di FRANCO ESPOSITO

Messo sotto sequestro, prima di un crollo ritenuto possibile. “Con questo materiale cade tutto”, le intercettazioni choc alla base del sequestro dell’altro ponte Morandi. Quello in Calabria, a Catanzaro. Identico come progetto al ponte di Genova, crollato nel 2018. Una sconcertante intercettazione ha portato alla luce una situazione definita “grave e di potenziale vero pericolo”. La Guardia di Finanza indaga sulla manutenzione del viadotto di Catanzaro e su una galleria. 

Intanto, quattro arresti. In carcere due fratelli imprenditori, Eugenio e Sebastiano Sgromo, e un finanziere, l’ispettore Michele Marinaro. Nei guai anche un tecnico dell’Anas, Salvo Baud, e il geometra Gaetano Curcio, interdetti alla professione. Ai domiciliari Rosa Cavallaro, collaboratrice dei due imprenditori.  

“Secondo lui va bene”, dice al telefono il capo cantiere el ponte Morandi di Catanzaro. “Perché con questo materiale l’abbiamo…fatto casca tutto”. La Guardia di Finanza ha intercettato la telefonata. Il dialogo è sconcertante. Il direttore tecnico si rivolge al rappresentante della ditta fornitrice. “A me serve nu carico 488 urgente, altrimenti devo vedere…devo mettere quella porcheria qui sui muri, eh…, che ci hanno stoccato per Catanzaro, però vorrei evitare ste simbrascugli…”. “Eh..fai…fai…fai una figura di merda…perché quel prodotto non funziona”. 

La risposta: “Che prodotti stai usando?”. “Sto usando …… Ma purtroppo perché è una questione finanziaria, gli ho spiegato io è come su?”. Il riferimento è al Morandi di Genova, evidentemente. “Fanno cagare…”, e giù un sorriso. 

Intercettati mentre parlavano di costi, gli addetti ai lavori dell’infrastruttura calabrese sono finiti nelle maglie dell’operazione Brooklyn condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Dda di Catanzaro. Ponte sequestrato, con facoltà d’uso e pure della Galleria Sansminato sulla statale 280 “dei Due Mari”. Entrambe le  strade restano aperte al traffico.  

Il Gip di Catanzaro ha firmato l’ordinanza e anche disposto il sequestro preventivo di tre società di costruzioni e di oltre 200mila euro quale profitto dei reati contestati. Trasformazione fraudolenta di valori, autoriciclaggio, corruzione in atti giudiziari, associazione per delinquere, frode nelle pubbliche forniture, con l’aggravante di aver agevolato associazioni di tipo mafioso. 

Gravi gli indizi a carico della coppia di fratelli imprenditori, ritenuti vicini a una cosca di ‘ndrangheta del lamentino. Come è emerso nell’ambito dell’operazione “Basso Profilo” e confermato da un pentito. I due, consapevoli del rischio di incorrere in misure di prevenzione di natura patrimoniale, hanno dato vita a società intestate alla loro collaboratrice, conservandone di fatto il controllo. 

Proprio una di queste società si è aggiudicata i lavori di manutenzione straordinaria per il ripristino del calcestruzzo del ponte Morandi di Catanzaro. E il rifacimento dei muri di un tratto della Strada Statale 280. Da qui la necessità di superare i problemi finanziari con la complicità del direttore dei lavori e di un dirigente dell’Anas. Una banda all’opera, fregandosene dei rischi legati alla precarietà del materiale da impiegare. Ovvero l’utilizzo nella lavorazione di malta scadente e più economica di quella inizialmente utilizzata. Come emerge dal breve dialogo agli atti, con un fornitore. 

Un gruppo di veri incoscienti tutti votati all’interesse supremo del guadagno illecito. Totale il disprezzo del rischio. In carcere si trova ora anche un ispettore della Guardia di Finanza, già coinvolto nell’operazione “Rinascita Scott”. È indagato per corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d’ufficio. Quando era in servizio alla Dda di Catanzaro, avrebbe costantemente informato i fratelli Sgromo, in cambio di utilità di vario genere. 

Proprietaria dell’infrastruttura oggetto di lavori da anni, l’Anas ha reso noto di essere stata nominata “custode giudiziario del ponte, al fine di garantire il corretto mantenimento delle opere e per le ulteriori verifiche da parte dell’Autorità giudiziaria”. E anche per assicurare la continuità nell’uso delle opere aperte al traffico. Il ponte e la galleria. L’Anas è inoltre disponibile a fornire la necessaria “collaborazione agli inquirenti”. La società conferma “la sicurezza statica delle opere, in quanto il sequestro riguarda il risanamento delle infrastrutture senza impatto per la viabilità”. 

M comunque la giri, pare proprio che non possa esserci pace per le strutture progettate dal famoso ingegnere Morandi.