di Vincenzo Musacchio

L’accentuata pervasività delle mafie, completamente dimenticate durante la pandemia, rappresenta il segnale che lo Stato sia andato in lockdown proprio nel momento in cui bisognava lottarle più efficacemente soprattutto nelle loro nuove metamorfosi.

Sono venuti alla luce tutti i problemi che questo periodo pandemico ha lasciato. Tre su tutti: la gravità dei problemi economico-sociali; le infiltrazioni mafiose nelle sovvenzioni pubbliche; l’aumento dell’offerta criminale online. In questa situazione, a dir poco critica, la politica non può occuparsi esclusivamente di sanità ma dovrebbe esser obbligata ad eseguire quella funzione di contrasto che proprio le metamorfosi mafiose le impongono.

Occorre rimuovere gli ostacoli che determinano lo stato di crisi economica e sociale, impedendo che le mafie si sostituiscano sempre di più allo Stato proprio nella sua funzione solidaristico sociale. Bisogna ammettere che l’attuale classe dirigente ha mantenuto un atteggiamento di inattività sulle mafie. I fatti confermano questa posizione. Ritengo, per quel poco che conta la mia opinione, che sia necessario ritornare all’azione pubblica forte come ai tempi del pool antimafia e del maxiprocesso di Palermo a Cosa Nostra.

L’Europa deve fare la sua parte poiché le mafie sono ormai un fenomeno transnazionale. Con l’arrivo del virus e in piena pandemia la lotta alle mafie non può scomparire dall’agenda politica europea. L’Unione europea sembra lanciare grandi programmi di lotta alle mafie, ma, di fatto, si resta ancora fermi al palo. Dobbiamo comprendere che lottare il crimine organizzato transnazionale significa mettere in atto una effettiva presa di posizione da parte degli Stati membri dell’Unione europea che sia al tempo stesso netta e effettiva. Le istituzioni oggi non sono in grado di ridimensionare le grandi ricchezze e i grandi poteri economici di cui godono le nuove mafie. Accade addirittura che pezzi deviati dello Stato e della società civile si alleino con le mafie allo scopo di beneficiare delle loro immense ricchezze.

Le mafie moderne (quelle che chiamo “élite”) hanno accumulato enormi guadagni online sfruttando il web e il dark web. Si parla di un incremento pari al 90% sui guadagni relativi al periodo pre-pandemico (fonte: Europol 2020). Hanno di fatto raddoppiato i loro guadagni nell’indolenza più totale a livello nazionale ed europeo. Per venir fuori da questo pantano, ammesso che lo si voglia, occorre riuscire ad avviare una nuova cooperazione internazionale per consentire di creare condizioni efficaci e idonee nella lotta alle nuove mafie transnazionali.

Sono profondamente convinto che fin quando gli Stati agiranno separatamente non saranno mai in grado di ottenere grandi risultati e falliranno la loro funzione di lotta alla criminalità organizzata moderna. Solo attraverso una grande cooperazione internazionale fra tutti i Paesi democratici si potrebbero ottenere risultati in alcuni settori nevralgici come ad esempio il riciclaggio e il traffico di sostanze stupefacenti.

Nel breve periodo non so se l’Europa sarà in grado di intervenire, però noi semplici cittadini possiamo stimolarla ad assumere alcune scelte coraggiose come quella di introdurre il delitto di associazione per delinquere di stampo mafioso nei codici penali di tutti gli Stati membri. Bisognerà comprendere bene lo scenario politico criminale del post pandemia. Se l’Europa sarà infettata di mafie da oriente e da occidente le speranze di far fronte comune sono davvero poche.

Se invece l’Europa riuscirà a produrre gli anticorpi in grado di preparare una strategia (rafforzamento legislazione sui collaboratori di giustizia, potenziamento sistema delle confische, carcere duro) nel medio e lungo periodo, questa crisi pandemica sarà servita perlomeno ad aprire una nuova fase di lotta al crimine organizzato. Tutto questo però sempre in un quadro di cooperazione internazionale.

L’Europa pur con le sue carenze resta una grande risorsa per lottare il nuovo crimine organizzato e può svolgere un grande ruolo in questa fase di transizione. Il problema degli Stati è di tornare a parlare ai cittadini infondendo in loro quella fiducia che oggi manca, innanzitutto affermando: “Lo Stato c’è, l’Europa c’è!”. Le Istituzioni devono recuperare questa capacità di rappresentanza, devono tornare a rendersi visibili nella difesa di interessi materiali della parte più debole della società vittima delle mafie. Questa è la condizione affinché la parte di società più impaurita, ignara, confusa non cada nelle mani delle mafie.

La parte più debole della popolazione ha bisogno di uno Stato che la difenda, ma le dia anche un messaggio concreto: se ti schieri con lo Stato, con la legalità, noi non ti abbandoniamo. La presenza dello Stato nei territori di mafia va declinata in termini concreti e non solo ideali. Agire in tal direzione sarebbe un ottimo segnale per un nuova ed efficace azione contro le mafie moderne.