano. Poi una lunga serie di premi e riconoscimenti, studi importanti che l'hanno portato a essere in prima fila sabato per il lancio di Lucy avvenuto con il razzo Atlas V 401. "La navicella spaziale Lucy - ha spiegato il dr. Marchi - ospita cinque strumenti che lavoreranno insieme per studiare la geologia della superficie, il colore, la composizione, gli interni, i satelliti di questi asteroidi". E la missione ha recentemente aggiunto un nuovo obiettivo da quando Hubble Space Telescope ha scoperto che Eurybates, uno degli originali traguardi, ha un piccolo satellite, Queta.
"Lucy farà un paio di giri attraverso il sistema solare interno - ha aggiunto l'astrofisico italiano - prima di visitare la prima serie di asteroidi". Marchi ha un ruolo importantissimo in questo viaggio: è deputy project scientist della missione, la cui nascita risale al 2014, ma ha messo anche la propria firma sul logo della missione. Un viaggio che coprirà 4 miliardi di miglia (circa 6,4 miliardi di chilometri a una velocità di 17.881,6 metri al secondo) nell'arco dei dodici anni e che osserverà da vicino quelli che sono i resti dei primi giorni del nostro sistema solare. "Lucy - ha sottolineato ancora Marchi da Cape Carneval - compirà incontri ravvicinati con diversi asteroidi a una distanza che andrà dai 400 ai 1000 chilometri". Sono circa 7.000 asteroidi troiani e il più grande ha un diametro di 250 chilometri. Gli asteroidi rappresentano il materiale residuo ancora esistente dopo la formazione dei pianeti giganti del nostro sistema solare, tra cui Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Lucy diventerà anche la prima navicella spaziale a viaggiare su Giove e poi tornare sulla terra. Perchè Lucy? È il nome dato a un antico essere umano recuperato in Etiopia nel 1974, uno scheletro che ha aiutato gli scienziati a ricostruire gli aspetti dell'evoluzione umana. Gli scienziati della NASA, con il dr. Marchi in testa, sperano che la missione raggiunga un esito simile per quello che riguarda la storia del nostro sistema solare. Lucy visiterà oltre a Eurybates, Queta, Polymele, Leucus, Orus, Patroclo e Menezio. "Ma Lucy - ha affermato Joan Salute, direttore associato della NASA's Planetary Science Division - sarà anche la prima missione a viaggiare così lontano dal sole senza energia nucleare, per generare energia ha due pannelli solari che si sono aperti un'ora dopo il lancio".