di Federica Olivo

A Palermo è stata trovata una tanica di acido durante la perquisizione fatta nei confronti di una persona che, nella chat di Telegram, “Basta dittatura”, proponeva di  lanciare l’acido nei confronti delle Forze dell’Ordine. A Brescia, invece, sono stati trovati “una balestra e alcuni pugnali”, nelle immagini diffuse dalla Polizia se ne vedono nove. A Siena, ancora - ha spiegato ancora Carlo Ambra, dirigente Digos della questura di Torino - è stato trovato un passaporto di epoca nazifascista. Se quest’ultimo è un oggetto evocativo di un certo passato ma di per sé non adatto a ferire nessuno, l’acido e le armi invece, almeno potenzialmente, avrebbero potuto essere usati contro qualcuno.

Insieme a pc e cellulari, l’acido, i coltelli e il passaporto sono una parte del materiale sequestrato nel corso di un’operazione che la Polizia ha condotto in tutta Italia contro una serie di no green pass riuniti in questa popolata chat Telegram. E da questa chat partivano tutte le frasi di incitazione alla violenza che sono state esaminate dalla Polizia postale prima di arrivare alle perquisizioni.

Il coordinamento delle indagini - che hanno riguardato tutto lo Stivale da Salerno a Pordenone, da Imperia a Pescara per un totale di quindici città - è stato a Torino. E torinesi sono tre dei 17 indagati con l’accusa di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire le leggi. Tra loro una donna destinataria, insieme a un uomo che non è coinvolto nell’indagine, di un foglio di via.  Secondo gli inquirenti i due erano, anche durante le manifestazioni, avrebbero cercato di radicalizzare la protesta.

“Sono stati individuati, dall’attività di indagine, come i soggetti più pericolosi che all’interno della chat Basta dittatura invitavano a commettere azioni delittuose, a violare leggi dello Stato”, sostiene il dirigente della Digos. Cosa scrivevano queste persone? “C’erano gli inviti a bloccare strade, autostrade, stazioni e l’invito a utilizzare armi, bastoni, spranghe, molotov e del liquido infiammabile da gettare contro le forze dell’ordine durante le manifestazioni”, spiega il dirigente della Digos. Nei vari scambi, proseguono dalla Polizia, sono state trovate “ingiurie e minacce” nei confronti delle istituzioni, di sindaci e presidenti delle Regioni. Gli insulti, oltre a uomini delle istituzioni, erano indirizzati a giornalisti, scienziati e altri personaggi pubblici accusati di essere “asserviti” a quella che loro definiscono dittatura.

Per gli inquirenti la pericolosità di questi soggetti è stata confermata dal materiale trovato nelle abitazioni di alcuni di loro.

Subito dopo l’operazione, gli iscritti alle nuove chat nate dopo la chiusura di Basta dittatura - che nel tempo è arrivata a contare decine di migliaia di utenti - hanno fatto commenti come: “Vogliono chiudermi in un campo di concentramento, mi difenderò con le armi”, oppure, “distruggeremo la dittatura, finirete come in piazzale Loreto”, “se non vi sembra questa dittatura cosa lo è?”. Nella chat vengono insultati magistrati, questore, Digos e polizia postale piemontese e viene ripetuta la frase sibillina: “Sapete cosa fare”. Nelle prossime ore la polizia chiederà di chiudere anche questi canali.

Vari i commenti al blitz realizzato nelle scorse ore: “Aspetto le indagini come andranno avanti, ma per avere una testimonianza di quanto questa fetta assolutamente minoritaria di individui sia aggressiva, basta guardare le mie pagine sui social, dove chi la pensa in modo diverso da questo estremismo negazionista, viene attaccato, offeso e minacciato”, ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. Il capoluogo della regione che governa, Trieste, è da più di un mese ormai teatro di tante manifestazioni no vax e no green pass. E a queste manifestazioni si attribuisce l’impennata di contagi da Covid che è stata registrata sul territorio. Il sottosegretario Franco Gabrielli, in passato capo della Polizia, è invece intervenuto da Udine: ”È vero che per queste cose sono previste delle sanzioni e il contrasto deve essere compito della istituzioni, in queste circostanze la magistratura e le forze di polizia, ma è anche vero che dobbiamo recuperare il senso della comunità, che in questo periodo un po’ complicato si sta disperdendo”.