DI STEFANO CASINI

La CCIM é stata fondamentale per il ruolo sociale. Prima di tutto, fu un'istituzione che ha nucleato elementi appartenenti a diverse frazioni della borghesia e, di conseguenza articolava gli interessi che per molti anni furono confrontati con una certa durezza e percepiti anche a distanza di decenni, come inconciliabili. In una nota di Elisabetta Bidischini e Leonardo Busci, fondatori della CCIM, si legge : “Sono stati reclutati, tra commercianti e industriali italiani che,  sebbene i primi fossero maggiormente rappresentati, i secondi stavano migliorando la loro presenza, mettendo in luce figure rilevanti per l'importanza delle loro strutture, ma anche titolari di laboratori di sartoria, orologeria e gioielleria.” 

Nel periodo 1883/1897, su un totale di 75 soci, 7 di essi erano industriali, quasi tutti appartenenti al sindacato del settore che, in quell’epoca, si chiamava La liga industrial.  Questa presenza si rafforzò negli anni seguenti. Nel 1898 c'erano 22 industriali su un totale di 80 soci, il 27,5%,  24 industriali su un totale di 80, nel 1901 il 30%. Con l'inizio del secolo si osserva una diminuzione di questa rappresentanza: 18 industriali su 77,  23%, nel 1906 11 su 72, 15%.

I valori assoluti e relativi di questa relazione trovano diverse spiegazioni concorrenti. Guardando alle possibilità che il mercato italiano offriva all'industria nazionale e alla pratica impossibilità, invece, di accedere al mercato italiano con manufatti uruguaiani, potremo capire i comportamenti di affiliazione. Ci fu quindi una relativa perdita di interesse nei confronti del CCIM da parte della frazione industriale italiana, che non avrebbe potuto più apprezzare l'ente come strumento utile ai propri obiettivi e interessi. Intanto, lo spostamento di alcuni partner industriali verso attività di importazione, potrebbe aver avuto un impatto sullo sbilanciamento di questo rapporto. In ogni caso puó farsi una lettura con diverse sfumature guardando all'integrazione della Direttiva della Commissione di 15 membri, rilevando che, in questo ambito di decisioni, la presenza degli industriali era migliorata.

Nel 1883, quando fu costituita ufficialmente la CCIM, era composta da 4 industriali. Questo numero fu ridotto negli anni successivi. tra  2 e  3 fino al 1894 raggiungendo una maggiore rappresentanza tra il 1894/1899, con 5 dirigenti industriali su 15. Tra il 1900 e il 1910 c'erano 4 dirigenti industriali, 7 nel 1910/23, 8 nel periodo 1922/24, rimanendo tra 6 e 7 negli anni tra il 1924 e il 1933. Questo aumento non doveva essere estraneo al rafforzamento della politica protezionistica da parte dello Stato uruguaiano e alla conseguente crescita e rafforzamento della borghesia industriale che migliorava i rapporti con altri settori produttivi godendo di una forte crescita 

La liga industrial é stata fondata nel 1879, iniziando un periodo di declino verso la metà degli anni 1880, senza dati registrati sulle sue prestazioni oltre il 1888, quindi la Camera di Commercio Italiana, prese un ruolo preponderante nel tessuto produttivo di tutto il paese.  Nell'anno fiscale 1922/23, sulla base di lunghi periodi di supplenze, la presenza di industriali nelle direttive era tra 7 e 8. 

Fin dalla sua costituzione, la Camera di Commercio Italiana di Montevideo, si è configurata come uno spazio per gli imprenditori legati all'industria e al commercio, ma con una forte presenza nel settore bancario e anche in quello agricolo. 

                                                                

(CONTINUA)

STEFANO CASINI